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La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Carlo Battistini, il nuovo presidente della Camera di commercio visto da vicino

Da neo presidente della Camera di Commercio di Forlì, Cesena e Rimini, lo trovo come è sempre stato: riflessivo, attento ad assorbire la complessità e a rifuggire l’ovvio

Ricordo nitidamente il pomeriggio in cui conobbi Carlo Battistini, lui aveva sedici anni. Ero seduto sui gradini della scala interna del palazzone di Via dei Mille a Forlì che ospitava la sede della Democrazia Cristiana, a fianco di Giancarlo Domenichini, che poi è diventato Preside del Liceo Monti di Cesena e che adesso scrive bei libri, l’ultimo dei quali ha campeggiato nei giorni scorsi al Salone del libro di Torino. Comparve di fronte a noi la figura slanciata di Ermete Battistini, imprenditore forlivese dallo sguardo buono, attivissimo nella Dc. Aveva con se due dei suoi tre figli adolescenti, Daria e Carlo. Ce li presentò, orgoglioso. Allora, in Romagna, non c’era famiglia che non avesse un iscritto a un partito, la politica era nell’aria che si respirava, le riunione frequenti e partecipate. Si concorreva, donne, uomini, giovani e vecchi, alla cosa pubblica. Si disegnava, ciascuno con i propri talenti, la società a venire. Si formavano classi dirigenti, si saldavano amicizie imperiture.

So anche come e dove Battistini conobbe sua moglie, Anna Grazia Giannini, manager di capacità notevoli. Lui s’era appena laureato in economia, attendeva il servizio militare. Giorgio Valbonetti, oggi notissimo conduttore a TeleRomagna, era allora direttore di Confcooperative a Forlì: ospitò per un periodo in sede il giovane Battistini per consentirgli ricerche e analisi. In quei giorni la sarsinate Anna Grazia, che era impossibile non notare, partecipava a corsi  sulla possibilità, suggerita ai ventenni, di dar vita a cooperative. Lei capì perfettamente la lezione, fondò la cooperativa sociale “Il Cigno”. che, sotto la sua guida, è diventata una delle più importanti in Italia nel settore. Carlo, che dietro le le lenti astute ci vedeva benissimo, tra una fotocopia e un coffe break, si fece avanti. La sventurata rispose. Per questa conversazione ho intercettato Battistini nel giorno della Festa della Repubblica. E’ a Cesenatico, in relax, la sua giornata lavorativa si svolge, invece, a Bologna. Da neo presidente della Camera di Commercio di Forlì, Cesena e Rimini, lo trovo come è sempre stato: riflessivo, attento ad assorbire la complessità e a rifuggire l’ovvio.

Hai lavorato per le Camere dell’Emilia Romagna dopo la laurea. All’inizio del nuovo millennio, hai fatto parte della Giunta di quella forlivese, Cos’è cambiato, nel sistema, da allora?
Tutto. A quel tempo le Camere avevano grande influenza, accompagnavano all’estero le imprese, dettavano i tempi dell’economia e ne amplificavano la voce. Successivamente, funzioni strategiche sono passate alle Regioni, a cominciare dalla internalizzazione. Le risorse a disposizione delle Camere sono state bruscamente ridotte; la politica nazionale, sbagliando, ne ha messo in discussione la stessa sopravvivenza. Oggi alle camere rimangono, come punte di diamante, uffici studi e registro imprese, sappiamo quanto siano importanti. 

Sai che sono tardo di comprendonio: spiegami in parole semplici la missione di una Camera nel 2022.
Utilizzare la sorgenti di informazioni di cui dispone per capire e programmare. Guardare, metaforicamente, alla fine del mese, per consentire alle imprese di svilupparsi. Ma anche, metaforicamente, alla fine del mondo, non possiamo consumare il pianeta. E fungere da faro: troppi shock improvvisi incidono sulla vita delle aziende, pensa al costo delle energie. Dobbiamo aiutare le imprese a individuare la direzione di marcia. Aiutarle anche a investire nei processi innovativi, visto che è assolutamente necessario. Poi ci sono le funzioni ordinarie della Camera, garantite dagli uffici, che tutti conoscono ed apprezzano.

