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Cronaca

A Forlì si festeggia San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani

Le cronache documentano la visita a Forlì di San Giovanni Bosco il 28 febbraio 1867:la sera alloggiò alla locanda del Leon d’Oro, in corso Garibaldi 57 e al mattino celebrò la messa in Cattedrale all’altare della Madonna del Fuoco

Prenderà il via con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Livio Corazza, in programma domenica, alle 11.15, in Cattedrale, la due giorni in onore di San Giovanni Bosco promossa dall’Opera salesiana di Forlì. I festeggiamenti culmineranno martedì 31, festa liturgica del santo torinese, con la messa delle 8.30 nella chiesa parrocchiale di San Biagio, presieduta dal vescovo Livio alla presenza dei giovani ospiti del Convitto Don Bosco e degli allievi del Centro di formazione professionale Cnos-Fap di via Episcopio Vecchio.

Alle 12.30 agape fraterna con i sacerdoti e i religiosi della diocesi. La giornata dedicata al fondatore vivrà un importante appendice alle 17.30, con il pellegrinaggio della Famiglia Salesiana forlivese alla Novena della Madonna del Fuoco, in corso di svolgimento in Cattedrale. Giunta in diocesi nel 1942, in pieno conflitto mondiale, su invito dell’allora vescovo mons. Giuseppe Rolla, la comunità salesiana forlivese è attualmente composta da cinque consacrati: i tre sacerdoti don Piergiorgio Placci, don Angelo Rodella e don Giovanni Mari, nonché i due salesiani coadiutori Mauro Colombo e Sergio Barberio. L’Opera salesiana svolge una nutrita serie di attività, tutte imbastite sulla cura dei giovani: il Centro di formazione professionale Cnos-Fap “Don Bosco”, che si è arricchito recentemente di nuovi insegnamenti e ha investito risorse per adeguare e ampliare laboratori e aule, la sala multimediale “San Luigi” con una programmazione di cinema e manifestazioni culturali varie, il convitto per studenti di Istituti di istruzione superiore (principalmente l’Istituto Tecnico Aeronautico Statale “Francesco Baracca”) e infine il collegio per studenti universitari e dei corsi Its Maker e dell’Enav Academy.

Se la formazione professionale è frequentata da circa 380 fra ragazzi e ragazze, il convitto e il collegio ospitano 125 fra studenti e studentesse provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero. Fra i servizi alla comunità forlivese rientrano anche l’assistenza al responsabile dell’Unità pastorale Centro Storico, don Antonino Nicotra, nella cura della parrocchia di San Biagio (condotta direttamente dai Salesiani sino al settembre 2020), nonché l’oratorio, con un’importante offerta di strutture sportive all’interno dell’Istituto. Le cronache documentano la visita a Forlì di San Giovanni Bosco il 28 febbraio 1867: alloggiò alla locanda del Leon d’Oro, come ricorda la lapide affissa sulla facciata dell’edificio, tuttora esistente, posto al civico 57 di corso Garibaldi, e al mattino celebrò la messa in Cattedrale all’altare della Madonna del Fuoco. Partito da Fermo, don Bosco giungeva a Forlì la sera del 28 febbraio 1867. Il vescovo dell’epoca era Pier Paolo Trucchi, amico del conte Vimercati, di cui il sacerdote era ospite a Roma.

“Monsignor Trucchi – si legge nelle “Cronache biografiche del venerabile don Giovanni Bosco”, curate da Giovanni Lemoyne - desiderava far la conoscenza col Venerabile. Da Fermo aveagli Don Bosco detto qual'ora sarebbe giunto, ma la lettera giunse in ritardo. Presa una carrozza alla stazione dei treni di Forlì, si fece portare all'Episcopio, certo di essere aspettato. Ma trovò le porte e le finestre chiuse. Si ebbe un bel bussare, nessuno venne ad aprire e dovette andare all'albergo del Falcone, ove fu accolto con ogni cortesia. Fatto giorno – continua il cronista - Don Bosco andò a dir messa al celebre santuario della Madonna del Fuoco”. Al termine della liturgia, don Bosco e il segretario don Francesia incontrarono il vescovo di Forlì, il quale solo in quella mattina aveva ricevuta la lettera di avviso. L’illustre ospite ripartì all’1.30 col treno per Roma. Alla visita del santo fa cenno anche lo storico monsignor Adamo Pasini, che corregge il Lemoyne, sostenendo che nel 1867 l’unica locanda nei pressi del Duomo era il Leon d’Oro, posta nel palazzo in corso Garibaldi, al civico 57, chiusa nel maggio 1969. Al santo torinese è stato dedicato un altare all’interno della cappella della Madonna del Fuoco.

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