Il cuore gentile di Raoul Casadei, monarca della Nazione del Liscio
Cos’è mai, vi starete chiedendo, questo benedetto recinto, il cui nome venne scelto, come i versi e i titoli di tante canzoni, dal vulcanico chitarrista?
Per capire che tipo d’uomo era Raoul Casadei basta osservare la foto che introduce questo articolo. Venne scattata a Villa Marina di Cesenatico, all’interno del “recinto degli affetti”. Cos’è mai, vi starete chiedendo, questo benedetto recinto, il cui nome venne scelto, come i versi e i titoli di tante canzoni, dal vulcanico chitarrista ? Lo spiego, seppur frettolosamente.
Con i primi guadagni da leader della Orchestra Casadei (lo era diventato nel 1971, a seguito della improvvisa scomparsa dello zio, il Maestro Secondo Casadei), Raoul fece erigere una villetta in uno spazio erboso che si trova al confine tra Cesenatico e Gatteo Mare, per abitarvi con l’amata moglie Pina Sirgiovanni. Tra quelle mura con vista sul ridente giardino vennero al mondo, in successione, i tre figli: Carolina, Mirna e Mirko. Quest’ultimo è l’attuale direttore della Orchestra Spettacolo.
Cresciuti i ragazzi, Raoul s’innamorò dell’idea che abitassero lì, assieme a lui e a Pina, con le loro famiglie. Vennero dunque costruite progressivamente altre tre villette; il prato rigoglioso divenne, e lo è tutt’ora, teatro di una sorta di comune familiare priva di separazione fisica, governata da allegria e propensione all’accoglienza. Recintata da fiori e vegetazione lussureggiante. Al cui interno Raoul, anche a ottant’anni compiuti, s’alzava presto per dare acqua alle piante e portare il buongiorno a figli e nipoti, cantando.
Si, cantando. Dov’è la stranezza, visto che parliamo di un musicista-compositore-cantante? Sta nel fatto che nessuno, dopo il fatidico 1981, anno in cui Raoul aveva lasciato il mestiere di front man dell’orchestra, ceduto per una decina d’anni a Renzo Vallicelli, il rosso, e successivamente, per un’altra decina a Moreno Conficconi, il biondo, lo aveva sentito cantare in pubblico. Mentre lui ogni mattina cantava allegramente, per alleggerire il risveglio di Pina e dei loro figli e nipoti. Non sto neppure a dirvi che i soprannomi, il rosso, il biondo, e tanti altri, li aveva coniati l’immaginifico leader. Lo avete senz’altro già messo in conto.
Oppure, se davvero volete capire che uomo era Casadei, basta che facciate due chiacchiere, come a me è capitato recentemente con grande piacere, con le due regine dell’orchestra che Raoul guidò: le formidabili interpreti Rita Baldoni e Luana Babini, icone glamour per tanti, donne d’intelligenza brillante per chi le frequenta.
Rita Baldoni aveva sedici anni quando Raoul, anche per conto di Secondo, si presentò a casa sua, a Forlì, per convincere la madre ad autorizzarla. Rita era già da tanto orfana del babbo, era bella e cantava come nessuno in Romagna: guardate un qualsiasi video di “Ciao Mare”, la canzone di Raoul che nel 1973 diventò tormentone estivo dell’Italia che s’affidava alla “Musica Solare” per fare il pieno di ottimismo, ve ne renderete conto. Rita mi ha raccontato qualche settimana fa, con la magnifica voce di allora: “Ero una ragazzina appariscente in un mondo totalmente maschile. Adesso capisco che andavo protetta, anche dagli ammiratori. Raoul per nove anni è stato per me un padre affettuoso, integerrimo e severo, figura indimenticabile”.
Trascorsi nove anni, sposata e madre, Rita Baldoni lasciò l’orchestra e suoi oltre trecento concerti all’anno per dedicarsi alla famiglia. Raoul scoprì, di conseguenza, Luana Babini, ravennate, sedici anni, altra fuoriclasse.
Conosco Luana dagli anni Novanta: conducevo a VideoRegione “L’isola del libro”, lei attendeva che liberassi lo studio per condurre la trasmissione “Scacciapensieri”. Nell’attesa cantava a cappella, esercitandosi con successi internazionali. Sentirla cantare senza musica dava i brividi. Qualche tempo fa le ho chiesto di Raoul e lei mi ha riproposto, senza saperlo, esattamente il pensiero formulato da Rita: “Ero inesperta, mi ha insegnato tutto. Soprattutto è stato un padre, mi ha protetta, sgridata, incoraggiata, per quel che riguardava il palco e anche la vita. Un gentiluomo come nessun altro”.
