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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Un tempio in piazza Saffi?

La prima settimana di giugno del 1857, i forlivesi videro una curiosa struttura. Di cosa si trattava? Che cosa doveva accadere?

Tra il 3 e il 5 giugno 1857, nell’attuale piazza Saffi fu innalzata una struttura provvisoria voluta per stupire e meravigliare. Che scopo aveva? Era un tempio a sei colonne (in immagine), una di quelle costruzioni posticce che una volta si erigevano in onore di qualche ricorrenza o dell'arrivo di un ospite illustre. In effetti era atteso a Forlì il Capo di Stato che in quel momento era Pio IX. Non so quanti avrebbero scommesso che di lì a poco tutto sarebbe cambiato: il 19 giugno 1859 la Città proclamerà la propria indipendenza dallo Stato Pontificio e si vedrà sventolare il Tricolore.

Il cosiddetto Tempio della Pace godeva della luce di migliaia di lumi garantendo uno spettacolo di tutto splendore e meraviglia. Attorno ad esso la piazza era addobbata con ghirlande, festoni e fiori. Si trattava dunque di una struttura "di luce" destinata a lasciare a bocca aperta i forlivesi e il Papa Re. La visita di Pio IX a Forlì animerà la città per tre giorni e l'attento cronista Calletti non si lascia sfuggire nulla, notando il "giubilo grande" che l'evento comportò. Giunto a Forlì - in piedi sulla carrozza a capo scoperto - alle sette di sera del 3 giugno 1857, "il suo arrivo fu annunciato dal fragore dei cannoni, dal suono dei sacri bronzi, dagli armonici concerti della banda cittadina e svizzera". Porta Cotogni fu ribattezzata Porta Pia, e Borgo Cotogni, di conseguenza, Borgo Pio. Attraverso tale ingresso cittadino il Papa entrò nell'urbe, passando sotto un "arco trionfale di bellissima architettura eretto fuori dalla barriera", un'altra struttura provvisoria per rendere maggiormente onore al Capo di Stato. In quel luogo, con l'offerta delle chiavi della Città, gli furono tributati "omaggi di venerazione e sudditanza" da parte della autorità forlivesi "in nome dell'intera popolazione" e Pio IX "rispose che era soddisfatto della venerazione che in questa circostanza la città di Forlì mostrava al capo della Cristianità". Calletti appunta che "la folla accorsa ad ammirarlo era immensa", che Borgo Pio "era riboccante di popolo che acclamava il suo desiderato padre e sovrano". Come si usava, furono esposti alle finestre arazzi, drappi, damaschi. "Dall'arco al Duomo il Delegato e la Magistratura accompagnarono Sua Santità a piedi e a capo scoperto, senza mai distaccarsi dallo sportello della carrozza". Dopo una celebrazione in Cattedrale, Pio IX si recò nell'attuale Municipio mentre "uno stuolo di orfane" di bianco vestite precedeva il "nobilissimo corteggio" spargendo fiori. Il Papa sia affacciò al balcone del Palazzo Comunale e "il popolo ricevette la benedizione a capo chino". E la serata fu illuminata dal Tempio della Pace e altri effetti speciali. 

Il secondo giorno segnò il fatto che forse è più rimasto nella memoria di questa visita. Il Duomo stava cambiando volto, con una lunga e costosa operazione che l'avrebbe reso un grande tempio - appunto - neoclassico come appare ora. L'interno risultava piuttosto povero se l'altare era di legno. Quindi segue un episodio che si tramanda da allora: la predella dell'altare era vecchia e tarlata, tanto da schiantarsi quando il Papa gli salì sopra. Nonostante il carattere fumantino dei forlivesi risorgimentali non si trattava di un attentato. Pio IX non si scompose, anzi, avrebbe affermato sorridendo: "Vi regalo io l'altare nuovo, così se ripasso da Forlì non rischio più la vita celebrando messa". Cosa che avvenne: il dono giunse a Forlì nel 1860 ed era, in principio, destinato alla basilica romana di San Paolo Fuori le Mura per la munificenza dello Zar. Offrì pure 400 scudi in elemosina ai poveri della città e distribuì doni e riconoscimenti anche a alunni, orfani o "fanciulle pericolanti". Fu ospite di conventi ed enti assistenziali, quindi accolse tanta gente desiderosa di parlare. Il Pontefice non prese parte al pranzo ufficiale di Stato perché preferì mangiare da solo. Per la seconda sera forlivese, dopo la cerimonia del baciapiede, si accese una macchina di fuochi d'artificio particolarmente spettacolare. Il 5 giugno era all'ospedale (Palazzo del Merenda) per visitare i malati "lungo tempo accostandosi al letto di ogni infermo e consolando con tratti di somma carità e impartendo la benedizione". Lasciò Forlì alle quattro del pomeriggio. L'accoglienza romagnola fu calorosa ed entusiasta, i testimoni del tempo concordano sul clima festoso e dei gridati "viva" che si levavano. 

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