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Mercoledì, 22 Marzo 2023
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Natale e cappelletti

Un legame indissolubile sussiste da tempo immemorabile a Forlì e dintorni tra la festa cristiana e la pietanza romagnola

Cercando tra carte vecchie, è spuntato un libretto un poco logoro, intitolato “Dialoghi catechistici natalizi e monologhi” che all'incirca venne scritto un secolo fa. L'autore è don Edgardo Morini, allora arciprete di San Martino in Barisano, vissuto tra il 1882 e il 1960. Il sacerdote forlivese, parroco nella località rurale per oltre quarant'anni, pensò di dedicare alla memoria dei suoi genitori questo volumetto pubblicato a Reggio Emilia dalla Tipografia Libreria Ecclesiastica Editrice Bizzocchi. Sono pagine semplici, senza pretese, che riportano alla memoria il Natale con gli occhi dei bambini di cent'anni fa. In particolare si coglie l'atmosfera dell'attesa della Vigilia, quella sera in cui i fanciulli “fanno a gara”, come si legge, a recitare “intorno al S. Presepio il miglior sermoncino” e ad “offrire e consacrare il proprio cuore a Gesù”. Don Morini aveva notato che, a forza di ripetere “per più anni” a memoria “sermoncini che più comunemente si conoscono”, essi cominciavano “ad essere meno graditi”. Quindi l'arciprete volle scriverne di suo pugno, discostandosi “dalle solite forme retoriche”. Ecco, dunque, la raccolta che, come confida con modestia il sacerdote nella prefazione “mi ripugnava non poco di darli alle stampe”. 

Tra i testi, di una limpida teologia semplicissima, vi sono anche dei dialoghi e qui se ne desidera riportare uno perché, dal titolo, incuriosisce: “I cappelletti”. Si tratta di un breve discorso tra due personaggi: Aristea e Cleonilde, al termine del quale era prevista una canzoncina che qui si ometterà. Insomma, verso la fine di un anno difficile, estraniante, quando peraltro la tendenza sembra estirpare ogni cosa che riporti alle radici proponendo una melassa di nulla, qui, anche grazie ai cappelletti, si riscopre la bellezza sempre nuova della tradizione. In un altro momento storico in cui si volevano svellere usi e costumi, tra smanie giacobine e grandeur napoleonica, nel 1811 l'allora Prefetto di Forlì segnalava ai governanti cari ai francesi che “A Natale presso ogni famiglia si fa una minestra di pasta col ripieno di ricotta che chiamasi cappelletti”, e aggiungeva: “l'avidità di tale minestra è così generale che da tutti, e massime dai preti, si fanno delle scommesse di che ne mangia una maggior quantità”. Tornando ai dialoghi per bambini di don Morini, si riporta quello che, come titolo, appunto, reca “I cappelletti”, con l'augurio di buon Natale specialmente a chi legge e a chi ricorda. 

Aristea: A mezzanotte sai deve cominciare una grande festa, una festa solenne, perché ho sentito che la nonna fa i cappelletti.
Cleonilde: Ma sicuro che è una grande festa, è il Santo Natale, è la nascita di Gesù Bambino.
Aristea: E per la nascita di questo Bambino si deve fare tanta festa? Ma chi ricorda il giorno della mia nascita? Nessuno: né la nonna in quei giorni mi fa i cappelletti.
Cleonilde: Ma di Gesù si ricorda la nascita, perchè egli, nascendo, ha portato al mondo la buona novella, la luce, la pace, il benessere e la civiltà. Prima che Gesù nascesse, tutto era tenebre.
Aristea: Ah! Ecco capisco! Allora questa notte insieme andremo a vedere Gesù, e Gesù certo non ci allontanerà da lui, e così noi lo vedremo e lo baceremo.
Cleonilde: Sì, sì, anderemo insieme e adoreremo Gesù.
Aristea: Oh! Cleonilde, non senti, già suonano le campane a festa. Certo questo Gesù è nato!
Cleonilde: In questo momento le campane col loro suono giulivo ci ricordano la venuta del Figlio di Dio sulla terra, che prese un corpo ed un'anima – come abbiamo noi – nel seno purissimo della Vergine Maria; ci ricordano che è nato nella mezzanotte fra due vili animali, il bue e l'asinello, e nel più rigido inverno, per amor nostro.
Aristea: Chissà quanto freddo avrà il Bambino Gesù in questa triste stagione. Andiamo dunque a vederlo, ad adorarlo.
Cleonilde e Aristea: O Gesù, noi Ti adoriamo e Ti offriamo il nostro cuore; Tu accettalo e infiammalo del Tuo santo amore”.
 

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