Negli anni Ottanta la Camera forlivese divenne cabina di regia di tutto ciò che atteneva alla economia. Un modello replicabile?
Ci si può pensare, ma molto è cambiato. A quel tempo  di economia, fuori dalle Camere, ci si occupava poco. La politica seguiva grandi filoni ideologici, gli enti locali erano presi dalla amministrazione. L’economia, di fatto, era delegata alle Camere e alle associazioni, le quali spesso operavano da fronti contrapposti. La Camera fungeva da collante. Oggi, fortunatamente, c’è maggiore abitudine degli attori economici a trovarsi, a collaborare. E maggiore attenzione dei soggetti istituzionali ai temi della impresa e dello sviluppo. L’economia è diventato tema centrale, di tutti e di tutte le politiche.

Hai avuto esperienze professionali variegate, facciamo un gioco. Dicci una cosa che hai imparato da ciascuna di esse.
Proviamo.

Sei stato vice direttore di Confccoperative a Forlì. Cosa hai imparato?
Il valore dell’essere socio, di condividere una attività, che non è solo una formula giuridica. Conobbi persone che non avrebbero mai potuto creare, singolarmente, una impresa che diventarono imprenditori di successo. Una sorta di miracolo della economia, quando sa essere virtuosa.

Sei stato direttore di Confcommercio a Cesena.
Ho appreso, frequentando la filiera nazionale di Confcommercio, che è sempre stata di  qualità, l’importanza  del collegamento tra centro e periferia e quella di condividere esperienze tra territori diversi. 

Hai guidato la segreteria politica a Roma del vice Ministro di Economia e Finanze, Roberto Pinza.
Ho potuto capire come funziona la macchina organizzativa dello Stato e come ne viene redatto il Bilancio. Inoltre, mi sono fatto idea di come si muovono il sistema finanziario e quello bancario. 

Stando là, della politica cos’hai capito?
So di dire cosa impopolare: ho realizzato che la politica è cosa nobile, che val la pena di spendersi. Si può agire bene, in politica. Solo con la politica si migliorano l’esistenza delle persone e il funzionamento di città, regioni e nazioni. Prova a pensare come vanno le cose dove la politica è assorbita da gruppi di potere od oligarchie.

Poi sei stato per un decennio vice sindaco a Cesena.
Ho imparato che ti devi occupare di qualsiasi persona o situazione che hai di fronte, senza, nel contempo, dimenticare la complessità delle situazioni e le prospettive della intera comunità. 

Infine, da anni agisci nel territorio di confine tra finanza e impresa.
Ho imparato quanta e quale è la capacità degli imprenditori. E anche la loro diversità,  nessuno è uguale all’altro. Che occorre individuare il vestito finanziario su misura, utile a creare valore. La questione è sempre quella, creare valore. Poi, a soggetti come le Camere, compete diffondere cultura d’impresa, opportunità, suggerire la vicinanza ai territori.

Nel consiglio camerale c’è un autorevole manager bancario, Mauro Fabbretti, presidente delle Bcc emiliano-romagnole. Tra impresa e banca va tutto bene?
Il nostro territorio è tra i più ricchi in Italia, dunque al mondo, anche per depositi bancari. Purtroppo, abbiamo registrato negli ultimi anni default di banche locali di valenza storica. Ne abbiamo ancora, fortunatamente, di locali, di nazionali e internazionali. Ma occorre rafforzare il capitale delle imprese, e, forse, attendersi meno dal credito bancario, come sta avvenendo nello scenario internazionale. In futuro si dovra pensare anche a metodi nuovi per finanziare l’impresa, accedendo a strumenti diversi.

