Storie di ordinaria femminilità, Edda Negri Mussolini nipote del duce: "I miei luoghi del cuore in Romagna"
Edda è figlia del presentatore Nando Pucci Negri e di Anna Maria Mussolini, ultima figlia di Rachele Guidi e del fondatore del fascismo
Parlare di ordinarietà riferendosi a una signora il cui nonno era Benito Mussolini potrebbe sorprendere, ma chi conosce Edda sa che la sua quotidianità, fatta di sorrisi, curiosità, letture, libri pubblicati, incontri in tutta Italia, rispetto per idee ed opinioni diverse, non ha, per lei, nulla di eccezionale. Edda è figlia del presentatore Nando Pucci Negri e di Anna Maria Mussolini, ultima figlia di Rachele Guidi e del fondatore del fascismo. Anna Maria morì precocemente, quando Edda aveva quattro anni e sua sorella Silvia solo due di più. Edda ha trascorso gran parte della propria esistenza a Roma, da anni vive in Lombardia. Ha condotto trasmissioni sportive in diverse emittenti, in Rai è stata assistente ai programmi: da ragazza animava, assieme a colleghi, il celebre pupazzo “Topo Gigio”, idolo dei bambini.
Mi vanto della sua amicizia: siamo stati in pubblico assieme, abbiamo condiviso avventure editoriali, la prossima è imminente. Mi trovo, assieme ad amici, nella sua casa di Gemmano, suggestivo borgo sulle splendide colline che guardano a Riccione e a Rimini. Ci spostiamo, lei ed io, sul terrazzo, per questa conversazione.
Edda, le tue lasagne erano eccellenti. Non so se scriverlo, mi si accuserà di maschilismo.
"Stiamo un po' esagerando, in effetti. Serve massima attenzione nei confronti di soggetti deboli, delle diversità, delle donne, ma a me cucinare diverte. E quando sono stata sindaco, qui a Gemmano, non preferivo essere chiamata sindaca. Certo, tu sei una tragedia: senza la tua Pupa, a casa moriresti di fame, ti vedi svegliare!"
Colpito e affondato. Mi prendo una rivincita: Pupa e io frequentavamo Gemmano ben prima di te, quarant’anni fa.
Non ci credo!
Il notaio forlivese Alberto Paesani, che era nato qui, ospitava spesso gli amici delle sue tre figlie. Una volta eravamo a Gemmano per passare l’ultima sera dell’anno. Arrivò una tormenta di neve, rimanemmo bloccati tre giorni e tre notti, le strade erano impraticabili. Senza luce: allora in Romagna, quando nevicava, in altura se ne andava l’elettricità. C’era l’attuale sindaco di Forlì, Gianluca Zattini, con sua moglie Brunella, l’ex consigliere provinciale Paolo Morelli, che poi ha sposato Angela Paesani, e altri amici di sempre.
Come andò?
Sfornavamo piadina, sentivamo musica, giocavamo a carte. Eravamo studenti, di tempo ne avevamo. Dal giardino osservavamo Riccione e Rimini imbiancate ma “funzionanti” mentre quassù tutto era silenzioso, il paradiso in terra. La squisita signora Armanda, moglie del notaio, tentava di imporre un minimo di disciplina. Veniamo a te: quando hai scoperto Gemmano?
"Capitai per caso, ventidue anni fa, decisi di mettere su casa. Da allora passo qui tutto il tempo libero. Amo Gemmano come vi avessi sempre abitato, ho tanti amici. Dal 2009 al 2012 sono stata sindaco. Questo è l’autentico balcone della Romagna sull’Adriatico. Qui passava la Linea Gotica, nel settembre del 1944 infuriò la battaglia, il paese venne raso al suolo. Da sindaco, cercai di dar vita a un gemellaggio con Cassino, che si era trovata in analoga situazione, ma Cassino era commissariata e le cose risultarono complicate. Occorre visitarla, Gemmano, scrutare di qui il panorama, camminare nel verde. Hai parlato di paradiso, non hai affatto esagerato".
Spero che la pro loco sia soddisfatta. Cos’è per te la Romagna?
"Senza retorica, il luogo del cuore. Sono nata a Forlì, ho vissuto a Carpena, a Riccione, qui. Mi piace tutto della Romagna, persone, luoghi, abitudini. Vivete, viviamo, in condizioni che in gran parte del mondo si possono solo sognare. Mi spiace solo di non parlare bene il dialetto, anche se lo capisco. Non ho le basi, Roma e la Lombardia non m’hanno consentito di farmi le ossa. Sento, però, sempre più spesso il bisogno di tornarci, in Romagna".
Visitiamo rapidamente i tuoi luoghi del cuore, oltre a Gemmano.
