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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

La Biblioteca: cent'anni dopo

Nel 1920 gli istituti culturali di Forlì erano nel Palazzo della Missione, poco dopo sarebbero stati trasferiti nel Palazzo del Merenda

Fino a cent'anni fa, la sede della Biblioteca Comunale di Forlì era il Palazzo della Missione, quello che ora ospita la Provincia in piazza Morgagni. Quindi fu trasferita nel Palazzo del Merenda che pertanto da ospedale divenne Palazzo degli Istituti culturali. Ora che sembrano avviati i lavori per il recupero dell'ampio stabile settecentesco si può tornare indietro nel tempo di più di un secolo fa, quando ormai la vecchia Biblioteca era diventata di difficile fruizione. Per questo, Archimede Montanelli nel 1920 pubblicherà un volumetto intitolato “Sul riordinamento della Pinacoteca e Biblioteca Comunali di Forlì”, una serie di consigli (forse non richiesti) regalati all'amministrazione da parte di un personaggio poliedrico che la Città dovrebbe curarsi di ricordare. Il libretto offre pure un quadro dei problemi relativi all'antico allestimento. 

Montanelli inizia il breve saggio ricordando che la Biblioteca “è la istituzione più democratica che vantare possa un paese civile” giacché “è in quelle aule spaziose, tra quelle pareti, che si raccolgono i lavori letterari di ogni paese e di ogni età a beneficio della coltura intellettuale”. Infatti: “Il popolo ha qui il mezzo più sicuro per formare, completare anzi la educazione della sua mente e del suo cuore. Per tale riguardo ogni spesa maggiore impiegata ad aumentare il patrimonio librario non sarà mai superflua, né gettata invano”. A mò di contrappunto, si legge un commento scritto a matita da un vecchio possessore del libretto, invero un po' cinico, secondo il quale: “Disgraziatamente il popolo oggi come ieri non si cura delle biblioteche e le sfugge con disprezzo”.

Si passa quindi alla parte propositiva: “Innanzitutto conviene, come si disse, far posto alla quantità dei volumi che ingombrano il corridoio in palchetti mobili, e provvedere a nuovi ambienti nel palazzo stesso della Missione. Elevare un piano nella chiesina, che occupa metà facciata del fabbricato, e prolungare su di esso piano le sale della Biblioteca; elevare sulla loggetta costruita secondo criteri molto gretti, nella quale sono rinchiusi la stazione agraria ed il laboratorio chimico, e collocare qui, oltre ché libri, il Museo del Risorgimento, quello archeologico e il medagliere”. E ancora: “È inutile ripetere che così ridotta l'area della chiesa, al piano terreno sorgerebbe una magnifica sala per conferenze, concerti ed altri trattenimenti intellettuali, di cui la città nostra sente un assoluto bisogno”. Nell'immagine si vede uno scorcio della “chiesina” che ora è sede delle assemblee del Consiglio provinciale. 

Per Montanelli “il difetto capitale” della “ricchissima Biblioteca” è “un catalogo generale per materia, o a soggetto che dir si voglia”. Il bibliotecario, “per quanto dotato di memoria eccellente, non può ritenere nomi di autori e titoli d'opere costituenti una massa di circa 150.000 volumi”. E tra essi vi si possono trovare “i documenti della storia di Forlì, i segni tangibili della nostra nobiltà che vengono conservati e messi a disposizione degli studiosi”. Certo, però “la buona volontà e la competenza indiscutibile dell'egregio prof. Pergoli non bastano all'uopo, debbono ancora trovare aiuto e corrispondenza nei mezzi posti a sua disposizione. Occorre primieramente aumentare la dotazione, avertendo che ai tempi dell'egregio conte Filippo Guarini ascendeva a 3000 lire, mentre oggi è limitata a poco più di un migliaio: una vera miseria!”.

Tra gli altri suggerimenti, per Montanelli occorre “ampliare i locali”. “Un nuovo ambiente è pure necessario provvedere per la sala di lettura; l'attuale, magnifica davvero non puossi però considerare che come ripiego momentaneo assai meschino: vasta, zeppa di scaffali alle parete, col sole sui tavoli che tormenta gli occhi, fredda in inverno, troppo calda in estate, presenta inconvenienti d'ogni specie, fra quali basterebbe soltanto accennare al continuo passaggio del distributore per la scelta dei libri ivi racchiusi, la qual cosa disturba talvolta e non poco i lettori”. Inoltre, “In una nuova sistemazione dei locali si dovrebbero destinare due sale apposite, una alla lettura e un'altra agli studiosi che attendono a speciali ricerche. L'attuale è, in vero, ampia e decorosa, ma non risponde in tutto allo scopo, secondo le norme da seguirsi in tali costruzioni. Oltre che è buona regola di prudenza tenere le sale frequentate dal pubblico isolate interamente dal materiale librario, perché non si ridestino le voglie morbose di qualche bibliomane rapace”. 

Per chiudere qui, si può giusto citare la parte finale dello scritto, con uno sprone dell'autore secondo il quale: “Incoraggiare studi e studiosi, fornir ogni mezzo che giovi a questo elevamento morale ed intellettuale, fare della nostra città il centro della intellettualità romagnola deve essere, a parer nostro, compito principale della nuova Amministrazione comunale eletta dall'universale suffragio”. A margine, l'antico possessore del volumetto ebbe a scrivere a matita con disincanto: “Il buon Montanelli s'illude. Il popolo, suggestionato da una falange di erostrati, marcia fuoriosamente verso la barbarie belluina”. 

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