Durante il lockdown, Fabbretti, a “Salotto blu”, come altri leader di sistemi organizzati, disse che nel post pandemia le città avrebbero modificato i propri ritmi e le comunità locali assunto maggiore importanza. Ti ritrovi?
Si, è in corso una riscoperta delle comunità che dobbiamo incoraggiare. Difficile, però, raggiungere tali obbiettivi se i centri di istruzione e formazione rimarranno esclusivamente nelle città. I genitori non si trasferiscono se i figli trovano ostacoli nel frequentare gli studi, ad esempio. Comunque, la tecnologia può aiutarci a perseguire un modello di vita più qualitativo e sostenibile, è innegabile.

Nella tua Giunta c’è gente sveglia e fresca. E anche uno storico imprenditore, Guido Sassi, fondatore di una delle aziende con il maggior numero di dipendenti in Romagna. Nel suo ufficio di Santa Sofia, mi disse: fare impresa in collina è sempre più difficile.
Ha ragione. Dobbiamo difendere le imprese collinare, hanno valore doppio. Non solo stanno sui mercati, ma garantiscono benessere a territori, quelli di cui parlavamo un minuto fa, strategici per la qualità della vita di tutti.  Rimane, però, il problema della logistica e quello di attirare adeguate risorse umane e professionali.

Se scendiamo dalle colline arriviamo al mare. Con il turismo in fibrillazione per lo stesso problema: reperire mano d’opera. 
Quello della mano d’opera è problema sorto improvvisamente in tutto il mondo: negli Usa le imprese stanno cercando dieci milioni di lavoratori e, intanto, ci sono otto milioni di disoccupati. Le aziende inglesi non hanno personale, dai trasporti al commercio. Il mondo sì è fermato di colpo e si deve riorganizzare. Mancano anche, fisicamente, le persone. In Italia in sei anni abbiamo perso oltre un milione di residenti. 

La Camera può intervenire?
Può contribuire a far funzionare meglio il sistema di orientamento. Dobbiamo, tutti, dire a i giovani quali sono le reali prospettive e indicargli i settori sui quali prepararsi e sui quali investire il proprio futuro. Con chiarezza, i sogni sono belli ma se ti vuoi garantire devi prendere la strada giusta. E non si possono vendere illusioni. 

Il Pnrr sarà davvero una grande opportunità ? La Camera può avere ruolo?
Avere la possibilità di fare cose che prima non si facevano è di per se una grande opportunità. Non aiuta, al momento, il fatto che i fondi siano gestiti a livello centrale.

Spiegarsi meglio, please.
Ti faccio un esempio: il bando nazionale sulla banda larga da mettere a disposizione  delle zone svantaggiate, quelle non raggiunte dalla rete, è andato deserto. Forse andava fatto a livello regionale, da chi conosce i territori e sa calibrare le proposte. Non è un danno da poco, su quel bando c’erano un miliardo di euro di finanziamento. Sul ruolo delle Camere te la dico così: si è detto che potremmo avere un ruolo strategico. Vedremo se sarà davvero così.

Ultima domanda. Anni addietro, tra la Camera che guidi e quella di Ravenna non corse buon sangue, si discuteva di assetti istituzionali. So per certo che il presidente-commissario della Camera di Ravenna, Giorgio Guberti, ti stima. E’ buon viatico per il futuro?
Guberti è persona di qualità che conosco da tanto. So della sua stima, ricambiata, che mi inorgoglisce. Faremo assieme alla Camera di Ravenna cose importanti, con la massima collaborazione, nell’interesse di imprese e territori. Gli imprenditori di Forlì, Cesena e Rimini, parlano la stessa lingua e hanno gli stessi problemi e obbiettivi di quelli di Ravenna. Eventuali nuovi assetti istituzionali, al momento, non sono in agenda. Se ne parlerà in futuro se sarà utile.

Ringrazio Carlo Battistini e lo restituisco al giorno di vacanza.
Buona domenica, alla prossima.

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