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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Quattro salti in periferia per riscoprire ciò che abbiamo “in casa”

Uscendo dal centro storico di Forlì, ecco una visita virtuale ad alcune chiese mariane. Ci siete mai stati?

Prevedendo prossimi confinamenti, è meglio riscoprire ciò che abbiamo “in casa”. Poco si conosce ma tanto si scrive del centro storico; della periferia chi se ne cura? Ecco dunque una sorta di guida a luoghi poco turistici ma piuttosto interessanti. Perché non sfruttare queste giornate dai pomeriggi corti per andare alla ricerca di bellezze nascoste?

Il primo salto è in via Ravegnana, in un quartiere un tempo detto Sobborgo Mazzini, tra la Barriera (ora rotonda “della ruota”) e il Foro Boario. La chiesa di Santa Maria del Fiore, inizialmente dedicata ai santi Vito e Modesto, è presente fin dal 1160 ed ora costeggia la ferrovia fuori da Porta San Pietro. La chiesa e il convento nel 1822 furono affidati ai frati cappuccini che la mantennero fino al 2012. Col passare degli anni il convento fu allargato e ingrandito, la chiesa fu quindi impreziosita da dipinti di Pompeo Randi che si aggiunsero ai lavori di Francesco Menzocchi. Il nome “del Fiore” potrebbe nascondere una corruzione dell’espressione “fuori dalle mura”, oppure significare la traslazione, ivi avvenuta nel 1932, dell’antica immagine della Madonna dei Fiori. 

Il secondo salto è poco più in là, in un quartiere “coloniale” tra via Tripoli e via Eritrea. Qui si trova anche Santa Maria della Pianta, presente già nel 1130 nei pressi di un’antica quercia abbattuta nel 1880. Un tempo nota col nome di Santa Maria in Trentola, è il fulcro del quartiere Ospedaletto, nome che lascia trasparire un ruolo di ricovero e assistenza per la chiesa collocata sulla strada per Ravenna. La facciata ora lascia intendere uno stile rinascimentale, ma più volte, anche nel Novecento, fu rimaneggiata. Una tela attribuita a Belloni raffigurante l’Assunta è presente nell’altare maggiore. 

Il terzo salto è sempre in linea, benché nascosto tra casello autostradale e svincolo della tangenziale. 
A 4 km dal centro cittadino, si erge la pieve di Santa Maria in Acquedotto. Qui, un tempo, passava l’acquedotto di  Traiano e la chiesa, di origini bizantine, assunse poi lo stile romanico lombardo com’è tutt’ora. Durante i restauri del 1934 vennero alla luce frammenti di affreschi, tra essi parte della decorazione della navata principale, una Madonna in trono con bambino (di cui rimane solo parte della testa di Maria), interessante avanzo della seconda metà del Duecento, come la Madonna annunziata riemersa nella parete interna della facciata a sinistra. Tra i quadri mariani presenti a Santa Maria in Acquedotto è importante lo stucco dipinto della Madonna col Bambino, di probabili origini quattrocentesche, un olio su tela raffigurante la Madonna col Bambino con San Valeriano e Sant’Agata, settecentesco, e la Natività di Maria, cui è dedicata la chiesa, forse del Seicento. 

Il quarto salto è da tutt'altra parte. La Chiesa di Santa Maria del Voto, detta dei Romiti, risale al Cinquecento. Era una cappella dedicata alla Vergine e affidata a una confraternita di venti nobili forlivesi. Nel 1513, accanto alla chiesa, fu costruito il convento di Santa Maria degli Eremiti. Il complesso fu distrutto nel 1552 da Bino Orbetelli, comandante dell’esercito di Paolo IV in guerra contro gli spagnoli. La demolizione preventiva mirava a evitare che gli spagnoli se ne impadronissero e usassero chiesa e convento come deposito delle munizioni. Il vescovo Antonio Gianotti, nel 1570, volle la ricostruzione di Santa Maria del Voto. Tra i motivi della riedificazione vi è un evento prodigioso. L'11 giugno dello stesso anno un certo Vangelista di Girolamo da Faenza fra quelle macerie aveva depositato un suo ex-voto, consistente nell'immagine della Madonna del fuoco di Faenza. Accorsero molte persone, credendo che l’immagine fosse apparsa per miracolo e operasse numerose guarigioni, come quella della bambina Giustina Liacchi, avvenuta alla presenza di testimoni il 25 giugno. Col contributo della cittadinanza fu ricostruito il tempio ma nel 1636 fu di nuovo danneggiato dalla grande piena del fiume Montone. L’aspetto attuale della chiesa risale al 1913, quando l’architetto Leonida Rosetti conferì ad essa una facciata romanica. Contiene opere d’arte come la Visitazione del 1576, opera di Pier Paolo Menzocchi. 

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