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Redazione

La visuale della Stazione Ferroviaria dal viale della Libertà rimane quella di 70 anni fa

Eretta tra il 1924 e il 1926, la Stazione Ferroviaria di Forlì continua a svolgere appieno la funzione assegnatagli nel lontano 1927

Se non fosse per la fontana in stile littorio letteralmente saltata in aria il 25 agosto 1944, nel corso del bombardamento alleato che devastò il centro di Forlì provocando 90 morti e centinaia di feriti, la visuale della Stazione Ferroviaria di Forlì dal viale della Libertà rimane sostanzialmente quella di settantanni fa. Realizzata fra il 1925 e il 1927, epoca in cui l’enfasi architettonica del Ventennio non si era ancora manifestata in tutta la sua forza, il grande edificio tradisce comunque linee stilistiche preordinate e ben definite. Progettata dall'ingegner Ezio Bianchi, è un’elegante struttura a tre corpi costituita dal fabbricato viaggiatori di pianta rettangolare, dallo scalo merci e dall'area dei magazzini. Il blocco centrale è composto da tre archi a tutto sesto con due torrette a tre livelli ai due lati, mentre i due corpi laterali sono simmetrici rispetto al fabbricato viaggiatori. Il piazzale, sopraelevato rispetto al piano stradale, è composto da due binari operativi riparati da una pensilina e collegati fra loro da un sottopassaggio. Sono presenti anche altri binari, sprovvisti di banchina, che vengono usati per il transito dei treni. In totale erano cinque e l’unico non più esistente è il quarto: destinato al Capo del Governo Benito Mussolini e gravemente danneggiato dagli eventi bellici, non è stato più ripristinato. Sempre a proposito del Duce, al secondo piano della stazione non poteva certo mancare il suo “pied a terre” personale: la verità è che mai l’utilizzò, al punto che quell’ambiente è sparito nel dopoguerra. Il 30 ottobre 1927, giorno dell’inaugurazione ufficiale, le cronache raccontano che il treno a vapore che trasportava Benito Mussolini da Roma, passando per Bologna, giunse con puntualità fascista alla banchina del fantomatico quarto binario.

Negli anni a venire, davanti alla stazione nuova, che andò a sostituire la vecchia, posta in via Monte Santo e realizzata nel 1861, è scaturito il bellissimo viale Benito Mussolini, poi XXVIII Ottobre e oggi della Libertà, baricentro d’immagine della città per due generazioni. Per decenni, lo scalo è stato raccordato con le più importanti aziende industriali di Forlì (Bartoletti, Becchi, Eridania, Mangelli e Benini), che, attraverso binari posti lungo le strade migliorarono prestazioni e tempi di attività. Nel 2015, la stazione di Forlì è stata interessata da lavori che hanno comportato l'innalzamento del marciapiede dei binari 2 e 3, l'illuminazione a led, la riqualificazione delle pensiline e la riduzione del raggio di curvatura dei binari 2 e 3, utilizzati per la corsa della linea Bologna-Ancona. Fonti di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) attestano che sono circa 2 milioni e 800 mila i passeggeri che ogni anno transitano dalla stazione forlivese. Vorremmo concludere come abbiamo inziato, soffermandoci sulla fontana fascista: originariamente progettata per piazza Saffi da Cesare Bazzani, era sormontata da grandi fasci littorii. Colpita in pieno dalla bomba sganciata il 25 agosto 1944 da una squadriglia di 23 aerei pilotati da aviatori sudafricani, rimase per qualche giorno in frantumi davanti alla stazione che aveva abbellito per 12 anni. Poi arrivarono le squadre organizzate dagli Alleati, per recuperare le macerie e utilizzarle per colmare i tanti buchi provocati dalle bombe in giro per Forlì. Solo la tazza in granito venne asportata, per essere trasferita sotto il torrione dell’acquedotto di Ravaldino. C’è qualcuno in città che sostiene che quei resti siano rimasti in loco, sotterrati per chiudere proprio quel cratere. In tempi di legge “Fiano” viene arduo pensare che qualcuno si prenda la briga di verificare la teoria ed eventualmente recuperare dei fasci littori, oltretutto mal ridotti. Ai posteri l’ardua decisione. 

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