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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Scusi, dov'è via del Sole?

Quali erano i nomi tradizionali delle vie del centro? Dall'Ottocento in poi, molti dei titoli antichi sono stati sostituiti per omaggiare la storia. Ma se un giorno a qualcuno venisse in mente di riportarli in auge?

Uno stradario antico in mano e un turista si perderebbe per Forlì, immerso in una bruma invernale. Sarebbe un'operazione coraggiosa e intrigante ripristinare i nomi antichi delle vie forlivesi, alcuni dei quali sono davvero molto suggestivi. Parecchi sono stati sostituiti ma per secoli hanno caratterizzato l'odonomastica forlivese. Eventi storico-politici hanno mutato parte dei titoli delle strade del centro, alcuni dei quali poi sono “tornati” (come il caso di via delle Torri che poi fu dedicata a Cesare Battisti per poi tornare al nome originario), altri “riciclati” (lo stesso Cesare Battisti è stato “sfrattato” nei pressi del vecchio ospedale Morgagni). Molte informazioni su tempi e sulle deliberazioni odonomastiche sono reperibili anche sul sito del Comune e si notano dedicazioni mutevoli e che, a volte, meritoriamente, tornano (via Fattona e via Bacilina, per fare qualche esempio, per un certo tempo avevano perso il nome tradizionale). 
Nei documenti antichi s'intersecano i titoli popolari con quelli ufficiali (idem, ad esempio, oggi avviene per piazza delle Erbe cioè piazza Cavour) e si sa che i forlivesi non sono particolarmente ferrati con i nomi delle vie, forse per un certo camaleontismo stradale che ora appare cristallizzato. 
Più volte gli indirizzi sono stati mutati, specialmente a favore, come detto, delle istanze care ai garibaldini, ai mazziniani, agli irredentisti, ai protagonisti della liberazione: così, per esempio, la strada Petrosa è borgo Cotogni, poi borgo Pio, quindi corso Vittorio Emanuele, quindi corso della Repubblica. La strada Flaminia, invece, almeno nel Seicento, era borgo Schiavonia, poi diventato corso Garibaldi. Corso Mazzini era borgo San Pietro mentre corso Diaz è stato così battezzato dopo essere stato borgo Ravaldino e corso Saffi.
Si noti che sono scomparsi i “borghi” sostituiti dai corsi, le “strade”, i “campi” diventati piazze. 

Facciamo qualche altro esempio “minore”? 
Via Bocchio, dalla fine dell'Ottocento, fu dedicata a Luffo Numai. Il nome antico pare una semplificazione di via Clabacchi, famiglia che qui ebbe dimora. Ancor prima era popolarmente nota come strada Garavina. Parallela a questa strada c'era via degli Sbirri, poi rinominata Sant'Antonio Vecchio. Non distante, c'era via dei Giudei, ora via Sara Levi Nathan. Quella che oggi si chiama via Carlo Cattaneo era l'antica strada Paccaglia, nome derivante dai possidenti Paccagli che qui avevano dimora. Era nota anche come via di Santa Maria del Ponte o via Omnis. Il nome inquietante di via delle Forche (vi era il deposito degli strumenti di giustizia) fu poi aggraziato in via Paradiso. Come strada Barullo (o Brullo o Cappriccio) era definita l'attuale via Cornelio Gallo mentre la via delle Cordelle era quella ch'è oggi dedicata ad Arnaldo da Brescia ma che fu nota per lungo tempo come via Majana. Carlo Pisacane ha “conquistato” la vecchia via Santa Maria in Piazza (e non c'è traccia neppure dell'omonima chiesa).  Ai meriti di Achille Cantoni è stata ascritta quella che era via Diamante. Giuseppe Pedriali, benemerito imprenditore forlivese che donò alla Città un'importante collezione di quadri purtroppo poco conosciuta, ha “rubato” il nome alla suggestiva via del Sole. La stessa portava anche il nome di strada della torre Orselli, via Ripa Verde e popolarmente nota come via del canale dei Dindolini, in quanto molto pittoresca grazie al corso d'acqua e ai ponticelli che la caratterizzavano. Contrada Grande era l'originaria via Giorgio Regnoli, dedicata all'inclito chirurgo già a fine Ottocento, mentre era nota anche come strada di mezzo o contrada dei cavalieri; strada Delfina, invece, era il primo nome di via Zauli Sajani. Per lungo tempo, la via Cignani, ove si estendeva parte dell'omonimo palazzo abbattuto senza pruriti storico-artistici durante il boom economico, era chiamata vicolo de' Corini. Invece, via dei Magnani era l'attuale via Gaudenzi mentre la via Cobelli era popolarmente nota come strada del dottor Vesi o del Miracolo. In effetti, qui avvenne l'evento prodigioso relativo alla Madonna del Fuoco. 
Uno “scambio” ha sostituito via Primavera là dov'è via Oreste Regnoli che, peraltro, era nota come via Campostrino o via di Santa Maria dei Servi. Viceversa, appunto l'attuale via Primavera era dedicata al giurista Oreste Regnoli. 

Altri esempi: via Giovine Italia era via Muraglione della Torre, via Fratelli Bandiera era via Terziarievia dei Mendicanti era l'attuale via Francesco Nullo. Via Miller era chiamata via Ravaglia. Tuttavia, via Chiavicone era il nome poco poetico di quella ch'è oggi via Valzania. Via Merenda era via del Forno. Via Marsala aveva il nome poco carino di via Miseria
Via dei Mille era via Monsignani. Via Silvio Pellico era via Pozzo della Secchia o via Sant'Antonio Nuovo. A Caterina Sforza sarà dedicata la via dei Camaldolesi mentre Jacopo Allegretti sostituì il suggestivo nome di via delle Celendole o, meno poetico, delle Stallacce. 

Un passo fuori dal centro, nel quartiere cosiddetto razionalista: se sono stati sostituiti i nomi creati durante il ventennio, è sparito anche viale Francesco Crispi, che nel 1950 lasciò il titolo al pioniere socialista Andrea Costa. La circonvallazione ora è rimasta "orfana" di viale Duca d'Aosta (poi viale Matteotti) e viale Bovio (poi viale Vittorio Veneto). Cambiamenti di nomi di strade sono avvenuti anche in periferia (alla Cava, per esempio, o a Caiossi). Se quest'ultimo esempio è frutto di scelte relative a una storia più recente, è vero che molti dei nomi antichi e tradizionali delle vie del centro rimangono suggestivi e sconosciuti, chissà se un giorno saranno ripristinati, magari indicandoli con cartelli artistici, omogenei e ben curati come avviene in altre città.  

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