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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

La misteriosa pieve di Santo Stefano

Un'antica chiesa "non lontano dalla città di Forlì" era dedicata a Santo Stefano. Dov'era? E pensare che chiunque, almeno una volta, ci è passato davanti.

Dal Protomartire al Protovescovo. Così, l'edificio più rappresentativo di Forlì è l'Abbazia di San Mercuriale. Ma non tanto di questa si scriverà quanto della misteriosa e primitiva chiesa dedicata a Santo Stefano. Misteriosa perché ben poco si sa al riguardo.

Nell'agosto del 415 furono trovate a Gerusalemme le reliquie di Santo Stefano, il primo martire. Da quell'anno un gran numero di chiese portarono il suo nome, e così accadde anche a Forlì. Difficile (ma non troppo) stabilire con certezza pianta e struttura, specialmente per il fatto che si tratta di trapassato remoto. Eppure si tratta di un luogo così frequentato... La chiesa di Santo Stefano, in un momento non preciso della storia, fu poi dedicata a San Mercuriale. Infatti, la sua presenza è ancora in parte visibile sotto la basilica rimaneggiata più volte nel tempo. 

Si faccia un salto di un secolo: A Forlì, come nel resto dell'Impero, nel 313 venne applicato l'editto di Milano con cui Costantino riconobbe l'importanza della religione cristiana ponendo una pietra sopra alle persecuzioni per le quali alcuni suoi predecessori si erano distinti. A circa un secolo da quella data, Forlì è sede episcopale grazie a Mercuriale, santo e primo vescovo della città. Così Mercuriale e "colleghi" Santi Grato e Marcello consolidarono la nuova religione in questa parte di Romagna. Se divenne sede episcopale, significa che Forlì, nel V secolo, era una città di medie dimensioni e con una comunità in crescita. Restava però in vigore il divieto di seppellire i morti entro le mura cittadine, sicché era sorto un sepolcreto a oriente, tra gli attuali largo de Calboli e corso della Repubblica. Allora, come molti sanno, questo territorio non era affatto il cuore urbano, ma una specie di "città dei defunti" sull'altra sponda del Rabbi che, senza argini ben definiti, bagnava l'attuale piazza Saffi. Il Protovescovo e i suoi aiutanti furono quindi sepolti nella pieve che ivi sorgeva e dava ragione al camposanto. La chiesa, fuori dalla cerchia muraria del tempo, era intitolata a Santo Stefano. Per il lustro della sepoltura dei tre Santi, si pensò che potesse essere stata la prima cattedrale della città, fatto, questo, che non è condiviso da molti proprio perché assai decentrata rispetto alla primitiva Santa Croce (l'attuale Duomo). 

Il luogo funse da fulcro per una comunità di credenti che restò fedele nonostante le invasioni barbariche. Fu scelta come data patronale il 30 aprile, forse per ricordare la traslazione delle reliquie, forse per altri motivi come la consacrazione della pieve (non sarà un caso che l'editto di Galerio, prima norma imperiale di tolleranza nei confronti dei cristiani, era stato emesso il 30 aprile 311?).  Fatto sta che Mercuriale prevalse su Stefano e la chiesa crebbe d'importanza nonostante che, ancora nell'894, si diceva che sorgesse "non lontano dalla città di Forlì"

Com'era e cosa si sa, dunque, della sfuggente Santo Stefano? Lo storico Leone Cobelli afferma che Mercuriale morì dopo 27 anni episcopato nel 449 o 450 e il suo corpo fu sepolto nella pieve che allora si chiamava Santo Stefano. La Forlì ultra flumen (fuori dalle mura urbane e oltre il fiume) era dunque caratterizzata dalla presenza antichissima di una pieve dedicata al Martire, contigua al cimitero cristiano. Resta probabile che fu proprio Mercuriale a promuovere la costruzione della chiesa che a lui poi fu dedicata. Probabile, non certo, ovviamente. Di questa vicenda scrissero gli storici ma, sostanzialmente, rimanevano dubbi sull'ubicazione della pieve. Era davvero la primitiva San Mercuriale? La risposta fu data da un tragico bombardamento che alla fine dell'agosto 1944 danneggiò l'Abbazia di piazza Saffi onde furono necessari lavori di restauro. Furono così scoperti i resti dell'antica Santo Stefano. In particolare, un pavimento che si estende fino ai muri perimetrali della campata della navata centrale costituisce ciò che resta della cripta della chiesa primitiva sui cui muri furono poi appoggiati quelli dell'odierna San Mercuriale. La cripta di Santo Stefano era suddivisa in tre navate, distinta da due file di colonnine molto antiche, atte a sorreggere una copertura a volta.

Così si può dire che la chiesa di Santo Stefano corrispondeva circa all'attuale San Mercuriale e probabilmente non doveva essere troppo dissimile, solo forse in scala leggermente ridotta: si accedeva al presbiterio attraverso una gradinata, per il resto l'impatto doveva essere quello delle basiliche paleocristiane. Un po' come la sezione della primitiva San Pietro in Vaticano a Roma nell'immagine che (fatte salve le ovvie differenze di dimensioni) è familiare, per via della struttura "a capanna", ai forlivesi di tutte le generazioni da allora in poi. Il materiale dell'antica chiesa fu in seguito riciclato per costruire la nuova, alcuni mattoni della quale risalgono all'epoca imperiale. Si sentì la necessità di demolire Santo Stefano a causa delle piene e delle alluvioni del fiume che compromisero l'antichissima pieve. Per il resto, le scarsissime fonti sembrano ignorare l'argomento e fino all'894 non ci sono documenti che attestino l'esistenza del monastero di San Mercuriale che solo nel 1159 risulterà essere compreso nel territorio urbano. Un incendio cancellò nel 1173 quel po' che rimaneva in piedi della vecchia Santo Stefano: la nuova chiesa fu edificata secondo la struttura planimetrica odierna: tre navate con cripta sotto l'altar maggiore. Risale a quegli anni anche la costruzione del prodigioso campanile. E per finire, il 22 dicembre 1212, l'Abate Pietro concesse al Podestà conte Malvicino l'uso del Campo dell'Abate (l'attuale piazza Saffi) per cento anni. Otto secoli dopo, il comodato continua. 


 

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