Attenzione, è San Pellegrino!
Nel 1864 il Sindaco chiedeva al Prefetto 16 militari per presidiare la chiesa in occasione della ricorrenza
Anche nel 1864 il 1° maggio era domenica. Forse per questo il Sindaco di allora si mostrava piuttosto preoccupato. Infatti, la data per Forlì corrisponde alla ricorrenza di San Pellegrino Laziosi, grande figura forse più nota altrove che nella sua città natale. Già erano tempi, quelli della fresca unità nazionale, in cui si temevano “mene clericali” (così erano definite) e anche le festività come la Pasqua erano, per usare un termine usato in ambiti polizieschi, attenzionate. La ricorrenza ha sempre mobilitato un buon numero di persone e in anni caldi come quelli della seconda metà dell'Ottocento non poteva non cagionare qualche prurito su chi avesse avuto responsabilità politiche. Non può dunque, non destare una certa curiosità un fascicolo intitolato “Festa di San Pellegrino in Forlì” e conservato in Archivio di Stato tra gli atti dell'ufficio di gabinetto della Prefettura. Non che ci siano cose sensazionali, però spunta un carteggio scritto nella fine dell'aprile del 1864 tra Sindaco e Prefetto.
In esso, Pellegrino Canestri Trotti, primo cittadino, ricorda al Prefetto che “molto popolo qui conviene d'ogni intorno” per ricordare il Santo dei forlivesi. Il suo intento è chiaro: “ottenere da questo Comando Divisionale un picchetto di 16 uomini” che, ovviamente, “saranno poi retribuiti”. Questi sedici militari sarebbero stati “a disposizione di quella chiesa” perché “l'affluenza della gente che s'accalca” per vedere l'urna del Santo “è tale da aversi d'uopo di un presidio che mantenga l'ordine e lasci liberi i passi pel continuo andare e venire”. Infatti, il Sindaco precisa che “l'urna del Santo verrà aperta alle ore 6 antimeridiane e chiusa alle 8 pomeridiane”. Si dà quindi un indizio di un certo rilievo: nonostante la secolarizzazione a via a via portata dall'unificazione italiana, Forlì, nido di anticlericali e sovversivi, non era certo disposta a liquidare una tradizione tanto antica e consolidata, né dimenticarsi del Patrono invocato specialmente per alleviare le sofferenze delle malattie incurabili. Ancora oggi, specialmente in tarda mattinata, l'afflusso è decisamente cospicuo, tra una benedizione dei cedri e un'altra.
Il Prefetto, però, userà toni distensivi. Infatti, nella risposta conferma sì la previsione del “concorso di persone straordinario” e concorda sul fatto che sia “indispensabile che nella chiesa si sia provveduto in qualche modo per la tutela dell'ordine pubblico, e per tenere sgombri il passo per l'ingresso e regresso alla cappella ove vi sono le reliquie del santo”. Ricorda anche che “in questo momento” era sciolta “la Guardia Municipale” pertanto occorra un intervento della “Divisione Militare” per un “picchetto di guardia per servizio d'ordine pubblico”. Tuttavia par che dica di averci già pensato, e l'appello del Sindaco sfuma nell'eccesso di zelo. Rammenta pertanto “d'aver già date le occorrenti disposizioni al Sig. Comandante Militare di questo Circondario affinché venga comandato quel numero di truppe che le ravviserà necessario al mantenimento dell'ordine pubblico”. Quindi, pare che in altre parole si dica: “signor Sindaco, stia sereno, abbiamo provveduto”. A Canestri Trotti, fatti i suoi conti con la Congregazione di Carità, restava di comunicare la già prevista necessità di sedici militari al Comando. Il fatto non scontato che, nel fascicolo, non ci sia un “dopo”, un resoconto a posteriori, fa pensare che, tutto sommato, non si siano registrati contrattempi o episodi spiacevoli.