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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

Quarant'anni di neve a Forlì

Un resoconto di storia contemporanea sugli episodi nevosi in città. Chi si ricorda dei -18° del 1985? Più nitida è la memoria del "nevone" del 2012. Con l'aiuto di un appassionato, scopriamo il rapporto tra la neve e Forlì.

In questi giorni, tra basse temperature e neve (in città decisamente innocua) abbandoniamo la storia antica per favorire istanti contemporanei. Grazie al prezioso contributo di Gabrio Monti, maestro con la passione per la meteorologia (da decenni raccoglie minuziosamente dati e dettagli del tempo forlivese) scopriremo il rapporto tra Forlì e la neve nell'ultimo quarantennio. Si osserva subito che si tratta di un fenomeno tutt'altro che raro: “Quasi ogni anno abbiamo una o più imbiancate: – precisa – molte cadono nel dimenticatoio, perché tendiamo a ricordare solo i fenomeni più eclatanti, e a volte neppure quelli”. Certo, c'è neve e neve: sporadica, intensa, abbondante, favorita dalle temperature sotto zero, effimera…

Soffermiamoci sui quattro episodi più intensi, duraturi e accompagnati da gran freddo. Gabrio Monti così elenca:

la neve del 1985, che interessò tutta la prima metà di gennaio, con quantitativi ingenti e temperature che si spinsero – all’aeroporto Ridolfi – fino a un estremo (imbattuto) di -18,6° la notte dell’11 gennaio (-18,2 la notte successiva);

la neve del febbraio 1991, che, a più riprese nella settimana di Carnevale (fra il 6 e il 13 febbraio) paralizzò la città e portò il gelo siberiano a 14° sotto lo zero (massima -4!);

la bufera di Santa Lucia del 13 dicembre 2001, che, accompagnata da lampi e tuoni – atmosfera inusuale per dicembre – accumulò 14-18 cm in poco più di un’ora: un vero e proprio temporale di neve che bloccò la circolazione non solo nelle strade cittadine, ma in tutto il comprensorio a causa dell’effetto-sorpresa e rapidità. (Sebbene ampiamente annunciata, nessuno si sarebbe aspettato in questi termini). Nevicata, per di più, seguita da una lunghissima fase di freddo gelido, che abbracciò tutto dicembre e si protrasse fino a gennaio inoltrato: sicuramente il periodo di freddo in assoluto più lungo della nostra storia recente;

la nevicata del febbraio 2012, inserita in un episodio di freddo invernale piuttosto prolungato, circa 15 giorni, anche qui con punte fino a 13,5° sotto lo zero, ma soprattutto degna di nota per il protrarsi dei fenomeni e l’enorme accumulo al suolo (intorno ai 130-160 cm nelle diverse zone del forlivese). Nevicata che si associa giustamente a quella “storica” del febbraio 1929 o del 1956. Tuttavia, a differenza delle due “sorelle” del passato, si sciolse così rapidamente e fu seguita da una tale prolungata ondata di tepore che si cancellerà assai prima dalla nostra memoria. Nell'immagine, un momento di quei giorni che “bloccarono” la città imponendo la chiusura delle scuole per due settimane.

Quanto a caratteri tipicamente invernali, il gennaio 1985 è a tutt’oggi insuperato. Il freddo fu così intenso e crudo che era necessario riscaldare con un accendino le serrature delle auto per fare entrare la chiave, e dar colpi di martello ai chiavistelli dei cancelli per permetterne l’apertura. Per quantitativo di neve caduta, invece, dobbiamo far riferimento inevitabilmente al 2012. “Dei 4 episodi citati - aggiunge Gabrio Monti - esiste un’ampia documentazione che ho rigorosamente conservato: dai titoli bizzarri del Carlino Forlì in occasione del gelo del 1991 (Il voto al Comune? Un bel -14, come la temperatura di ieri), alle foto altrettanto bizzarre di improbabili pupazzi, a campi di cachi in cui i frutti arancioni, ancora appesi ai rami, spiccano nel biancore, agli enormi accumuli di neve di fronte ai quali le persone paiono lillipuziani, all’aspetto scandinavo del Montone completamente gelato”.

