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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Gli ottant’anni del Collegio Aeronautico

Il vasto edificio ora adibito a scuole fu inaugurato nell’ottobre del 1941. Dimostra l’età che ha?

Nei giorni scorsi si è evidenziato il fatto che le unghie di Icaro siano state colorate dal solito ignoto. E ancora resiste l’alluce rosso, nonostante la doccia di pioggia, e più scialbi il celeste e il rosa su altre dita del medesimo piede sinistro. E anche quello destro non se la passa benissimo, grazie a chissà chi. E allora tornano le polemiche: mettiamo le telecamere, proteggiamo la statua con una gabbia, eccetera… In attesa del prossimo sgarbo. Il povero Icaro per anni, si ricordi, ha alzato gli occhi al cielo anche a causa della colatura nera su tutto il corpo, vittima del progresso e dei combustibili fossili. Insomma, in un contesto vivo come quello scolastico in cui è inserito il gigante di marmo compagno di brindisi per le maturità classiche, sono cose che – finché esisterà la maleducazione – saranno possibili. Ma pure sottrarlo allo stesso, in una campana di vetro, pare ancor più cosa da tarpargli le ali.

Forse però non tutti ricordano che quello che era il Collegio Aeronautico ha appena compiuto ottant’anni. Risale, infatti, al 6 ottobre 1941 la sua inaugurazione. Il Resto del Carlino impegna la prima pagina con un titolone a otto colonne: “Il Duce inaugura a Forlì il Collegio aeronautico della G.I.L. dedicato al nome glorioso di Bruno”. In quel giorno, però, il buon Icaro non c’era ancora e l’immagine che propone il Carlino di allora presenta il basamento spoglio, come spoglio (perché senza vita) tutto il resto. Sarebbe interessante fare il conto di quanti forlivesi abbiano studiato nel vasto palazzo, pertanto, forse, una buona percentuale di costoro potrebbe esserne affezionato. Che dire di quel 6 ottobre di ottant’anni fa? “Nonostante la mattinata opacamente autunnale e le incertezze di un cielo grigio e coperto, la città romagnola presentava oggi un aspetto festante, che la presenza di fitte centurie rurali, accompagnate dalle fide biciclette, rendeva particolarmente pittoresca”.

Si sa, quindi, che vi erano “tre fanfare giovanili” (di Verona, Vicenza e Rovigo) e “folti battaglioni pre-aeronautici” dalle uniformi azzurre, provenienti da Firenze, Venezia, Verona, Padova, Ancona, Ferrara, Modena, Parma, Reggio Emilia”. Presenzieranno pure “i componenti le missioni croate” e la “Gioventù Ustascia”. Alla base del Monumento ai Caduti si vedeva “un gruppo bellissimo di vessilli” mentre i trecento allievi del Collegio e altri ragazzi in divisa erano schierati attorno ad esso. Dopo il saluto a e del Duce, “il drappo tricolore, che celava fino a questo momento la scritta commemorativa del Collegio Aeronautico, intitolato da oggi al capitano atlantico Bruno Mussolini, si abbassa lentamente, rivelando l’insegna allo sguardo dei presenti”. L’intitolazione al figlio morto in un incidente aereo il 7 agosto 1941 a ventitré anni, sublimerà poi nella grande statua di Icaro il cui volto ricorda i lineamenti del terzogenito del Capo del Governo.

Le Autorità, guidate dal comandante del Collegio visiteranno il complesso: “un vasto e modernissimo edificio, dove non si sa se più ammirare la razionale confortabilità degli ambienti, o la esemplare disposizione delle attrezzature, o la ricchezza addirittura scintillante delle decorazioni artistiche, dei marmi, dei mosaici, che adornano le novecentistiche sagome del palazzo”. E, più avanti, con la prosa del tempo, si descrivono gli attimi: “Il Duce incede con passo veloce attraverso le sale, i loggiati, i cortili, i sotterranei del Collegio, soffermandosi al cospetto delle opere d’arte più vistose, osservando attrezzi e macchine, interrogando insegnanti, funzionari, allievi. Ma nel salone delle Costellazioni, la Sua sosta si fa più attenta e amorosa. Un bronzo, che sfonda sopra una lastra di cristallo opaco, riproduce le fattezze di Bruno Mussolini; e il Duce lo contempla per qualche minuto, rivolgendo poi la parola allo scultore Domenico Rambelli, di Faenza, che l’opera ha modellato”.

Inutile dire che meno di cinque anni dopo la quasi totalità dei manufatti sarà bottino di approfittatori d’ogni sorta, essendo l’edificio il simbolo più evidente in Forlì del regime caduto, alla mercé di bombardamenti e, appunto, saccheggi. Ora, ottant’anni dopo, conserva il suo austero aspetto giallognolo sebbene le transenne ne delimitino il perimetro da almeno cinque lustri. Se poi si alza lo sguardo si noterà che sempre in più punti l’intonaco è staccato, da tempo, mostrando la solita poca premura di Forlì per i propri monumenti.  Pare giunto poi il tempo d’intervenire sui malridotti mosaici esterni, le aquile un tempo calpestate per accedere alle scuole medie “Giovanni Pascoli”, oltre a fiorire le vasche di marmo lasciate nell’incuria. Insomma, se si guarda più in là dei piedi di Icaro, sembra chiaro che l’ottuagenario Collegio avrebbe bisogno di più attenzione e solerti interventi.
 

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