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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Una nuova casa per San Mercuriale

Dall'ottobre del 2018, le ossa del Protovescovo riposano in una preziosa urna di marmo concepita da un forlivese e collocata nella cappella Mercuriali.

Come premessa occorre dire che il medico Girolamo Mercuriali è sepolto in San Mercuriale nella cappella Mercuriali dove trova riposo anche San Mercuriale. Le ripetizioni inevitabili intendono allontanare confusione sulle ragioni di questa storia antica e nuova. 

Fuori dall'urbe, l'antica chiesa di Santo Stefano, forse una pieve simile a quelle che si trovano qua e là tra Ravenna e Forlì, fu incendiata durante uno scontro tra guelfi e ghibellini nel 1173. Il vecchio luogo di culto, risalente - si presume - al IV o al V secolo, era sorto accanto a un cimitero cristiano dove, secondo la Guida di Ettore Casadei si può presumere fosse sepolto il protovescovo di Forlì, San Mercuriale, che le diede il titolo, quando il suo corpo vi fu trasportato circa il sec. VII. Si pensa che l'antica pieve fosse sorta proprio su iniziativa di San Mercuriale, primo vescovo di Forlì. E sui resti di essa fu subito costruito un complesso monastico a lui dedicato. La storia volle che questa località extraurbana diventasse poi il cuore della città. Il luogo di culto, in stile romanico-lombardo, contiene le spoglie del grande Mercuriale, pastore del quarto secolo venuto da lontano che contribuì ad estirpare l'arianesimo in Romagna insieme con Rufillo di Forlimpopoli, Leo di Montefeltro, Gaudenzio di Rimini e Geminiano di Modena. La sua agiografia vuole che abbia ammansito un drago che terrorizzava gli abitanti nei pressi delle sponde del fiume Ronco e liberato duemila forlivesi deportati in Spagna dai goti di Alarico. Il suo dies natalis sarebbe il 30 aprile ma da tempo si festeggia il 26 ottobre, giorno della traslazione delle sue reliquie. Il suo corpo è nell'omonima abbazia, la sua testa nella chiesa della SS.Trinità in borgo Schiavonia. In principio, il corpo di San Mercuriale era conservato nella cripta sotto il presbiterio. Tuttavia, nel Cinquecento, la volta sprofondò seppellendo le reliquie del Santo. La cripta non sarebbe più stata ricostruita e le spoglie vennero raccolte nella cappella Mercuriali. I più ricordano che qualche anno fa erano visibili in una teca in vetro con i bordi di ferro color ottone sotto l'altare maggiore, poi sostituita da un piccolo manufatto ligneo.

Qui si innesta la vicenda a breve raccontata che, a differenza delle altre, è recentissima benché abbia un sapore antico. Nel maggio del 2018, infatti, venne abbozzato su carta un disegno fatto con perizia ma forse senza alcuna velleità, disegno che mesi dopo si sarebbe concretizzato in un manufatto molto prezioso per la storia della città. In occasione dell'anno dello sport, fu proposta una ricognizione delle spoglie di Girolamo Mercuriali; il grande dottore forlivese, colui che nel Cinquecento per primo teorizzò l'importanza della ginnastica su base medica, è infatti sepolto nell'Abbazia di San Mercuriale nel medesimo spazio in cui trovano riposo le spoglie del Protovescovo Mercuriale. L'idea porta la firma di Mirko Traversari (antropologo fisico e paleopatologo). La ricognizione del Mercuriali, però, avrebbe comportato il sollevamento del prezioso pavimento marmoreo secentesco. Infatti, il medico è sepolto in un punto non ben precisato della medesima cappella. Il parroco don Enrico Casadio propone allora di esaminare le spoglie di San Mercuriale. I sostenitori ci sono già: da una parte l'Ausl Romagna, l'Università di Bologna, e il Lions Club Terre di Romagna. 

Mentre si stava ragionando sul da farsi, Alessandro Dianori (sacrestano), tratteggia su carta l'idea per una nuova arca destinata a conservare le spoglie del Santo. Infatti, si erano sbloccati dei fondi per costruirne una nuova. Quella precedente, un vecchio tabernacolo del giovedì santo in legno, riconvertito nel 2000, mostrava preoccupanti segni di deterioramento anche per l'azione di tarli, e anche le ossa, antiche di almeno quindici secoli, erano in pericolo. Così la bozza su carta fu presa in considerazione. "Avevo in mente un'urna a forma di sarcofago e di casa - spiega Dianori - in marmo". Sì, ma c'è marmo e marmo, quindi occorreva scegliere tipi e colori. "Immaginavo la base e il tettuccio azzurro ma era di difficile reperibilità, quindi si è optato per il verde. Le tonalità riprendono quelle della cappella Mercuriali. Come, per esempio, il rosso, simbolo di regalità, il bianco Carrara, il grigio; l'onice miele è un collegamento con la Cattedrale, sede del successore di San Mercuriale e dove, sul postergale dell'altare maggiore, si trovano riquadri di questo particolare materiale. Composta dal marmista Franco Spagnoli e figli di Carrara, da loro è stato regalato il cristogramma dorato posto al centro. "Per proteggere ancor meglio le ossa - aggiunge Dianori - all'interno dell'arca c'è una teca di plexiglas con sigillo del vescovo Livio Corazza". Il manufatto che dalla fine dello scorso ottobre è stato collocato nella cappella Mercuriali misura 83 centimetri per 60, e ne è alto 55. Essendo composta di marmo spesso tre centimetri, risulta piuttosto pesante: sfiora i due quintali. Per collocarlo dov'è ora sono stati posti dei rinforzi sotto il piano di appoggio (tale struttura provvisoria si nota in immagine): "Finché non l'ho vista in loco, non sono stato tranquillo" confida Dianori. In esso, come consuetudine vuole, oltre alle ossa sono state lasciate monete dell'anno e del pontificato in corso e la pergamena che attesta l'avvenuta ricognizione.

Secondo le prime informazioni, Mercuriale, vissuto nel IV secolo, era un uomo minuto, alto un metro e 58. Doveva aver camminato molto, aspetto questo legato all'evangelizzazione: dallo scheletro si leggono fatiche legate alla deambulazione, aggravate dalla osteoporosi. Nelle ossa si legge una certa fatica, una spossatezza propria della dura vita di tempi lontanissimi: tuttavia ha saputo conservare denti sani. Si pensa che soffrisse di sinusite cronica (il suo setto nasale appare deviato). Si sa che era presente al concilio di Rimini del 359 e, al di là di questa informazione storica, fiorirono leggende agiografiche sulla sua figura che fu particolarmente venerata fin dalle origini, dal momento che sorsero luoghi a lui dedicati non solo a Forlì, ma anche a Ravenna e Pistoia. In tempi ragionevoli si conosceranno altri particolari di quest'uomo di cui si sa tanto poco ma cui è dedicato il luogo simbolo della città definita, appunto, mercuriale. Tale vicenda è, dunque, recentissima, pur toccando con mano l'arco di quindici secoli. Le ossa in fase di studio, solo in parte - finora - hanno parlato. E il marmo, materiale che anela all'eternità, ricorda che San Mercuriale è lì, e lì vuol rimanere.

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