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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

IL FORO DI LIVIO - La Belle Èpoque dei fotografi forlivesi

Continua la ricerca degli antichi esercizi forlivesi. Oggi tocca ai fotografi. Siamo passati in pochi anni dai rullini alle immagini digitali, ma occorre fare un salto all'indietro di importanza olimpionica: benvenuti nel 1846. Cosa accadde in quell'anno di tanto "fotografico"?

Continua la ricerca del “Foro di Livio” (Foro nel senso di piazza, mercato, perché chiunque abbia memoria e memorie può contattare il curatore della rubrica e aprire i cassetti dei ricordi) presso gli antichi esercizi forlivesi. Oggi tocca ai fotografi. Siamo passati in pochi anni dai rullini alle immagini digitali, ma occorre fare un salto all'indietro di importanza olimpionica: benvenuti nel 1846. Cosa accadde in quell'anno di tanto “fotografico”?


A rispondere è chiamata Michela Mazzoli perché vanta una passione per le foto antiche, nata “quando per la prima volta mi sono trovata incantata da misteriosi personaggi che mi fissavano da lastre negative scattate tra Otto e Novecento”. Così “ho cominciato a raccogliere informazioni sui primi fotografi della mia città e a ricercare le loro fotografia in archivi pubblici e privati”. 
Grazie ai suoi studi, spiega che a Forlì si parla di fotografia per la prima volta nel 1846, ed è Aurelio Saffi a farlo in un discorso in cui lodava il lavoro del dagherrotipista Achille Manuzzi, che aveva esposto in occasione del Concorso della Provincia di Forlì nella sezione Belle Arti “Quadretti vari col Dagherotipo, tra i quali il ritratto del Conte Tommaso Saffi”. Questi pezzi sono perduti. 


Non è facile collocare i tanti fotografi che seguirono in ordine cronologico e moltissimo è andato perso nel tempo. Michela Mazzoli presenta, grazie ai suoi studi e alle sue scoperte, quanto per ora è emerso alla luce. Le fonti raccontano dei Fratelli Canè di origine imolese, arrivati a Forlì con tutta la famiglia intorno al 1860; aprirono il primo studio fotografico nel 1861 in corso Vittorio Emanuele (oggi della Repubblica) all’angolo con via Cignani. Lo studio disponeva della sala di posa e scenografie, del negozio vero e proprio, del laboratorio e della camera oscura, era intestato ai “Fratelli Enrico e Battista Canè”, sicuramente sostenuti se non guidati dal maggiore Raffaele. Questi intraprendenti fratelli esercitarono in molte città, come Ravenna, Foligno, Arezzo, Spoleto, Roma. Un’attività storica e longeva: lo studio chiuse nel 1925, l’anno prima della morte dello storico titolare Gian Battista. 


Con l’entusiasmo collettivo che seguì l’Unità d’Italia emerse nei ceti agiati il desiderio di farsi ritrarre, studi fotografici eleganti con sala di posa interna si moltiplicarono. Le fotografie in formato carta da visita, finemente decorate ebbero grande successo e divennero anche una forma di collezionismo.
Altri fotografi nella seconda metà dell’800: Brini e Mazzoni in Borgo Vittorio Emanuele negli anni ’60, lo Stabilimento Fotografico Studio di Pittura e lo Stabilimento Fotografico C. Zambianchi in piazza Vittorio Emanuele (cioè Saffi) nell’attuale Palazzo Talenti Framonti, Adolfo Masi in corso Vittorio Emanuele, Ferruccio Sorgato della famosa famiglia modenese di imprenditori fotografi, il Premiato Studio Fotografico di Amedeo Del Monte in corso Garibaldi, in attività nel 1904, vendeva anche cornici, specchi e oleografie; famoso è un suo ritratto a Giorgina Saffi che venne usato per cartoline. 


In via Bufalini 15 lavorarono i fotografi Casali, poi Moschini e dal 1893 Augusto Roveri. Tra Otto e Novecento, Pietro Pettini che esercita in corso Garibaldi, rileva lo studio di Augusto Roveri in via Bufalini. La Fotografia Pettini una volta trasferita in piazza del Duomo, avrà come titolare dal 1907 il proprio direttore Eugenio Tartagni
Nelle vecchie guide della città si trovano inserzioni pubblicitarie relative all’attività dei vari fotografi: “Lo studio è aperto dalle 9 ant. Alle 5 pom. di qualunque giorno" poiché la luce del sole allora era fondamentale. C’era chi per lo stesso motivo segnalava “Aperto tutti i giorni tranne quando piove”, con le nuvole tutto si complicava e i tempi di posa aumentavano. Oppure “Fotografia Istantanea bimbi e cavalli” per sottolineare l’abilità nell’immortalare soggetti in movimento: rinunciare ai ritratti dei bambini era una grossa perdita di guadagno, c’è chi sostiene che tutti i ritratti di bimbi precedenti al 1860 siano post mortem, perché restare immobili a lungo mantenendo la posizione era impossibile.


La “Fotografia Milanese” di Guglielmo Limido dal 1908 in corso Mazzini, si avvaleva dell’artista Giovanni Marchini per i fondali dipinti. Quella che fu la sala di posa è visibile ancora oggi dal cortile interno dell’edificio adiacente alla chiesa del Carmine. Diverse sono le cartoline d’epoca raffiguranti corso Mazzini in cui in negozio con l’insegna “Fotografia Milanese” è chiaramente riconoscibile.
Edgardo Zoli nel 1921 apre lo studio nella Palazzina Liberty con torretta disegnata dall’architetto Emilio Rosetti in viale Bovio n.4 (attuale viale Vittorio Veneto) nella sua carriera arriverà ad avere fino a venti dipendenti. Si sposterà nel 1938 in largo De Calboli, alla sua morte il negozio passerà al nipote Giancarlo. Ugo Manuli, collaboratore di Zoli, documenterà con lui la città durante il ventennio, Bruno Stefani dopo il 1925 si trasferirà a Milano dove inizia un’importante carriera come fotografo del Touring Club.
La “Fotografia Forlivese” era gestita dai Fratelli Savoia. Il padre Antonio, dopo aver lavorato in Francia aprì uno studio in corso Garibaldi, i cinque figli si divideranno col passare degli anni tra corso Garibaldi, corso della Repubblica e Cesena. 


Corrado Celli dal 1918 nel Palazzo Pantoli che affacciava su piazza Saffi prima di venire demolito per lasciare spazio al nuovo Palazzo delle Poste. Un grande ritratto del tenore Masini realizzato da Celli è esposto al Museo de Teatro di Palazzo Gaddi, un’altra curiosità è che il pittore Maceo Casadei lavorò come ritoccatore di lastre alla Fotografia Celli
Possiamo continuare nominando Antonio Dondi con “Fotolampo”, attivo dal 1916 in via Giordano Bruno, Duilio Zanelli,  O.Bertaccini, Ambrogio Radice, Vittorio Monti, Adrasto Miserocchi, Gallucci e Tamagni che intorno al 1922 aprirono la Fototecnica Emiliana specializzandosi nella fotoceramica...


Col passare dei decenni la fotografia non fu più un lusso esclusivo ma diventò alla portata di tutti, ad esempio con i ritratti su foto cartolina da poter spedire e regalare che venivano stampati in più copie per amici e parenti. Tantissimo c’è ancora da scoprire, nei musei, nelle biblioteche, nei fondi pubblici e privati. E soprattutto, dentro i cassetti di casa, o in scatole dimenticate che tante sorprese continuano a riservare.

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