rotate-mobile
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Maroncelli il compositore

Il 21 settembre 1795 nasceva a Forlì un personaggio che di professione faceva il musicista ma ebbe fama per il suo impegno politico.

Più di duecento anni fa un romagnolo partiva da Forlì per frequentare il Reale Collegio di Scienze, Lettere e Belle Arti di San Sebastiano a Napoli. Qui studiò contrappunto e composizione ed ebbe come maestri nientemeno che Giovanni Paisiello e Nicola Antonio Zingarelli. Suoi compagni di corso erano Mercadante, Bellini e Donizetti: nomi che non lasciano indifferenti coloro che hanno orecchie avvezze alla storia della musica. Era nato il 21 settembre 1795 e la sua fama, fino a qualche decennio fa, stava decisamente impressa nel patrimonio di conoscenze del forlivese medio che ben distingueva nella memoria del loro concittadino una delle pietre fondative dello Stato italiano. Ora si riscontrano, come per altri personaggi, distacco e forti dimenticanze. Il forlivese in questione è Piero Maroncelli. Patriota di professione musicista. Figlio del romanticismo e tra i primi a farsi notare della generazione di irrequieti le cui opere avrebbero messo in moto la storia del Risorgimento, Maroncelli - come detto - pare oggi un mito sbiadito. E se ormai la città non si cura più di tanto di tenere in vita la memoria dei suoi trascorsi politici, ancor meno si sa del suo talento musicale. In tal senso, viene in mente pure un altro personaggio caro a una buona fetta di forlivesi di una volta ma non come musicologo: Giuseppe Mazzini. Egli, infatti, fu autore di una poco nota “Filosofia della musica” dove il genovese si cimenta in una storia e in una critica delle sette note, esaltando l’astro di Rossini quale Napoleone di un'epoca musicale. Si può individuare un percorso opposto per un grande compositore prestato alla politica come Domenico Cimarosa. Musicando l’opera seria che rinverdiva la storia degli Orazi e dei Curiazi, esaltò le virtù repubblicane dell’antica Roma proprio mentre Napoleone stava sconvolgendo l’Europa. Di lì a poco avrebbe inneggiato all’effimera Repubblica Partenopea del 1799 e, decisamente compromesso, sarebbe tracollato con lei. 

Tornando a Maroncelli è da dire che nel 1813 fu espulso dal Conservatorio napoletano perché il forlivese, appena diciottenne, aveva fondato una società segreta, la cosiddetta Colonna Armonica. Quindi, parallelamente alla sua adesione fattiva alla Carboneria, proseguì negli studi della musica. Nel 1815, a Forlì, iniziava a comporre una messa solenne in onore di San Pellegrino Laziosi eseguita poi il 1° maggio 1816. Allievo, nella sua città, di Luigi Favi, poté studiare musica grazie a sussidi della Congregazione della Carità. 
Nello stesso 1816 si trasferì a Bologna, presso la scuola dell’abate Mattei, e qui affinò lo studio della composizione. Altre musiche sacre sono attestate per questi anni. Interruppe poi la composizione perché detenuto agli arresti domiciliari (dal settembre 1817 al luglio del 1818). L’anno dopo, a Milano, lavorò nella tipografia musicale di Giovanni Ricordi ed in quella di Nicola Bottoni. Sempre a Milano svolse l'attività di musicista, collaborando anche a musiche per rappresentazioni teatrali. Conobbe i Marchionni, importante famiglia di teatranti, e intrecciò una delicata storia d'amore con Carlotta. Inoltre, musicò alcune farse scritte da Silvio Pellico il cui amore, Teresa Bartolozzi, studiava canto da lui. Sarebbe potuto diventare un grande protagonista della musica dell’Ottocento se non avesse messo davanti a tutto la Patria e i suoi ideali. A Milano aveva conosciuto Silvio Pellico e si distinse nella setta dei "Federati". Fu con lui arrestato nel 1820 ed entrambi erano stati condannati a morte. La pena per Maroncelli fu commutata in vent’anni di carcere duro da scontarsi nella fortezza dello Spielberg in Moravia. Il 10 aprile 1822 Pellico e Maroncelli entrarono allo Spielberg e ne uscirono il 1º agosto 1830; qui, al forlivese, fu amputata una gamba. Maroncelli fu poi graziato nel 1830. L’arresto e la prigionia nello Spielberg congelarono le ambizioni artistiche del forlivese. Però non terminò così la sua vita musicale. Dopo la grazia, infatti, visse a Parigi dove diede lezioni di canto per sopravvivere: qui conobbe Amalia Schneider, contralto, che nel 1833 diverrà sua moglie.

In quello stesso anno si trasferì a New York dove s’impegnò in una compagnia, a dire il vero poco fortunata, per promuovere il melodramma oltreoceano. Motore dell’iniziativa era nientemeno che Lorenzo Da Ponte, il librettista del Mozart migliore, ma anche di Salieri e di altri grandi nomi: avventuriero e personaggio controverso, coinvolse il romagnolo in questa singolare impresa per diffondere il Belcanto. Da Ponte (pseudonimo di Emanuele Conegliano) che morrà a New York nel 1838, aveva fondato il primo teatro d’Opera d’America. Maroncelli, in tale avventurosa compagnia, rivestiva il ruolo di direttore ed istruttore di cori, la moglie interpretava arie rossiniane. Non ebbero fortuna: Piero e Amalia si ridussero a dare lezioni di italiano, di musica e concerti per mangiare. Nel frattempo la salute del forlivese peggiorava a causa, forse, anche del trascinarsi dai tempi di Napoli di una forma di sifilide malcurata. Proseguiva, negli ultimi anni di vita, l’attività di compositore, ma chissà che fine hanno fatto gli spartiti. Forlì conserva una vasta raccolta su e di Piero Maroncelli, copiosi e preziosi documenti donati dalla famiglia. Mancano completamente, appunto, gli spartiti. Dove sono? Che fine hanno fatto? Indagini presso archivi americani e italiani hanno dato esito negativo. Qualche brano, facente parte della Messa per San Pellegrino del 1816, è stato rinvenuto presso l'archivio donizettiano di Bergamo. Approfondire tali ricerche equivarrebbe a far luce su una musica sconosciuta, composta da un personaggio che visse la storia del primo Risorgimento. Fu a New York che il forlivese trovò la morte: esalò l’ultimo respiro nel 1846, in condizioni disagiate, cieco, con segni di squilibrio e con il conforto di amici come Edgar Allan Poe. La sua biblioteca era considerata la più ricca di New York: alla sua morte andò dispersa. Il corpo di Maroncelli riposò dapprima nel cimitero di Greenwood mentre nel 1886 sarebbe tornato a Forlì.

Si parla di

Maroncelli il compositore

ForlìToday è in caricamento