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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Una festa per i Morgagni?

Se ci fosse una data per fare baldoria con tutti i parenti del Sommo Anatomico sarebbe il 29 marzo. Ecco perché

Le origini di (e dei) Morgagni? A Durazzanino. Ecco, in estrema sintesi, il succo del discorso. Se la casa del pioniere mondiale degli studi anatomici persiste nel suo stato pietoso a due passi da piazza Saffi, in quella via Missirini che non certo è da consigliare come itinerario turistico, si deve ricordare che le sue radici affondano nel terreno ubertoso del contado. Storie di nomi e di cognomi che un territorio incapace di trattenere la disciplina della centuriazione romana ha comunque conservate ben salde e ancora percepibili. 

In tempi remoti esisteva un fondo Horatianus, separato in due parti dal fiume Ronco e in seguito dall'acquedotto di Traiano. Nell'alto medioevo sono pertanto citate le Villae Orazani che essendo due, facilmente diventarono “Durazzano” per la parte ravennate e “Durazzanino” per la parte forlivese. Proprio il lato forlivese dei “Due Oraziani” pare essere la culla di molti dei Morgagni tuttora viventi. Lì, alla fine del Quattrocento, viene alla luce la matrice della “domus communis de Murgagnis” secondo gli studi del notaio Giacomo Prugnoli riportati dal canonico Adamo Pasini. I verbali del Consiglio Comunale del 29 marzo 1519 conservano la pratica della cittadinanza concessa ad Agostino figlio di Francesco Morgagni e ai suoi discendenti, una vera e propria tribù da cui più tardi sarebbe nato l'illustre Giovanni Battista. Egli, del resto, non faceva mistero delle sue antiche origini di campagna, anzi, ne andava orgoglioso. 

Quel suo avo, Agostino, faceva parte – come detto – di una robusta schiatta di abitanti di Durazzanino, benemeriti dei frati dell'Osservanza ai quali apparteneva il cardinale Cristoforo Numai. Grazie al legame con l'influente porporato forlivese e alla loro benemerenza, ai Morgagni venne concessa la cittadinanza forlivese e con essa le conseguenti esenzioni da oneri fiscali. La famiglia si moltiplicò e il ramo degli avi del Sommo Anatomico si trasferì a Forlì dove ottenne la cittadinanza per domicilio, in modo dunque implicito mentre la parte “rurale” domandò di tanto in tanto di confermare il privilegio.

Tra la polvere degli archivi parrocchiali, giacimento di memorie da tutelare, emergono intrecci da cui si può distinguere una probabile parentela di Giovanni Battista con quell'avo Agostino, attraverso un Giovanni Maria, un Fabrizio, nonno Francesco e il babbo Fabrizio. E per ognuno di questi nomi una pluralità di fratelli che fa pensare all'epicentro della diffusione del cognome tanto forlivese. Quindi, se ci fosse una festa per tutti i Morgagni, questa dovrebbe essere data il 29 marzo, giorno della concessione della cittadinanza e, quindi, del riconoscimento pubblico della loro forlivesità. 

Le prime notizie della chiesa di San Tommaso Apostolo in Durazzanino, poi ricostruita più volte, risalgono al 1564,  anni in cui i Morgagni (o almeno il loro ramo principale) avevano già intrapreso la strada dell'opulenza. La frazione, a quasi nove chilometri a settentrione di Forlì, si sviluppa sull'argine sinistro del fiume Ronco. Se i Morgagni volessero festeggiare il loro giorno, lo dovrebbero fare tra queste case lungo la Ravegnana. Si stima che attualmente siano circa centocinquanta i forlivesi che portano questo cognome. Tra gli altri esponenti noti non si possono tralasciare due fratelli un tempo celebri in tutta Italia, i giornalisti Manlio e Tullo. Il primo fu direttore generale dell'Agenzia Stefani, tanto da essere definito “megafono del fascismo”, il secondo fu l'ideatore di importanti competizioni sportive come il Giro d'Italia e la Milano-Sanremo. 
 

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