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La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Elly e Giorgia, in Romagna le chiameremo per nome

Saranno protagoniste assolute, e noi romagnoli ci scopriremo a chiamarle con il nome di battesimo. Facciamo così da tanto, con chi comanda

Trambusto di sentimenti e clangore di spade che si scontrano, erano questi gli ingredienti suggeriti dai narratori ottocenteschi per confezionare storie avvincenti. L’epica dello sport, con i suoi duelli memorabili, ne è intrisa da sempre. La politica, fatta più di trabocchetti che di scontri in campo aperto, in Italia raramente ha offerto spunti del genere, ma il momento pare arrivato. 

Mentre i politologi s’interrogano sulle ricadute della segreteria Schlein sui Cinque Stelle, sull’ipotetico Terzo Polo, e sullo stesso PD, una cosa appare certa: con loro due si uscirà dal torpore e ne vedremo delle belle. Duello sarà, tra Elly e Giorgia, senza esclusione di colpi. Animali politici diversissimi per estrazione, storia, convinzioni, le due leader appaiono simili per capacità scenica, intelligenza emotiva, attitudine ad approfondire. E, soprattutto, per inossidabile grinta. Facile prevedere che, intenzionalmente o no, ruberanno visibilità ad avversari, alleati, comprimari, intanto che il Bel Paese s’abituerà, finalmente, ad avere donne sulla tolda di comando della politica. Per chi la politica la deve raccontare sarà festa, la noia sarà bandita dalle tavole di chi cena in famiglia e intanto degusta le notizie dei tg serali.

Saranno protagoniste assolute, e noi romagnoli ci scopriremo a chiamarle con il nome di battesimo. Facciamo così da tanto, con chi comanda. Basti pensare ai sindaci, tra i politici le figure che  maggiormente identifichiamo con la concretezza del potere. Per chi ruota attorno ai municipi, i sindaci romagnoli sono nomi, non cognomi. Zattini è Gian Luca, De Pascale è Michele, Lattuca è Enzo, Sadegholvaad è Jamyl fin da quando era assessore, anche per comodità fonetica. Chiamarli per nome ci fa sentire della partita, detentori della cordialità cui aspiriamo, ci permette di crederci sacerdoti d’una qualche fetta di potere. Da parte loro i sindaci, navigati al bon ton politico, incoraggiano l’abitudine: dispensare frugalità di comportamenti costa zero e garantisce ritorni di consenso.

Elly e Giorgia sono destinate, però, a entrare nella quotidianità locale ben oltre i nomi di battesimo. Le loro figure, e i loro entourage, avranno presto peso specifico, in Romagna. Elly non pare il tipo da far sconti, fuori e dentro il PD, e chi l’ha sostenuta nella sua campagna, inizialmente minoritaria, avrà molta più voce in capitolo che in passato. Si profilano sussulti, tra segretari locali e amministratori dem che, in larga maggioranza, hanno appoggiato Bonaccini. Stanno correndo brividi lungo parecchie schiene, spiegano i ben informati. Non è un caso, per fare un esempio, che a Forlì, ove il PD s’interroga da tempo su un candidato da opporre a Zattini nel 2024, sia tornato in settimana a circolare con insistenza il nome di Maria Giorgini, Segretaria della CGIL, data come sostenitrice di Schlein. 

Sul fronte opposto, l’effetto Meloni pare già sentirsi: non  sarà più la Lega ma Fratelli d’Italia a dare le carte, dalle nostre parti. Chi porta in dote un pacchetto di voti che veleggia dal venti al trenta per cento indica la strada. E nel 2024, quando in Romagna si voterà per un gran numero di Sindaci, candidature e giunte saranno passate al setaccio da plenipotenziari di rito meloniano. Il sottosegretario Galeazzo Bignami e i suoi riferimenti locali, ma anche le Parlamentari romagnole che lo straordinario successo elettorale di Giorgia ha trascinato a Roma, non senza sorpresa, nel Settembre del 2022, che stanno conseguendo il diploma di protagoniste della politica. 

Che, a proposito di leadership femminile, il pensiero corre a Nadia Masini, unica donna che sia mai stata Sindaco di una delle città della Romagna (Forlì, Rimini, Ravenna, Cesena, Faenza, Cervia, Cesenatico). Masini fu prima cittadina a Forlì dal 2004 al 2009, già Parlamentare e Sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Donna di garbo, solida preparazione e attitudine ai rapporti interpersonali,  le capitò in sorte di succedere a Franco Rusticali, il Sindaco più popolare che la città avesse avuto: stimato  primario di cardiologia, aveva saputo condurre, con il sorriso, la tradizione comunista e operaia all’abbraccio con la borghesia economica e delle professioni. Per di più, nel suo decennio la città aveva vissuto le prime grandi trasformazioni logistiche e urbanistiche dal dopo guerra, dalla realizzazione dell’ospedale Morgagni Pierantoni alla riconversione delle aree industriali dismesse.  In somma, l’eredità che Masini dovette gestire era impegnativa, altrettanto si presentava il confronto con il predecessore.

Masini, però, fece il suo e risultò Sindaco ben più che dignitoso, con un’accentuazione sui temi che le erano più cari: istruzione, socialità, tutela dei meno avvantaggiati. Tutti la chiamavamo Nadia, in sua presenza o no, contenti di farlo. Poi, a fine mandato, vennero le primarie del Pd, con la voglia di nuovo che sempre alimentano, e le legittime, tenaci, ambizioni dello sfidante interno, il docente universitario Roberto Balzani. Alla conta, Balzani incassò 4030 voti, Masini 3986, e la Storia svoltò. Lei, signorilmente, si ritirò senza polemica e prese ad occuparsi d’altro. Con discrezione e riserbo, tanto che risultò difficile perfino intervistarla. Di lì a qualche mese, quando capitava di riferirsi a lei, tutti dicevamo “la Masini”. Pareva ci fossimo dimenticati il suo nome di battesimo. Sic transit gloria mundi. Massima latina che, in politica, non fa differenze tra maschi e femmine. 

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