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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Il volo dell'asso degli assi

Nel marzo del 1918 le acrobazie di Luigi Ridolfi distrassero per un paio d'ore i forlivesi dai dolori della Grande guerra

Il fronte è lontano ma si respira aria di guerra nel 1918 che da lì a poco avrebbe volto verso la vittoria. Mentre il 19 marzo di quell'anno compaiono “dipinti sopra varie cantine dei cartelli colla parola Rifugio”, Filippo Guarini nel suo “Diario Forlivese”, scrive, due giorni dopo, un episodio legato al cielo bellico. Così, pertanto, racconta: “Un nostro Caproni vola su Forlì alle 14.30 e scende in Piazza d'Armi; viene da Padova per un esperimento di telegrafi senza fili, vi ha impiegato un'ora. Lo guida il Tenente Luigi Ridolfi, nostro valoroso concittadino, che ha seco altri tre aviatori. Il Ridolfi è di famiglia di contadini che stanno a Pievequinta”. Il pilota, pioniere dell'aviazione civile, dopo aver conseguito diverse decorazioni morrà in tempo di pace, il 2 agosto 1919, per un incidente aereo ad appena venticinque anni. Con lui resterà ucciso pure Tullo Morgagni, il giornalista sportivo forlivese che ebbe l'intuizione di lanciare il Giro d'Italia. 

Ottenuto il brevetto di aviatore, il giovane Ridolfi il 2 agosto 1915 era entrato in guerra come tenente, e a breve iniziò la carriera da pilota di velivolo da bombardamento. Come istruttore alla Caproni, finì col diventare il maestro di volo di Gabriele d'Annunzio. In appena otto mesi di conflitto compì più di seimila voli e 65 azioni di bombardamento, cui conseguirono premi e decorazioni. Ecco, quindi, perché l'aeroporto forlivese porta il suo nome, con buona pace di chi, qualche anno fa, suggeriva ingenuamente di cambiarlo a favore di un personaggio più “facile”. 

In quel 21 marzo 1918, dunque, si presentavano agli occhi di cittadini stupiti le suggestioni delle evoluzioni aeree di Ridolfi che “si è trattenuto due ore” con il suo Caproni eseguendo anche sulla piazza Maggiore “due volte il salto della morte”. Cioè si esibì in un giro ad anello fino a compiere un cerchio perfetto, secondo i dettami di una tecnica che fino a cinque anni prima era solo teoria ritenuta improbabile. In effetti, il forlivese sapeva distinguersi pure come acrobata dell'aria. Filippo Guarini nel suo “Diario Forlivese” aggiunge che il pilota di Forlì è chiamato “l'asso degli assi” proprio perché è l'unico in grado di svolgere “quel pericoloso esercizio” con “quel genere di velivolo”. Chi era in piazza si sarà pur divertito, benché consapevole che il tempo non consentiva troppo svago e quelle scritte “Rifugio” stavano lì come monito sinistro. Insomma, come sempre l'aereo è fonte di meraviglia ma, specialmente in tempo di guerra, pure di paura. E la Forlì notturna di allora restava a luci spente temendo incursioni di apparecchi austro ungarici. E ormai si percepiva tanta stanchezza, avvilimento, l'entusiasmo del “24 maggio” rimaneva solo nel cuore di pochi, tra il via vai di vittime che affollavano gli ospedali, soldati dal fronte che mai sarebbero tornati a vivere come prima. 

Ed è vero, col conflitto in corso c'è poco da scherzare: sicché il giorno successivo “sono arrestati il notissimo Aurelio Valmaggi, e un tal Pio Mingozzi venditore di giornale, socialisti, per accusa di disfattismo, vocabolo nuovo per indicare chi discorre o fa propaganda contro la guerra”. I prezzi aumentavano ancora e il 24 marzo era la Domenica delle Palme, le cui offerte sarebbero state devolute a profughi, vittime e famiglie sinistrate. 

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