Segnalo che Rita e Luana, entrambe un lusso per gli occhi, si stimano ma non hanno avuto modo di frequentarsi, forse non si sono mai dette l’un l’altra cosa ricordano di Raoul. Ma l’imprinting del maestro paterno e carismatico è rimasto, indelebile, a illuminarle. Per dirvi ancora di Raoul, farvelo conoscere ulteriormente, aggiungo un aneddoto, tra i tanti riguardanti che potremmo sdoganare.
Siamo negli anni Sessanta, Secondo Casadei è all’apice del successo, “Romagna mia” sta facendo il giro del mondo; il Maestro insiste per avere in orchestra Raoul, figlio dell’amato fratello Dino che in gioventù, negli anni Venti, era stato chitarrista e che da sempre è il più fidato sodale dell’autore di “Romagna mia”. Secondo, per forzare la mano, una sera del 1961, nel circolo di Bussecchio, a Forlì, ha addirittura annunciato che Raoul un giorno lo sostituirà alla guida dell’orchestra.
Ma Raoul recalcitra: vuole tenacemente fare il maestro elementare, la prima scuola l’ha trovata in Puglia, dove s’è innamorato di Pina, anch’ella maestra. A lui piace stare con i bambini, il virus della notorietà e del palcoscenico non lo contagia. Sollecitato dal padre, segue lo zio, cui è legato da affetto profondo e ricambiato, solo nel fine settimana. Quando non insegna, sabato e domenica, Raoul abbraccia la chitarra di paterna memoria e s’imbarca con l’orchestra. Per tutti gli anni Sessanta sarà quello il tran tran abituale.
Tra le mille cose in comune, zio e nipote hanno una decisa, marmorea, propensione verso i meno fortunati. Potrebbero essere catalogati, i due, utilizzando le categorie politiche novecentesche, come simpatizzanti di sinistra. Sanno cos’è il successo folgorante, ma anche la povertà: l’hanno provata, Secondo da adulto, Raoul da bambino. Non hanno dimenticato. Sanno che chi ha poco spesso è pure maltrattato, non lo digeriscono.
Una sera suonano al “Savioli”, il locale più famoso ed esclusivo di Riccione. Davanti a loro si profila una platea elegante. Raoul, sceso dal palco in un intervallo, assiste a una scena che gli piace meno di zero. Tra il pubblico c’è il dipendente di un imprenditore presente. Quest’ultimo fa battute spiacevoli sul collaboratore, chiedendo anche, ad alta voce, cosa faccia lì, al “Savioli”. Raoul non ci sta a pensare troppo, dice in faccia all’imprenditore quel che gli par giusto dire. Al ritorno, in pullman, si confronta con Secondo. Sono d’accordo su tutto: buttano giù un programma di concerti rivolti alle fasce popolari. Il tempo libero di chi ha meno, per loro, come per tutti i Casadei, a cominciare dal capostipite Federico, il sarto di Sant’Angelo, è importante come quello di chi ha avuto fortuna, opportunità e capacità superiori.
Questo, e molto altro, era Raoul Casadei, l’uomo che il Covid s’è preso nel 2021, quando ancora si allungava speditamente sul lungomare in bici ogni mattina, con l’eterno sorriso ragazzesco stampato in volto, in mezzo alla cordialità e ai saluti onesti della sua gente.
Di lui, e non solo, parleremo il 2 e 3 Settembre 2023, in Piazza Saffi a Forlì, quando, all’interno della manifestazione “Cara Forlì”, verrà presentato il mio nuovo libro, “I giganti del Liscio”, di cui vedete la copertina. Viene pubblicato su impulso del Comune di Forlì, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle loro iniziative di valorizzazione del Liscio e di proposta a Unesco di riconoscere la musica folk romagnola come Patrimonio dell’Umanità. Il libro propone una “scampagnata” nella musica, nella socialità e nella storia della Romagna a partire da metà Ottocento, incentrata sulle figure di Carlo Brighi, di Secondo Casadei, di Raoul Casadei.
Soprattutto, saranno due giorni di grande musica, con decine di eccellenti artisti, tra loro Mirko Casadei. Nell’occasione esordirà una nuova band, “Cara Forlì”, guidata da Moreno Conficconi, cofondatore degli “Extra Liscio”, e composta, tra gli altri, da grandi musicisti come Danilo Rossi, Vince Vallicelli, Giuseppe Zanca. La band rivisiterà in chiave moderna la musica di Carlo Brighi, andando così alle radici profonde del folk romagnolo. L’ingresso in Piazza Saffi sarà libero, vi consiglio di prenotare il posto a sedere, gratuito, scrivendo a iat@comune.forli.fc.it indirizzo utile anche per richiedere il programma completo della manifestazione.
Buona domenica, alla prossima.