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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mollo tutto e vado via

Mollo tutto e vado via

A cura di Michelangelo Pasini

Quella volta in cui festeggiammo il capodanno a Tokyo senza uno yen in tasca

Uno degli incubi ricorrenti di ogni viaggiatore è quello di rimanere senza soldi dall'altra parte del mondo. A noi è capitato diverse volte, una delle quali mentre eravamo in Giappone durante il capodanno e ci siamo ritrovati con il portafoglio completamente vuoto.

Uno degli incubi ricorrenti di ogni viaggiatore è quello di rimanere senza soldi dall'altra parte del mondo.
In tanti ci scrivono chiedendo come procurarsi moneta locale nei più disparati paesi. Ormai, salvo pochissime eccezioni, conviene quasi sempre ritirare dai bancomat una volta arrivati in loco, che sono presenti ovunque. Ma è possibile che questi ultimi facciano qualche scherzo e ti lascino a piedi? In linea di massima se si dispone di due carte di circuiti diversi c'è da stare tranquilli, ma nella roulette dei grandi numeri qualche rischio c'è. Che significa: stando sempre fuori casa può capitare di non riuscire a ritirare e restare a secco.

Durante i nostri viaggi sono almeno tre le occasioni in cui il nostro portafogli era vuoto e per un motivo o per l'altro eravamo impossibilitati a ritirare contanti.

La prima volta è successo in Cina, dodici anni fa, durante i giorni delle celebrazioni della nascita della Repubblica Popolare Cinese: i nostri bancomat a Pechino non funzionavano e per questo ci eravamo armati di denaro contante da cambiare e per stare sul sicuro anche dei arcaici travel cheques. Non avevamo però calcolato che durante le celebrazioni le banche in Cina rimangono chiuse per una settimana. Risultato: nessuno yuan in tasca. Soluzione: abbiamo battuto tutti gli hotel di lusso della città perché ci facessero un anticipo di contanti attraverso la carta di credito. 

Il secondo incidente ci è capitato in Uzbekistan. Una manciata di anni fa, appena scesi dall'aereo nell'aeroporto della capitale uzbeka iniziamo a cercare un bancomat per prelevare valuta locale. Ci era sfuggito un dettaglio, in Uzbekistan semplicemente i bancomat non esistono e l'unico modo per prelevare contante è tramite un paio di banche in città che (a: se funziona il POS, b: se gli ispiri fiducia, C: se ne hanno voglia) permettono il ritiro a seguito di una lunghissima procedura. Senza soldi per il taxi ne per pagare l'albergo, siamo per fortuna stati accolti da una famiglia uzbeka appena conosciuta, che ci ha ospitati gratuitamente per la notte e accompagnati il giorno seguente a cambiare i nostri euro al mercato nero (ebbene si, ho detto mercato nero).

La terza volta rimarrà invece negli annali. Tokyo. Sono le 15 del 31 Dicembre quando ci accorgiamo di non avere praticamente più yen in tasca. Poco male, la città è strapiena di bancomat. Il primo: fuori uso. Il secondo: ha finito i soldi. Il terzo: ha finito i soldi. Il quarto: ha finito i soldi. In breve scopriamo che capita che gran parte dei bancomat di Tokyo durante l'ultimo dell'anno rimangano a secco perché tutti si affannano a ritirare per paura di rimanere senza contanti a capodanno. Giriamo letteralmente per ore, invano. Ormai mancano poche ore alla mezzanotte, contiamo i soldi che abbiamo in tasca e decidiamo che la città può offrirci comunque tanto anche da squattrinati. Possiamo permetterci due biglietti andata e ritorno della metropolitana e un micro spuntino, niente altro. Il nostro cenone di capodanno si prospetta analcolico e decisamente parco.
Ci dirigiamo a Shibuya, cuore pulsante della Tokyo che vuole divertirsi. Investiamo gli ultimissimi yen in uno spiedino di wurstel: in pratica un salsicciotto su un bacchetto di legno. Mentre Elisa sta per mangiarlo, un giovane ragazzo indiano in preda alla goliardia dell'ultimo dell'anno addenta al volo il nostro unico pasto. Il countdown è iniziato e siamo a stomaco vuoto.

Una volta scoccata la mezzanotte ci aggiriamo per il quartiere, da una parte rimanendo a bocca aperta vedendo cosa possono inventarsi i giapponesi per festeggiare il capodanno, dall'altra decisamente arrabbiati per non avere neanche una birra con cui brindare. In mezzo alla folla festante sentiamo partire un coro da stadio e ci compare davanti gruppo di ultrà della Lazio, che quasi non sanno come ci siano finiti a Tokyo, semplicemente hanno preso un volo aereo dell'ultimo minuto in offertissima e si sono ritrovati in Giappone la notte del 31 dicembre, senza mai smettere di cantare. I nostri nuovi amici, ridendo con noi delle nostre disgrazie, si inteneriscono e ci offrono una confezione di sushi e un paio di birre ghiacciate. Temiamo che si siano procurati il tutto in modo poco lecito, facendosi beffa della placida innocenza del popolo giapponese (che il furto e il taccheggio non sa nemmeno cosa siano), non preparato ad affrontare un'orda di tifosi italiani. Ringraziamo, festeggiamo tutti insieme con il classico conto alla rovescia e foto di rito poi, stringendo tra le mani gli ultimi spiccioli per il viaggio di ritorno, ci avviamo verso il nostro albergo.

Morale della favola: cena di capodanno per due, con tanto di alcolici, trasporti compresi, alla modica cifra di un paio di euro a testa.

Chi ha detto che viaggiare in Giappone è costoso?

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