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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

IL FORO DI LIVIO - Un tuffo da campione dalla Forlì anni Venti

Raggiunto il cuore dell'estate, non si può non parlare di nuoto o di tuffi. Se poi le Olimpiadi si stanno avvicinando, ancora meglio. Si vedrà come un forlivese fu campione italiano dal trampolino negli anni Venti, passando tra il disegno di un aereo e l'acqua del biondo Tevere.

Il forlivese lo si ritrova anche canottiere: il 12 agosto 1917 accompagnava, vogando, l'onorevole Leonida Bissolati per seguire dal Tevere la gara di nuoto “Traversata di Roma”. Proprio da quell'estate iniziò a esibirsi con tuffi acrobatici nel grande fiume che collega la provincia forlivese alla capitale italiana. Fu apprezzato per la particolare grazia “aerea” unita a una fisicità poderosa. 
Da allora si distinse in un crescendo di prove sportive fino a laurearsi, a Firenze, campione italiano di tuffi nel 1920
Quale membro della Romana Nuoto, eccelse in vari campionati italiani nel 1921 (prima medaglia d'oro dal trampolino da 3 metri), nel 1923 si assicurò un terzo posto e nel 1924 un argento. Seguirono poi altri riconoscimenti. Per i primi anni venti, la parola tuffi si traduceva in tre nomi: Gaetano Lanzi, Guido Granata, Raniero Pasqui. Tutti e tre chiamati “romani”, anche se il terzo era di evidenti origini romagnole. 

Visse per lo più a Roma. Nella capitale lavorava come disegnatore civile e poi, durante la seconda guerra mondiale, militarizzato per l’aeronautica militare. Il 6 luglio 1924, infatti, fu assunto in ruolo tra il personale tecnico del genio aeronautico a Guidonia. Raniero condivise con i suoi fratelli (rimasti a Forlì) alcune delle sue grandi passioni: per il nuoto (con Giuseppe), per la caccia e per i cani (con Domenico). La sua fedele bracca di nome Dora, infatti, era sempre con lui. Dopo la guerra, quale apprezzato disegnatore, Pasqui proseguì a Roma la sua collaborazione con l’aeronautica militare e nonostante la lunga permanenza nella capitale la sua inflessione linguistica non tradì mai la tipica cadenza romagnola; anzi, aggiungendola al romanesco, la pronuncia assunse un accento neutro e gradevole all’ascolto. Rimasto celibe e collocato a riposo, ritornò nella sua Forlì. 

Colpito da una grave malattia, passò gli ultimi giorni a Bagnolo per essere assistito dalla sorella Rosa, maestra elementare. Morì nel mattino dell'8 marzo 1967 dopo aver vissuto poco meno di ottant'anni. Il nome del Cavalier Raniero Pasqui è scolpito tra i soci benemeriti della “Dam una mân”, come si può leggere in una lapide di piazza XC Pacifici. 

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