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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Visita all'aeroporto rinnovato: i progetti per uno scalo che punta al milione di passeggeri

“Se non fosse per l'assenza dei Vigili del Fuoco l'aeroporto di Forlì sarebbe pronto ad aprire non domani, ma oggi”: dice Giuseppe Silvestrini, il presidente di FA

“Se non fosse per l'assenza dei Vigili del Fuoco l'aeroporto di Forlì sarebbe pronto ad aprire non domani, ma oggi”: Giuseppe Silvestrini, il presidente di FA - la società di gestione dello scalo – sintetizza con questa frase lo stato di avanzamento dei lavori nello scalo. Lui e gli altri soci da circa 21 mesi sono impegnati nel rilancio della struttura. Al momento ci sono stati solo costi, “raddoppiati rispetto a quanto ipotizzato inizialmente, ma sono una persona che arriva fino in fondo quando si butta una cosa”, sempre Silvestini. E l'obiettivo è partire presto, il prima possibile – anche se scadenze non ne vengono date – per iniziare così ad avere dei ritorni dall'investimento. 

I numeri obiettivo dell'aeroporto

Il premier Giuseppe Conte, alle prese con l'emergenza del Coronavirus, ha dato disdetta alla sua visita allo scalo e al polo aeronautico, che si sarebbe dovuta tenere lunedì, lasciando vuota una sala allestita per le grandi occasioni. Ma una visita per i media si è comunque tenuta e in essa si sono chiariti bene i progetti che FA ha in serbo per lo scalo. Questi alcuni numeri: si conta di portare l'aeroporto a regime con circa un milione di passeggeri, con una decina di voli al giorno e un via-vai di circa 2.000-3.000 persone. L'aeroporto potrebbe riattivare nel solo sedime circa 200 posti di lavoro e dare una ricaduta territoriale, secondo analisi precise effettuate in altri scali, per circa 400 euro a passeggero di fuori territorio che atterra (incoming) e 100 euro a passeggero in partenza del nostro territorio, per circa 250 milioni di euro. Ma la partita ancora più grossa è quella di usare l'aeroporto per attivare servizi integrati e far giungere in Romagna turisti che altrimenti sceglierebbero altre mete.


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Destinazioni scelte sulle esigenze del territorio

Il 'Ridolfi' intende ribaltare il paradigma del 'low cost', dove di solito è la compagnia aerea a decidere le destinazioni, chiedendo contributi e creando un rapporto a volte perverso di dipendenza della società di gestione. “Noi intendiamo attivare un coordinamento territoriale permanente per leggere assieme i bisogni del territorio per la mobilità, sarà l'aeroporto a proporre la mete, nelle esigenze vere del territorio. Non dico che si arrivi all'aereo on demand, ma a servizi molto mirati sì. E' una politica industriale vera”, spiega l'amministratore delegato Sandro Gasparrini. “Si chiederà una partecipazione economica del territorio, ma il focus sarà su un progetto condiviso”, sempre Gasparrini. Per questo il 'Ridolfi', senza ovviamente scartare quote di traffico con le grandi compagnie 'low cost' o 'no frill' (senza fronzoli) intende indirizzarsi sul 'low fares', cioè tariffe basse, ma non assenza di servizi. “E' un nuovo segmento di mercato, già diffuso in altre parti del mondo, che anche le grandi compagnie di bandiera coprono con loro società satelliti”.

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La ristrutturazione dell'aerostazione

L'aerostazione è stata ristrutturata proprio per dare un livello superiore di servizi a terra, anche sacrificando spazi che potevano essere destinati a negozi: per esempio con un percorso preferenziale per chi fruisce di servizi 'vip lounge'. Gli imbarchi saranno 8. L'atrio delle partenze è stato abbellito con finiture di qualità superiore alla media degli aeroporti e illuminato con grandi pannelli retro-illuminati con gli scorci di Forlì, Cesena, Ravenna, Cesenatico e Bagno di Romagna. “Anche i corridoi dell'area arrivi mostrano le nostre bellezze dell'Appennino, il viaggiatore che arriva capisce subito che è in Romagna”, sempre Gasparrini. Inoltre ora nello scalo ci sono tutte le certificazioni che prima mancavano. “E' stato fatto un grande investimento sulle attrezzature, partendo da uno scanner posto subito all'ingresso, oltre che i nastri trasportatori di dimensioni maggiori per esempio. Con una spesa aggiuntiva abbiamo tarato tutti gli strumenti su un livello di servizio superiore”.

L'area dell'aerostazione, di circa 5mila metri quadri non rende possibile ad ora un forte sviluppo del non-aviation, vale a dire il polo commerciale che spesso fa la differenza per un aeroporto, stretto tra costi fissi molto alti e compagnie aeree esose. “Faremo con quello che abbiamo – spiega Silvestrini -. Intervenire su questi aspetti comporta degli iter amministrativi molto lunghi”. Si attende, inoltre, di vedere lo sviluppo dell'aeroporto, così da indirizzare meglio anche questo tipo di servizi.

Polo tecnologico: un'opportunità di business

“Quando siamo entrati in aeroporto abbiamo trovato un progetto di polo tecnologico in naftalina, lo spingeremo al massimo, vogliamo essere il fiore all'occhiello in Italia per la manutenzione di alto livello, come lo sono Cardiff e Tolosa, anche se l'etichetta finale se la prenderà l'Università o un ente statale poco importa”, aggiunge Silvestrini. Il concetto di base è che “la manutenzione è importante quanto il vettore – aggiunge Gasparrini -. Negli aeroporti italiani mancano gli spazi sufficienti per la manutenzione di secondo e terzo livello in hangar, perché gli scarsi spazi vengono utilizzati per le attività di aviazione, ma Forlì ha un sedime molto ampio e abbiamo inteso riproporre questo progetto del professor Persiani che giaceva fermo da una decina di anni”. Su questo Forlì avrebbe il vantaggio competitivo di avere una posizione centrale in Europa e di avere uno dei poli di eccellenza concorrenti (Cardiff) nell'Inghilterra che dovrà affrontare le incognite della Brexit. “La presenza di un polo di manutenzione permette di abbassare i costi alle compagnie per fare voli di linea”, rimarca Gasparrini. E questo potrebbe attrarre vettori come veri partner dello scalo. Un altro business che sarà implementato e per il quale è disponibile l'attrezzatura tecnologica è il cargo, il trasporto merci.

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