Un contributo milionario dalle casse del municipio allo start-up, vale a dire per l'avvio delle attività aeroportuali, a favore di chi si prenderà in gestione l'aeroporto di Forlì partecipando al bando per la privatizzazione dello scalo. Il sindaco di Forlì Roberto Balzani chiarisce la proposta aggiunta sul piatto della privatizzazione all'ultimo, durante la conferenza stampa di presentazione del bando a Milano. Un “asso” calato all'ultimo secondo utile, ma che ancora una volta fa storcere il naso per l'utilizzo di denaro pubblico nel pozzo senza un apparente fondo dell'aeroporto Ridolfi.

La nota ufficiale riporta che a Milano Balzani ha fatto questa dichiarazione: “Gli enti locali sono disponibili a garantire, nelle forme consentite dalla legge, un contributo allo start up di almeno un milione di euro all'anno per la durata di tre/cinque anni; a questo si aggiungono due milioni di euro già stanziati dalla Regione Emilia Romagna per investimenti sul sedime”. In molti hanno fatto il calcolo: ma chi paga realmente la privatizzazione? Se, infatti, un privato compra l'aeroporto per un importo pari alla base d'asta (5,7 milioni) e incassa in 5 anni più di 7 milioni di euro come contributi pubblici allo start-up, dove sta il suo rischio imprenditoriale?

Spiega il sindaco Balzani: “Si tratta di denaro messo per far subentrare il nuovo potenziale acquirente. Il rischio di impresa c'è comunque per il privato: gestire l'aeroporto costa almeno 2-3 milioni di euro l'anno”. In ogni caso il sindaco tira il freno: “Saranno al massimo un milione di euro l'anno (nel comunicato iniziale, invece, si parlava di “almeno un milione di euro”, ndr) e i soldi saranno erogati solo in base ai vari step di attuazione del piano industriale”.

In ogni caso, questi soldi non sono previsti nel bilancio comunale. Lo spiega Balzani stesso: “Non vi è nulla di scritto, il contributo non è previsto dal bando”. Sulla procedura di privatizzazione il sindaco di Forlì si dice “moderatamente ottimista”.