"Già piccolissima ero a Riccione, dove ho trascorso le vacanze di tutta la vita. Penso di poter dire che mio padre contribuì a creare il mito della vita notturna, negli anni belli. Lavorava in locali mitici, il “Savioli”, la “Stalla”, ove si esibivano grandi artisti, musicisti celebri. Al “Savioli”, Renato Morazzani organizzava il “Premio Riccione”, vennero Totò, Mina, Tognazzi, Sophia Loren, Alberto Sordi, mio padre presentava le serate…"
Come fai a saperlo?
"Silvia e io la mamma non l’avevamo più, papà ci portava a Riccione tutta l’estate affittando un appartamento. Ricordo l’eleganza di allora, gli uomini in smoking e le signore in lungo. Da ragazza, andavo in discoteca e, quando papà aveva finito, andavamo a cena assieme, tardissimo, da “Fino”. La signora Graziella, moglie di Fino, a un certo punto andava a prendere i bomboloni caldi e la spianata, che si mangiava con i fichi. Non solo perché la associo alla gioventù, la ricordo come un’epoca fantastica".
A Riccione veniva anche tuo zio Romano Mussolini, gran jazzista.
"Immancabilmente. Romano era professionista scrupoloso e persona di grande umanità. Era estroverso, legava perfettamente con mio padre, che era organizzatore inappuntabile. Fecero tante iniziative, assieme. Ti rivelo una cosa…"
Ottima idea.
"Quando passo davanti a Villa Mussolini mi sovviene che Romano mi diceva che lui, da ragazzino, giocava a tennis su quei campi con mia mamma e i loro amici. Ci giocava frequentemente anche mio nonno Benito: era considerato prudente, quanto meno opportuno, farlo vincere. Poiché non era forte sul rovescio, gli si tirava soprattutto sul dritto".
Passiamo a un altro luogo.
"Carpena, nei pressi di Forlì. Era casa di mia nonna Rachele, figura per me determinante. Ho mille ricordi che non sto a raccontare. Pensa che sono stata ufficialmente residente nella casa di Carpena, che nessuno di noi ha mai chiamato Villa Mussolini, fino al duemila, anno in cui la vendemmo".
Un ricordo, da regalare ai lettori di questa rubrica.
"Con la nonna andavamo a fare la spesa a Forlì e a comprare la carne a Premilcuore, su una giardinetta beige dagli interni bordò. Guidava mio padre, quando lui era via ci portava il signor Amleto, che dava una mano alla nonna nel podere e nella custodia della casa".
A Carpena confluivano i tuoi zii.
"Certo. Per gran parte dell’anno vi abitava mio zio Vittorio Mussolini, con la sua seconda moglie Monica, che aveva conosciuto in Argentina. Vittorio era giornalista, si dedicava ai libri e all’approfondimento storico. Gli ho voluto molto bene, ricambiata. Veniva spesso Romano. So che sei affascinato dalla figura di mia zia Edda Mussolini, vedova di Galeazzo Ciano, mia madrina al battesimo, dalla quale ho preso il nome.
Le hanno dedicato libri, film, fiction, migliaia di pezzi giornalistici, apparve sulla copertina di “Time”, non è un delitto esserne curioso.
"Molte vicende della nostra famiglia le conosci; però è simpatico ricordare quando, su una 127 verde, Edda mi portava a dar da mangiare a gatti e cani della zona. Era animalista, guidava in modo spericolato, come era stata sua abitudine da ragazza. A parte questo, hai ragione a pensare che fosse una donna eccezionale".
Personaggi descritti dagli storici.
"Per me erano affetti e basta, anche se ero consapevole della particolarità delle loro esistenze. Per la festa dei miei diciotto anni, a Carpena, c’erano tutti, fu per me una gran gioia. E c’erano gli amici venuti da Riccione, perché la vita di chiunque è una giostra, tutto si muove in circolo".
Andiamo avanti.
"Forlì. Silvia ed io ci siamo nate, lei è stata anche consigliere comunale, impegnandosi seriamente. Lo fece senza alcuna ambizione politica, esclusivamente per rendersi utile alla città che per la nostra famiglia tanto rappresentava. Io stessa a Forlì ho combinato qualcosa…"
Cosa?
"Papà conduceva, a TeleRomagna, una trasmissione di spettacolo che si chiamava “Per fortuna è venerdì”. Mi portava con sé, gli facevo da valletta, ero giovanissima. Alla fine della trasmissione andavamo a cena da “Scarpina”. La segretaria organizzativa era Patrizia Macori, che ritrovo volentieri quando vengo a “VideoRegione”, ospite tua a “Salotto blu”.
Un altro luogo?
"Predappio, ovviamente. Dove riposano mia mamma, papà, gli zii, i nonni. Quando vengo in Romagna, passo sempre al cimitero di San Cassiano. Mia nonna Rachele, che c’andava ogni giorno, mi ci portava tenendomi per mano. E mi insegnava a rispettare i defunti, a qualsiasi famiglia appartenessero, pregando per loro a bassa voce".
Ringrazio Edda, verranno presto altre occasioni di incontrarla, ne riparleremo anche in questa rubrica. Buona domenica, alla prossima.