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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Teste calde dal barbiere

Nella Forlì del 1869, una bottega di Borgo San Pietro fa paura alle forze dell’ordine: cosa tramano Barabò, Brunelli e Canziani?

“Ieri sera ebbi per due volte a passare davanti quella bottega, e vi tenne pure appostato un agente di fiducia, ma nulla ebbe a risultargli. Fu visto andarvi il Barabò, il Brunelli e nessun altro”. Così si legge in uno dei primi rapporti riguardanti il caso del barbiere Briscier in una primavera postunitaria. Tutto ebbe inizio da una segnalazione dei Carabinieri Reali del 29 marzo 1869. Si sospettavano “mene del partito d’azione” e in particolare che “nel borgo San Pietro possa esistere un ufficio segreto intento a promuovere arruolamenti volontari”. Sovversivi, dunque, pronti a imbracciare le armi per la causa rivoluzionaria tra le tensioni di un’Italia appena unificata e pertanto piuttosto apprensiva. Si diceva che “una ventina di giovani siano già iscritti”. Tuttavia si ammetteva che “si sono fatte indagini” ma “finora sono riuscite vane”. Le informazioni qui presenti, quindi, sono state sulla scrivania del Prefetto di allora e consultate con estrema attenzione. 

La bottega del barbiere Briscier era sull’attuale corso Mazzini, sotto il portico di casa Pettini, elegante edificio restaurato di recente.  Il 4 aprile 1869 si ha paura: “si suppone che l’arruolamento possa essere veramente un fatto” ed è proprio lì, dal barbiere “all’insegna “B.N.40 sita nel borgo San Pietro”, cioè il nostro Briscier. Il sospetto pareva fondato a causa di “un insolito andirivieni, e specialmente nelle prime ore notturne, di giovani di ogni ceto e dei più caldi”. Un “contegno”, questo, che sembra “nascondere un secondo fine”. 

Il 6 aprile 1869, un rapporto inviato al Prefetto fa notare che “nel quartiere di San Pietro sono due i posti” da sorvegliare attentamente. “Il primo è l’osteria di tal Zangheri fuori di porta alla sinistra del piazzale per andare alla stazione (s’intende ovviamente la vecchia stazione ferroviaria), e l’altro è la bottega del barbiere Briscier sotto la casa Pettini lungo la strada di San Pietro”. Sono luoghi frequentati “da una comitiva di sei o sette giovani quasi tutti Garibaldini e tanto lo scorso anno che in questo furono gli unici luoghi ove per la ricorrenza dell’onomastico di Garibaldi il 19 marzo si fece l’illuminazione”. Certo, vi sono anche avventori “di nessun conto”, però si segnalano: “tal Brunelli muratore d’anni 22, Canziani Giuseppe d’anni 30, il figlio di Borghetaccio di cognome Matteucci e cugino del banchiere Borghi Matteucci”.

Inoltre era cliente abituale “certo Barabò” ed altri tre o quattro individui. “In gran parte di questi sono ex Garibaldini i quali ad ogni chiamata sarebbero pronti a marciare col Garibaldi, come lo è tutta la gioventù della Romagna, ma nessuno dei medesimi ebbe mai a subire procedure criminali”: tutto sommato, quindi, non avevano la fedina penale tanto imbrattata. Si aggiunge pure che “non ebbero a prendere parte” agli “ultimi disordini che si lamentarono in Forlì sul finire del marzo 1867”. Venne annotato anche che “solo soliti poi in parte a radunarsi nell’orto Marcolini che resta vicino alla bottega del Briscier allo scopo di mangiare, bere e non più”. Non sembrano fondate le paure, non risultava “che si abbiano a fare arruolamente” né lì “né in alcun altro luogo della Città”. 

Eppure giravano sospetti chiari e pesanti: “L’arruolamento dicesi venga fatto per conto di Menotti Garibaldi, con intendimento di star pronti alla partenza per lo scopo e per il luogo che verranno in seguito designati”. Nonostante gli scarsi riscontri le indagini andarono avanti.  Il 7 aprile 1869, un altro rapporto sulla bottega del barbiere Briscier parla di “giovani appartenenti a opinioni esaltate” e chiede di “raddoppiare la vigilanza” perché “queste più insistenti investigazioni” avrebbero potuto dare buoni frutti. I nomi, in fin dei conti, sono sempre gli stessi: “Brunelli muratore, Canziani operajo, Borghettaccio anche operajo, Barabò ed altre due o tre” che s’intrattenevano dal Briscier “circa una mezz’ora”. Tutti questi erano accomunati da “caldezza di spiriti”; “per scioperataggini, e per vaghezza di meglio, essendo tribolatissimo lo stato loro presente” si accosterebbero facilmente alla fazione sovversiva. Erano soliti recarsi dal barbiere “anche in ore diverse dalle serali, quando in gruppo, e quando isolati” e ciò avveniva “più spesso per impulso di ozio che a disegno”. Chi li ha spiati riporta che discutevano “sciattamente” sulle “faccende e le sorti italiane” con “quel senso e quel fare ch’è tutto proprio di gente ignorante, maldestra, sviata, e spesso per libazioni fuorviata anco di più”. Tuttavia, osservando bene questo crocchio di personaggi avvinazzati, non emergeva niente di pericoloso. 

Il dispaccio dell’8 aprile 1869 aggiunge altri particolari: si citano i soliti Canziani e Barabò ma pure “il giovane Francia ed altri della loro comitiva”. Rimasero, la sera precedente, dal barbiere Briscer “per poco tempo”. “Costoro – si legge - fanno parte anche di una società che è solita dare i festinacci a pagamento nella stagione del carnevale nella casa Pettini, e di più sono interessati nei giochi clandestini dei numeretti e del gallinaccio”. Il resto fa sorridere: “di quando in quando poi col prodotto delle feste e dei giochi sono soliti a fare delle merende ora nell’orto Marcolini ed ora in altri luoghi”. Insomma, tutto questo spiegamento di forze finirà così: “sarebbe emerso che i discorsi di quei giovani anzi che riferirsi alla politica avessero a riferirsi alle gozzoviglie ed ai lucri del gioco”. 

Saranno comunque tenuti sott’occhio se il 25 aprile 1869 si parla ancora dei “soggetti” che gravitavano intorno al “noto barbiere Bricé” (il cognome diventa lo stesso di un caduto della seconda guerra mondiale cui è stata dedicata una via in periferia). Insomma: “le persone che ivi frequentano” sarebbero “di poca influenza e per mezzi e per condizioni” ma per questo “appunto più facili ad essere trascinate ad agire”. Tuttavia, al contempo, il fascicolo si chiude in modo sereno: “Ora però, da più giorni e dopo le scoperte fattesi in talune delle principali Città del Regno, pure prese dal Governo, pare che quello stato d’orgasmo che prima dava a sospettare abbia cessato”. 

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