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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Forlì, fiumane e alluvioni

Piogge intense, piene, disastri. Certi fenomeni paiono ripetersi dalla notte dei tempi. Qualche episodio che ha fatto storia.

Il rapporto di Forlì con i fenomeni più violenti riguardanti l’acqua (lunghi periodi di pioggia, alluvioni, piene) segna numerosi episodi. Si pensi che i fiumi che solcano il territorio forlivese vengono da sempre considerati capricciosi a causa del carattere torrentizio e degli alvei spesso modificati. Se non sono chiare, per esempio, tracce della centuriazione romana da queste parti è proprio perché le continue esondazioni, in tempi in cui gli argini erano ben poca cosa, erano frequentissime e intense. Le piene, anche dette fiumane, hanno costituito la cifra, per esempio, del Bidente-Ronco: annualmente i campi lungo il tratto forlivese erano invasi dall'acqua e il corso liquido, specialmente se tracimante, serviva da mezzo per trasportare i tronchi per le alberature della flotta romana a Classe; legati con canapi in zatteroni giungevano al mare lungo quello che era chiamato Aquaeductus. La creazione dell'invaso di Ridracoli ha calmato molti dei capricci, attenuando la portata. Anche gli altri fiumi forlivesi, però, si sono rivelati volentieri turbolenti. Si possono citare alcuni momenti delicati: uno su tutti porta la data del 22 settembre 1521, quando una grande alluvione si abbatte su Forlì dopo mezzo mese di pioggia persistente. Il Montone straripa e la forza dell’acqua porta via case e bestiame. I mulini vengono compromessi, alcuni proprio cancellati. Ma soprattutto si contano vite umane: circa quaranta forlivesi mancheranno all’appello, specialmente donne e bambini. La disgrazia arrecò un beneficio a chi si poté procacciare il legname che aveva lasciato la fiumana sui campi. Si narra che furono riempiti mille carri.

Se negli scorsi giorni i danni più consistenti si sono verificati a Villafranca, si noti che il nome della frazione evidenzia una storica esenzione da oneri fiscali e questo non solo perché di confine (vicino al passo, cioè il Ponte Vico, punta settentrionale della Provincia di Forlì), ma proprio perché - così sembra - gli abitanti erano obbligati a prendersi cura del letto del fiume e alla manutenzione degli argini. In effetti, nelle cronache medievali, Villafranca è citata spesso per le strutture provvisorie montate in fretta in occasione delle piene, per superare il passo, cioè il guado, in assenza allora di un vero e proprio ponte. Forse l'episodio che più somiglia a quanto appena accaduto in Romagna è stato registrato poco più di cent'anni fa. Una stagione fuori stagione segnò il passaggio dalla primavera all'estate con l'acqua a mezza gamba. Infatti, si può citare il giugno del 1915. Si legge nel periodico “La Madonna del Fuoco” del 4 agosto 1915: “il mese di Giugno è stato tutto piovoso, massime nella seconda metà, quando i lavori di mietitura erano molto avanzati”. Proprio per questo “dopo il solennissimo triduo per la pace (…), abbiamo avuto un doppio triduo per la cessazione della pioggia”. Infatti: “Tutto minacciava di andare in rovina, grande era la costernazione universale per questo secondo flagello che si univa alla tribolazione della guerra. I fedeli si rivolsero alla nostra Patrona e chiesero un triduo di preghiere che ebbe termine il giorno 29, sacro al martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Scoperta la sacra Immagine, intervennero numerosi i devoti, ma non apparvero a dir vero del tutto consapevoli della grandezza del flagello, sicché riuscì questo assai inferiore a quello di Maggio”. Fu così indetto un secondo triduo “con raddoppiata fiducia” e le preghiere sarebbero state esaudite quando “il raccolto del grano sembrava ormai perduto”. Anche cent’anni dopo, nel febbraio del 2015, si sarebbe verificata una grave situazione di maltempo che causò allagamenti in tutto il territorio comunale, in particolare a Carpinello e Pievequinta, tanto che furono chiuse le scuole. Caddero 74 millimetri d’acqua in nove ore, con una coda che portò altrettanta pioggia e neve rinforzata dalla bora. Vari aneddoti furono in risalto nella cronaca, tra cui quello riguardante l'auto della Polizia destinata a soccorrere una famiglia in difficoltà ma rimasta intrappolata nottetempo in un lago d'acqua e fango da cui gli agenti si salvarono nuotando. 

Sfogliando ricordi di tempi non lontani si può menzionare il forte maltempo del 7 e dell'8 ottobre del 1996 quando a Forlì caddero poco meno di 200 millimetri di pioggia in 48 ore. Il fenomeno d'intensità eccezionale vide rovesci da valori ben oltre i limiti storici, esondazioni, rotture di parecchi tratti di argini e canali, vasti allagamenti nella bassa. La città di Livio fu interessata, seppur marginalmente in confronto ad altre zone della Romagna (come a Cervia, dove morirono due persone) dall'1 al 6 marzo del 2011. Vero è che furono chiuse le scuole. Fu poi colpito per lo più il vicino Appennino nel settembre del 2014 quando, specialmente a Castrocaro e Terra del Sole, c'era chi, per evitare la melma, doveva uscire dalle finestre. Altri episodi, per ragioni di spazio, sono rimandati alla memoria di chi legge.

Forse per questa ripetizione di fenomeni forti che la Madonna del Fuoco viene invocata anche come moderatrice delle piogge. A proposito di questioni religiose, è il caso di ricordare un episodio miracoloso accaduto per intercessione del Beato Giacomo Salomoni, padre domenicano di origini veneziane, morto nel 1314, che svolse la parte più cospicua e più significativa della sua missione nel convento di Forlì, oggi museo. Tra i suoi miracoli, è citato quando riportò in vita, tra l'altro, un bambino travolto da una piena del Montone. Si chiamava Giacomino e aveva due anni mentre, giocando sulle rive del fiume, fu travolto da un’ondata che lo sospinse in un turbine fino a farlo annegare. Alle grida della madre si unirono i pianti dei passanti che si stavano recando a una festa; furono chiamati medici ma, una volta liberato il bimbo dalle acque, non si poté far altro che constatarne il decesso. Il cadaverino fu portato in San Giacomo davanti alla tomba del Beato Salomoni, morto da poco. Per intervento prodigioso, secondo la tradizione, fu da lui riportato in vita. 

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