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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

La Regina a Barisano

Un'antichissima pieve di campagna, un castello scomparso e Matilde d'Inghilterra: tutto in una piccola frazione forlivese

Primavera vuol dire anche gitarella in campagna. Un po’ defilata rispetto ai più trafficati assi commerciali si estende Barisano, una sorta di punta di Forlì verso Ravenna. Al posto del cimitero parrocchiale, almeno fino a tutto il Seicento si poteva vedere il rudere di un castello. Era esplorabile un condotto sotterraneo che collegava la rocca alla chiesa dedicata a San Martino. Era il Castrum Barigiani da cui deriva il nome della frazione, esistente fin dal XII secolo. Pare verosimile che il nome possa essere imparentato con “riga” e con “rigagnolo”, indicando un fosso, un corso d’acqua rettilineo, forse uno scolo di confine o, addirittura, a un relitto di centuriazione. Oppure potrebbe ricordare un antico Barisio, proprietario di un fondo in zona in età tardoantica. Dell’epoca di questo Barisio sono mosaici che si scorgono entrando in chiesa, a pavimentare un incavo che svela un livello inferiore, saggiamente resi alla vista di chi fosse curioso. 

La storia di quel tempo, da queste parti, è spesso avara d'informazioni, ma una spicca: a Barisano, nel suo castello, soggiornò Matilde d’Inghilterra, consorte dell’Imperatore Enrico V. Il soggiorno della Regina, o Imperatrice (lei preferiva questo titolo) presso i più fedeli ghibellini italiani, purtroppo è stato cancellato anche dalla memoria locale e nella frazione nulla ricorda questa donna antica. Maud, “signora degli inglesi” vissuta quando si stava innalzando il campanile di San Mercuriale, fu anche Regina consorte d’Italia tra il 1114 e il 1125 avendo sposato Enrico V di Franconia, Imperatore del Sacro Romano Impero. Alla morte del primo marito, sposò Goffredo d’Angiò, Duca di Normandia. Da lei sarebbe discesa la dinastia dei sovrani inglesi Plantageneti. Nel 1167 trovò la morte dopo aver mangiato pesce andato a male. A breve pure il fortilizio incontrò la fine: nel 1235 arrivarono i faentini e fecero piazza pulita. I forlivesi, poi, non vollero più ricostruirlo. Quel terreno, come detto, fu preferito come camposanto. 

In tempi più recenti, attorno a ciò che restava della rocca, si è costituita la frazione di Barisano, a poco meno di nove chilometri dal centro di Forlì. Però la più antica testimonianza del luogo è ancor più antica del castello e fa ancora bella mostra di sè: è la pieve di San Martino che stacca il verde della campagna con la sua facciata sobria ma buona, calda come il laterizio che la riveste, spaziosa ma non incombente, semplice ma ieratica. È una chiesa antichissima, presente già nel VI secolo e (forse) la più vecchia della diocesi. Rispecchia la sapienza architettonica orientata al sacro, semplice ma bella, accogliente; diametralmente opposta rispetto agli azzardi e capricci scabri di cemento armato del secondo Novecento. Con perpetue manutenzioni, con modifiche sagge e una giusta cura si è mantenuta fino a oggi così, nella sua eleganza che supera il tempo (mentre – è da dirsi – le locali chiese “moderne” sono passate di moda e urlano un gusto che stride). Bisogna però ammettere che come la vediamo è “solo” nell’aspetto del XII secolo mentre più antichi sono gli affreschi e tracce evidenti risalenti al passato remoto. Ha un’unica grande navata e ciò la rende piuttosto originale per la zona. 

Poco distante dalla pieve si vede il circolo dei repubblicani, il punto di ritrovo di chi non voleva saperne di chiesa e di preti. Come in tutta la Romagna si contavano vivaci battibecchi tra questi e quelli. Anche la rimozione della colonna della Madonna del Fuoco in piazza Saffi scatenò salaci diverbi. L’astio si accentuerà con l’approssimarsi della Grande guerra: volavano insulti e contumelie contro il parroco “neutralista” e per far concorrenza a gioiosi appuntamenti pievani si promossero le feste “Pro Ragione”. Con l’unità d’Italia era arrivata la scuola a Barisano: nel 1885 vennero aperte le elementari, e risultarono le più costose del circondario. Nel 1923 aprirà la biblioteca scolastica “Fulcieri de’ Calboli”, grazie a una donazione dell’associazione “Pro sorelle fiumane e dalmate” cui si sarebbe affiancata la biblioteca pubblica “Achille Mazzoni”. Il numero degli abitanti del 1881 (457) è pressoché quello attuale. Cambiarono I tempi, e nel 1933 la sede fascista di Barisano riscontrerà “un alto spirito di fede”.

Tornando ai tempi antichi, è curioso aggiungere che Enrico V, l’augusto marito di Matilde, divenne Imperatore dopo aver messo le mani sul Papa bidentino: Pasquale II. Senza addentrarsi nella lotta per le investiture, si ricorda che il Pontefice fu sequestrato e seguirono scomuniche poi ritirate. Roma si rivoltò al sovrano venuto da lontano ma la diplomazia dei cardinali ricompose la ferita. Uno strappo tra poteri, questo, le cui reazioni spesso violente in Romagna si sono protratte per quasi un millennio. 

La Regina a Barisano

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