rotate-mobile
Cronaca

Abiti da sposa bianchi e immacolati cuciti senza corrente e in mezzo al fango: la storia di 4 sarte tenaci

Lo storico atelier di abiti da sposa colpito dall'alluvione: "Non avevamo la corrente, abbiamo cucito gli abiti finché era giorno e consegnati a domicilio. È stata dura ma ce l'abbiamo fatta".

Non si sono arrese quando l’acqua, dopo aver completamente allagato il magazzino, ha invaso il negozio superando il metro di altezza. Non si sono date per vinte nemmeno quando, rimaste senza corrente elettrica, hanno continuato instancabilmente a cucire a mano per oltre dieci giorni sfruttando la luce del giorno che filtrava dalle vetrine. Con un solo obiettivo: salvare gli abiti da sposa, quelli già pronti, e quelli ancora da consegnare, quando l’alluvione ha travolto il quartiere Cava. 

L’amore e la dedizione per il proprio lavoro traspare dalle parole e dai volti della titolare Lidia Prati e delle tre dipendenti, Sonia, Gemma e Caterina, dello storico atelier di abiti da sposa Califa di viale Bologna, una vera e propria istituzione che, dal 1997 a oggi, ha vestito centinaia, migliaia di spose con i suoi abiti fatti a mano.

“Quando l’acqua ha cominciato a salire il nostro primo pensiero è stato mettere in salvo gli abiti - raccontano con emozione silente ma non rassegnata -. Una nostra collega si è messa un paio di stivali e con un fuoristrada si è precipitata in negozio per portare in salvo gli abiti, con l’acqua che le arrivava alla coscia. Quel week end avevamo una sposa da vestire: ha preso l’abito e lo ha portato a casa per cucirlo. Fortunatamente la ragazza viveva in una zona non alluvionata ed è riuscita ad andare a ritirarlo”.

In questi giorni, per riuscire ad accontentare tutte le richieste già programmate, le ragazze di Califa hanno fatto anche le consegne a domicilio. Fortunatamente, gran parte degli abiti sono stati preservati dal fango grazie alla posizione leggermente rialzata del negozio cui si accede salendo alcuni gradini, ma tutto il materiale e le attrezzature che si trovavano in magazzino, tra cui le macchine da cucire, è andato perduto.

Nei giorni più difficili dell’emergenza, il negozio è diventato anche un punto di accoglienza e di ristoro per i tanti volontari al lavoro in uno dei quartieri più feriti dall’alluvione, che si fermavano a mangiare o a riposare nel piccolo terrazzo antistante le vetrine. “Noi cucivamo e li guardavamo, esausti, prendere un po’ di fiato - dicono -: sono stati tutti meravigliosi”.

“Siamo rimaste senza corrente elettrica per dieci giorni - raccontano - e l’unico modo che avevamo per poter lavorare e ultimare gli abiti in consegna era sfruttare la luce del giorno: ci siamo raccolte nel punto più luminoso del negozio e abbiamo cominciato a cucire a mano, in uno stato quasi confusionale e nello stordimento più totale, finché c’era luce a sufficienza. E quello che non siamo riuscite a fare qui, lo abbiamo fatto a casa dove ognuna di noi ha una macchina da cucire”.

Per quello che più che lavoro, sa di vocazione, e con una tenacia che ha consentito di centrare l’obiettivo: tutti gli abiti in lavorazione, circa una decina, sono stati consegnati nelle mani delle future spose, nella commozione generale. “Questa per noi è stata la più grande soddisfazione - dicono - accontentare il desiderio di tante ragazze nel giorno che ricorderanno per tutta la vita. Perché, giustamente, la vita va avanti”. 

Califa, al lavoro per cucire a mano gli abiti-3

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Abiti da sposa bianchi e immacolati cuciti senza corrente e in mezzo al fango: la storia di 4 sarte tenaci

ForlìToday è in caricamento