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Cronaca

Aids, si dimezzano i casi nel Forlivese. Nel 2012 due morti

Per la prima volta negli ultimi sei anni, nel territorio dell’Ausl di Forlì si assiste a una notevole riduzione di nuove infezioni da HIV, che, rispetto al 2011, si sono addirittura dimezzate, passando da 30 a 15

Per la prima volta negli ultimi sei anni, nel territorio dell’Ausl di Forlì si assiste a una notevole riduzione di nuove infezioni da HIV, che, rispetto al 2011, si sono addirittura dimezzate, passando da 30 a 15. Di queste, tuttavia, ben 5 erano già in Aids conclamato, e così si sono purtroppo registrati 2 decessi. E’ quanto emerge dall’attività dell’U.O. di Malattie Infettive dell’Ausl di Forlì, diretta dal dottor Claudio Cancellieri.

Dunque, se è vero che di Aids si muore ancora, riconoscere precocemente la condizione di “HIV positività” consente di mettere in atto tutti gli strumenti diagnostico-terapeutici per governare l’infezione. Per questo, in occasione della Giornata mondiale dell’Aids, in programma come sempre il 1° dicembre, si ribadisce l’importanza di sottoporsi al test per l’HIV, soprattutto se in passato vi è stato un comportamento a rischio, ovvero attività sessuale senza profilattico.

Chi vuole aderire all’invito, ed eseguire il test per l’Hiv, può rivolgersi all’Ambulatorio Malattie Infettive dell’Ausl di Forlì, aperto tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle ore 8 alle 11 (per informazioni telefonare allo 0543 735840, tutti i giorni, dal lunedì al sabato, festivi esclusi, dalle 11 alle 13), oppure a uno degli altri centri dedicati, consultabili nel sito www.helpaids.it o al numero verde AIDS 800856080.

Per sensibilizzare la popolazione su queste tematiche, sono state anche organizzate due iniziative. Venerdì, alle 9, si terrà l’incontro “Le malattie sessualmente trasmesse tra i giovani”, organizzato per la Rete Adolescenza dal Centro Giovani dell’Ausl di Forlì, in via G. Saffi 18, mentre sabato, alle 17, al Centro Culturale “Il Pane e le Rose”, (Corso A. Diaz  92, Forlì), è in programma la proiezione,  in collaborazione con l’U.O. Malattie Infettive dell’Ausl di Forlì, del film “+ o – Il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era AIDS”.

«E’ intuitivo che iniziare le cure troppo tardi o addirittura in AIDS conclamato rende le cose molto più complicate e aumenta la mortalità – spiega Cancellieri – purtroppo, si stima che in Italia ci siano 40.000 persone che non sanno di essere sieropositive, le quali non solo perdono l’opportunità di eseguire i periodici controlli e di curarsi per tempo, ma rischiano anche, senza saperlo, di infettare altre persone».

Da quando, nel 1988, fu istituita la prima giornata mondiale dell’Aids, infatti, si sono compiuti grandi progressi sia a livello di acquisizioni scientifiche sia nei trattamenti, tuttavia molti non sanno ancora come proteggere se stessi e gli altri dall’HIV; inoltre, coloro che vivono con tale virus continuano spesso a essere discriminati.

Anche quest’anno, quindi, lo slogan della giornata è “Verso lo zero: zero infezioni, zero discriminazioni, zero morti”, con tre obiettivi fondamentali. Nell’ambito della prevenzione primaria, si mira a evitare che nuove persone si infettino con il virus HIV, e che donne Hiv positive gravide partoriscano bambini infettati, mentre nel campo di quella secondaria, il traguardo è far sì che persone già infettate non progrediscano verso la malattia conclamata, cioè l’Aids, garantendo, quindi, l’accesso alle cure; infine, si vogliono difendere le persone con HIV/AIDS da discriminazioni e colpevolizzazioni.

Per quanto riguarda la prevenzione primaria - che resta la più importante arma contro l’Hiv -, essendo l’infezione trasmessa prevalentemente per via sessuale, non si può prescindere dalla raccomandazione valida per tutti (eterosessuali, bisessuali, omosessuali, transessuali) di avere una vita sessuale responsabile; ciò si può concretizzare, nel rispetto dei valori di ognuno, in fedeltà reciproca, riduzione del numero di partner sessuali, uso del preservativo. La prevenzione della cosiddetta trasmissione verticale, cioè il passaggio di HIV dalla donna gravida sieropositiva al neonato, si basa, invece, sull’uso di farmaci antiretrovirali.

Questi ultimi sono indispensabili anche per evitare che una persona già infettata da HIV si ammali e progredisca in AIDS, e vanno prescritti quando il sistema immunitario colpito dall’HIV ha iniziato ad “indebolirsi”. Dal 1996, la disponibilità di diversi farmaci, oggi sempre più efficaci e più “friendly”, ha modificato radicalmente l’evoluzione, trasformando quella che fino ad allora era una malattia rapidamente mortale in un’affezione che si riesce, se non a guarire, a cronicizzare, consentendo una vita sociale e lavorativa praticamente normale.

Per realizzare questo, è fondamentale  che le persone eseguano il test per l’Hiv (un semplice prelievo di sangue) in modo da conoscere, prima di ammalarsi, se sono infettate, oppure no: oggi la formula “Hiv: sapere salva la vita!” significa davvero prendersi cura della propria salute, oltre che evitare di infettare altre persone involontariamente.

Riguardo all’ultimo obiettivo, uno dei maggiori successi delle campagne mondiali di lotta all’AIDS, in questi ultimi anni, è stato proprio contrastare le discriminazioni di accesso alle terapie: oggi, nel mondo, è migliorata la disponibilità delle cure, per cui anche nei paesi in via di sviluppo, oltre il 60% degli infettati candidati alle terapie è in trattamento.

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