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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Vecchie ruggini alla Ripa

Nel grande monastero forlivese scoppia un tumulto tra le religiose: è il 28 marzo 1715, e questa controversia si trascinerà per anni

È il 28 marzo 1715 quando si registra una curiosa lite all'interno del muraglione della Ripa. Nel grande monastero forlivese la comunità religiosa femminile era divisa per censo, così esistevano categorie diverse di monache. Le Coriste, o Velate, erano aristocratiche e governavano la vita del monastero, ricoprendo incarichi amministrativi e recitando l'ufficio liturgico. Le Converse erano borghesi, di famiglie di commercianti e artigiani e svolgevano i lavori connessi alla vita e al servizio del monastero. Erano poi definite Educande le fanciulle delle famiglie nobili che restavano in monastero per periodi più o meno lunghi. Venivano istruite, formate come monache, preparate a professare o a tornare nel mondo. Va ricordato che oggi la grande area nota ai forlivesi come “ex distretto” (già monastero della Torre o della Ripa) è inagibile perché recentemente ha ceduto un'ala del secondo piano del chiostro che era già pericolante anni fa. Pare sempre opportuno ricordare quante potenzialità avrebbe il recupero di un tesoro del genere la cui estensione è paragonabile a quella di tre piazze Saffi. 

Nella chiesa, che in seguito sarà resa irriconoscibile dall'uso militare in seguito agli espropri napoleonici, a ogni sorella corrispondeva un seggio nel presbiterio, in particolare in un luogo detto coro. L'insofferenza delle Converse le portò a lamentarsi “che l'assegnamento fatto loro non sia bastevole al numero di nove per commodamente inginocchiarsi e sedere”. Insomma, si sentivano strette e a ciò non bastò l'intervento delle sorelle che si produssero in una soluzione che prevedeva otto nuovi scranni con “tanto spatio” e spalliera, mentre il nono rimaneva come prima, forse perché il “tanto spatio” era finito.  Cercò di sgarbugliare la vicenda fra Angelo Maria di Carpi, ministro provinciale dei minori osservanti e consultore della Santa Inquisizione. Le Converse – così annotò - si distinsero “per la loro importunità e disubbidienza in non volersi prevalere dei sedili assegnati” tanto da costringere la Madre Badessa a disfarsi di tutti i loro seggi. Questo perché “il nono non era uniforme agli altri”. Ciò produsse per almeno due anni un “ostinato litigio” che da allora teneva inquiete tutte le monache. 

Per capire come andava negli altri monasteri femminili di Forlì fu chiamata a deporre suor Angela Francesca Guarini, badessa di Santa Chiara in Forlì, che testimoniò: “le nostre Converse in coro non stanno altrimenti nelle sedie, ma in una banca o in terra separate dalle monache”. Disse lo stesso, per il suo monastero, la priora Caterina Marchesi di Santa Caterina. E pure suor Paola Lucrezia Lambertelli, priora di San Domenico, attestava “come le nostre sorelle Converse in coro stanno totalmente separate dalle Velate, atteso che il nostro coro è formato di due ordini, e solo le Velate hanno il Cancello, in mezzo della Chiesa è terminato il Coro, distante quattro o sei passi ci sono due balconi di noce uno per le nostre Educande, e l'altro per le Converse”. E non solo in chiesa vigeva tale separazione, infatti “pure in Refettorio”, le une “stanno ad una tavola separata dall'altre”. Per farla breve: le Converse della Ripa, cui era concesso di sedere nel coro, non avevano ragione di lamentarsi, le loro colleghe negli altri monasteri forlivesi vivevano in modo assai più separato dalle Velate. 

Tommaso Torelli, vescovo di Forlì, produsse un memoriale in cui dettaglia la questione, derivata dall'occasione di “rifarsi il coro che in origine era composto da un solo ordine di stalli appoggiati alle pareti e l'altro ordine si componeva di semplici sedili con il solo postergale senza i bracci”. Così venne costruito il nuovo coro “a due ordini di stalli con il suo strato di legno per commodo d'inginocchiarsi”. In tale circostanza “fu alle Converse conservato il loro medesimo sito antico dalla parte dell'Evangelo” (a sinistra), “e all'Educande l'altro dal canto dell'Epistola” (a destra). “Ma perché nel formarsi i sudetti stalli del secondo ordine restò occuputo un poco di sito nella parte delle Converse, che hora sono in numero di nove di modo che restavano solo sette stalli, le predette Converse fomentate da alcune poche religiose Velate forse di genio inquieto eccitarono pretensione di volere nove stalli”.

Il Settecento è secolo di rivoluzioni, e pare essere confermato da questo singolare tumulto femminile “che tiene in disturbo il Monastero” per anni, “con amarezza degl'animi” perché “non fu possibile quietarle” tanto da scomodare i superiori dei Minori Osservanti di San Francesco, ordine al quale era soggetto il convento della Ripa. Infatti, sebbene fosse chiaro che non sarebbe stato possibile rifare “l'intiero numero delli nove stalli” per le Converse perché ne sarebbero stati tolti alle monache coriste, le prime non vollero sentire ragione. Inoltre, il Vescovo aggiungeva che “le dette Converse mai potevano tutte assieme assistere in coro a causa delle loro occupationi servili”. Quindi le nove sorelle non sarebbero mai state contemporaneamente su quei sedili. Si smantellarono così i nuovi stalli per rifare spazio ai semplici seggi di prima, ma “ne meno però a questo provedimento, già tutto perfettionato si acquietarono le Converse, e le loro fautrici”.

Tuttavia, il Vescovo, dopo aver ascoltato pazientemente le religiose, riscontrava che “molte poche” furono le riottose, “non eccedendo il numero di 16, e l'altre che si oppongono sono in numero di 55”. Inoltre, aggiungeva: “Ho voluto similmente vedere dalle grate il luogho della controversia, l'ho fatto misurare, è di Palmi Romani 21, in circa” (più o meno 4 metri e mezzo). E, dopo aver fatto sedere “in detto luogo nove religiose Velate”, gli parve “molto capace” ed “essere bastante per potervisi inginocchiare con le dovute decenze”. Pertanto, queste Converse “dovrebbono una volta quietarsi”!

Il vicecommissario generale, padre Lorenzo di San Lorenzo raccomandava prudenza e premura, finché fu deciso di “restituire alle Converse quel sito medesimo”, inoltre “facendosi apparechiare con tutti i commodi civili da sedere, e d'inginocchiarsi, come hanno tutte le altre, che è quanto può mai ragionevolmente loro concedersi”. Tutto questo, però, con la raccomandazione alle Converse di “quietarsi, e non desiderarne di vantaggio in fede” in quanto il padre provinciale “gle lo hà accresciuto notabilmente restituendoli l'antico spazio”. Si sarà placata così la controversia che tenne per tanto tempo “in disturbo il Monastero”? 

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