Ci sono altri episodi che meritano menzione: nel novembre 1978 (giorni 28-29) la neve a Forlì si limitò a un accumulo di una decina di cm o poco più, ma sui nostri rilievi costituì una vera e propria calamità, anche perché giunse inattesa tanto da isolare i paesi per giorni. Quella del 23 febbraio 2005 ebbe effetti meno devastanti, ma comunque pesanti in montagna. A Forlì caddero 30 cm di neve in una manciata di ore. In questo caso, le temperature si spinsero fino ai – 11° al Ridolfi il 1° marzo e -9° il 2 e il 3. Va detto che il febbraio del 2005 ebbe ripetuti episodi di neve e, in compagnia con il 2012 e il 1991, si qualifica come uno dei febbraio più nevosi per la nostra zona.

E la neve a Natale? A Forlì è una chimera. Così spiega Gabrio Monti: “Negli ultimi 40 anni la tanto agognata neve della notte di Natale non s’è mai vista; il giorno di Natale è nevicato un paio di volte, ma nell’ordine di insignificanti spruzzate. Prendendo il periodo delle feste nel suo insieme, episodi nevosi di un certo rilievo si sono avuti solo 5-6 volte in quarant’anni: ci limiteremo a segnalare i 35 cm del 5-6 gennaio 1980 e la bufera di neve della notte fra il 30–31 dicembre 1979. L’ultima Epifania bianca risale al 1985”.

Se le nevicate a Forlì, almeno negli ultimi quarant'anni, negli episodi più estremi non superano le due settimane, ci sono stati inverni recenti in cui la neve si è sistematicamente ripresentata. Quando? Nell'inverno 2009-10. Dalla settimana precedente il Natale all’intero gennaio, si sono verificati ben 6 episodi di neve, al punto che sembrava di essere in una regione polare. Tutti gli episodi hanno registrati quantitativi modesti, ma è la loro frequenza degna di nota. Per di più, dopo una pausa a febbraio, c’è da segnalare la ripresa delle nevicate a inizio a marzo: il 9 -10 se ne accumularono oltre 10 cm.

E infatti, come parentesi, possono verificarsi nevicate precoci (novembrine) e tardive (marzoline). Quanto alle nevicate precoci, abbiamo già segnalato l’importante nevicata del 28-29 novembre 1978. Ad essa vanno aggiunte quella del 1980 (il 3 novembre, con alcuni cm) e del 22 novembre 1988 (10 cm). Imbiancate nell’ordine di circa un paio di centimetri si sono verificate in altri sporadici casi. Le nevicate tardive sono state altrettanto rare, in città, ma indubbiamente più consistenti. La più importante – e insuperata – risale ai primi di marzo del 1976 (6-9 marzo) in cui ne cadde oltre mezzo metro. Di quella nevicata dovrebbero esserci numerose testimonianze fotografiche, perché sorprese talmente tanto i forlivesi che la loro attività principale in quei giorni fu di girare a bocca aperta con la macchina fotografica in mano. A parte questo insuperato episodio, cui segue quello già citato del 2010, va aggiunta la nevicata del 1° marzo 2011, seconda assoluta per quantitativo: ben 30 centimetri in città. Acquosa e pesantissima, recò danni ingenti al patrimonio arboreo. Altra nevicata, ma come coda di un febbraio nevoso, anche il 1° marzo 1986 (sui 7-8 cm). Perfino aprile registra nevicate, ma a Forlì s’è trattato sempre di poca cosa.

Oltre alla neve, qui è frequente la galaverna. Essa si deve al congelamento delle goccioline di nebbia a contatto con le superfici fredde, cosicché chiome di sempreverdi, rami, cancellate e ringhiere si rivestono di trine e merletti ghiacciati, creando un’atmosfera fiabesca non appena la nebbia si dissolve e il sole illumina le trame di ghiaccio. Non c’è quasi inverno senza qualche galaverna, ma le galaverne più importanti, tali cioè da far assumere al paesaggio un inconsueto aspetto nordico, si sono registrate nel gennaio 1989 e nel gennaio 2009. Ben più insidioso è il gelicidio: il fenomeno prende infatti anche il nome di “vetrone” e ad esso si può agevolmente applicare il noto detto romagnolo: u n’ sta in pì gneca i usel (non stanno in piedi neppure gli uccelli). A Forlì se ne sono registrati solo due importanti negli ultimi quarant’anni: nel dicembre 1978 (due episodi) e nel dicembre 2009 (giorno 22).

Se poi si leggono le cronache più antiche, quelle di cent'anni fa, si noterà che gli inverni forlivesi non erano poi così diversi da quelli sopra descritti. Più rigidi, tendenzialmente, sembrano essere stati gli anni centrali del Novecento. 

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