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Mollo tutto e vado via

Mollo tutto e vado via

A cura di Michelangelo Pasini

Se Ryanair volasse a Sarajevo...

Probabilmente tanti pregiudizi che avvolgono la città cadrebbero. Perché?

Qualche giorno fa dalla Croazia siamo partiti alla volta della Bosnia ed Erzegovina, prima tappa Sarajevo. Io, Michelangelo, ci ero già  stato qualche anno fa e me ne ero perdutamente innamorato. Nel nostro percorso non poteva mancare una seconda visita, anche perchè per Elisa sarebbe stata la prima volta. Sarajevo è una città  che soffre, soprattutto per l'italiano stanziale (che viaggia, ma con grande attenzione a non uscire dalle sua comfort zone), dei pregiudizi post guerra dell'ex Jugoslavia. Sembra incredibile ma ad oggi ancora tante persone, anche giovani e giovanissimi, alla frase staremo una settimana a Sarajevo ci hanno detto le seguenti cose:

- State attenti alle mine. Ce ne sono ancora di inesplose. Vero, ma in posti non accessibili. Non è che girando per la strada si rischi di calpestarne una.
- Ma come ci arrivate? Le strade sono state tutte bombardate.
- La città è ancora piena di militari?
- E la più classica, ma questa viene detta per gran parte dei posti che non siano Formentera, Londra o New York: ma non  pericoloso? Sempre pronti a cacciarvi in qualche guaio, voi.

Se Ryanair volasse a Sarajevo... molti di questi pregiudizi verrebbero disinnescati. Perchè gran parte dei nostri connazionali non scelgono una meta per ciò che li attrae, per una mostra che vogliono vedere o per inseguire un sogno, ma perchè ci va la celebre compagnia aerea low cost irlandese.
Ma purtroppo a Sarajevo di vettori a buon mercato ne arrivano ben pochi.
Troppo complesso pensare che riempiendo una macchina il costo non cambi e che invece di una toccata e fuga in una città si potrebbero vedere tutte le altre bellezze che la Bosnia ha da offrire (e almeno anche la Croazia, che si attraverserebbe durante il percorso).
Non ci va Ryanair: Sarajevo non esiste.

Chiariamoci, a Sarajevo di turisti ce ne sono, eccome, ma non come l'importanza storica della città  e la sua bellezza, meriterebbero. Non ci sono le grandi masse di gruppi organizzati che si vedono a Roma, a Barcellona o a Londra. Non ci vanno i giovani per un weekend mordi e fuggi. Non ci vanno nemmeno le coppiette in un fine settimana romantico. Gran parte dei viaggi organizzati che arrivano nella capitale della Bosnia ed Erzegovina sono autobus turistici che fanno una sosta di un giorno durante il tragitto per Medugorje.

E, fatecelo dire, è un gran peccato. Sì, ci rendiamo conto di andare controcorrente: solitamente tutti i viaggiatori vorrebbero che le loro mete preferite restassero aliene all'industria del turismo. Ma per Sarajevo è diverso.
Quanto vorremmo che Ryanair volasse a Sarajevo, perchè i nostri connazionali possano imparare cosa significhi la convivenza tra religioni e razze. Nella città  vecchia della capitale della Bosnia ed Erzegovina si alternano senza soluzione di continuità : moschee, chiese ortodosse, chiese cattoliche e sinagoghe. Per strada è normalissimo incrociare musulmani, serbi, bosniaci, croati... Imparerebbero che questo (delicato) equilibrio è stato raggiunto dopo una guerra sanguinosa, di cui ancora la città porta le cicatrici. Ma, ancora meglio, imparerebbero che il mondo non finisce oltre i confini dell'Italia e che là  fuori c’è una ricchezza e varietà culturale, religiosa e politica che dovremmo iniziare a conoscere.

Non solo.
Se Ryanair volasse a Sarajevo i nostri connazionali scoprirebbero una città geograficamente stranissima, insaccata in una valle (e da qui il motivo del lungo assedio ai suoi danni), con splendide montagne a circondarla; si avvicinerebbero alla cultura araba e turca, grazie alle influenze di cui gode ancora oggi. Si rilasserebbero con lunghe camminate sulle rive del fiume che la attraversa o suderebbero negli infiniti percorsi di trekking che si possono fare; ripasserebbero un po’ di storia europea (e oltre) degli ultimi 30 anni. E realizzerebbero che nei café e ristoranti in centro possono convivere persone del luogo e turisti, senza il bisogno di ghettizzare i secondi in “trappole” a loro dedicate.

Vedrebbero che Sarajevo è una città in grande fermento, viva e solare, al contrario di quello che i pregiudizi vorrebbero farci credere.

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