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Lunedì, 2 Ottobre 2023
Cronaca

Alluvione: la mappa di come l'acqua ha invaso la città nella ricostruzione dei coordinatori di quartiere

Le relazioni dei comitati di quartiere, durante la seduta di oggi pomeriggio, giovedì, della commissione comunale d'inchiesta sull'alluvione hanno acceso diverse luci sull'evento eccezionale che ha travolto Forlì il 16-17 maggio scorso

Le relazioni dei comitati di quartiere, durante la seduta di oggi pomeriggio, giovedì, della commissione comunale d'inchiesta sull'alluvione hanno acceso diverse luci sull'evento eccezionale che ha travolto Forlì il 16-17 maggio scorso, tracciando per lo meno una mappa geografica esatta dell'alluvione e di come l'acqua, una volta uscita dai fiumi, si è allargata man mano in una vasta zona abitata, specialmente nella parte ovest della città e della sua campagna. 

“Subito la messa in sicurezza dei fiumi”

Una mappa quanto mai necessaria perché, come ha ribadito Stefano Valmori, coordinatore quartiere Romiti, il primo a intervenire nella commissione, “la più importante richiesta è la sicurezza del territorio: la Regione, il Comune, il Consorzio di Bonifica intervengano immediatamente sul fiume Montone e gli altri corsi d'acqua, per togliere la paura negli occhi delle persone che temono che possa riaccadere”. A questa richiesta prioritaria si sono associati praticamente tutti i quartieri.

VIDEO - Le richieste dei comitati: "La sicurezza del territorio è la priorità"

Più articolata la richiesta di Alessandra Bucchi, presidente del “Comitato vittime del fango”, che è nato a Forlì il 1 agosto scorso, collegato agli altri comitati di alluvionati della Romagna. “E' un comitato apartitico”, ha ribadito Bucchi. “La messa in sicurezza del territorio è la questione più sentita dagli alluvionati: sono già trascorsi tre mesi, si analizzi attentamente cosa è accaduto convocando una conferenza di servizi con gli enti interessati, per individuare priorità e un crono-programma degli interventi”. Ad affiancare la conferenza, per il comitato, ci deve essere un pool di esperti e un tavolo permanente tra Comune e comitato, per aggiornare la popolazione sugli interventi in corso. 

La relazione del tecnico: "Sorpreso da come gli argini hanno tenuto"

Tante poi le richieste del comitato: il controllo di tutto il perimetro arginale, la verifica delle altezze degli argini dato che l'erosione ha portato al loro abbassamento di diverse decine di centimetri; l'aggiornamento della mappa della rete fognaria; strumenti tecnologici più avanzati per la rilevazione idrometrica del fiume, per dare allerte più tempestive; il censimento dei danni subiti dai cittadini; continuare con la pulizia straordinaria del sistema fognario. Dure critiche, e un invito a migliorare, poi al piano comunale di prevenzione (“Le aree colpite non erano neanche citate nel piano”, protesta), nonché i soccorsi che sono stati lenti e scoordinati.

Donazioni e maxi-bollette

“Per quanto riguarda il fondo delle donazioni, sia uno strumento per chiedere un surplus di generosità a vari soggetti privati, per continuare ad alimentarlo mediante una campagna sui media”, dice Bucchi.  Altra richiesta pressante agli enti pubblici è l' “annullamento degli extra-consumi delle utenze, cagionati dall'uso di acqua e energia elettrica per le operazioni di ripristino e rimozione del fango, nonché la riduzione della Tari”. In tal senso si chiede ai gestori di prorogare le bollette fino al 31 dicembre, per dare il tempo di organizzare tali riduzioni delle bollette.

Di temi economici ha trattato anche la coordinatrice del quartiere Cava Eleonora Visani: “Il termine di rendicontazione degli indennizzi del Cis è da prorogare di diversi mesi rispetto alla scadenza del 31 ottobre, in molti a quella data non avranno neanche iniziato i lavori, impossibile che saranno in grado di fare la rendicontazione”. Chiesta anche una burocrazia più snella e un aggiornamento sul “bando per la distribuzione dei beni, come le cucine e i materassi, di cui non si è saputo più niente”.

Romiti

Ai Romiti, spiega Valmori, “il fiume Montone ha esondato in quattro punti e rotto in un punto, la rottura è ciò che ha creato il disagio più grosso, ciò che ha messo in crisi l'80% del territorio di Cava Villanova e Romiti: in via Martiri delle Foibe, la chiusa del canale 'Fontana' si è spaccata alle 20.45-21 del 16 maggio 2023. Se non si rompeva quella chiusa, forse saremmo stati invasi dall'acqua, ma molto meno. Chiediamo la messa in sicurezza di quel punto con il ripristino dell'argine e delle due idrovore di via Nervesa e via Martiri delle Foibe, col rifacimento del muro in pietra  realizzato oltre un secolo fa”.

Ed ancora: “C'è molto lavoro da fare fino al ponte della Ferrovia. Il ponte della Ferrovia, poi, ha fatto da diga e ha sempre creato un impedimento al deflusso dell'acqua, è basso e i tronchi hanno bloccato il passaggio. La situazione attuale del fiume non è adeguata per fronteggiare anche piene ordinarie”.

San Benedetto - Schiavonia

Loretta Poggi, coordinatrice quartiere San Benedetto – Foro Boario ha parlato per il quartiere San Benedetto (via Gorizia) e per la parte più vicina al centro, oltre la ferrovia, di via Pelacano e via Isonzo. Ricorda Poggi: “Molte famiglie sono state sorprese all'ora di cena dall'evento. L'allarme dell'evento è stato dato solo con comunicati Facebook e online non ha raggiunto tutta la popolazione. La polizia municipale non è passata con l'altoparlante nella nostra zona, facendo questo servizio solo in corso Garibaldi. La zona di San Benedetto ancora alle 17.53 ce la davano come non alluvionabile, ma due ore dopo c'erano 90 centimetri di acqua”. 

Proprio in quell'orario lì, infatti, il Montone rompeva l'argine destro in un'ansa verso a sinistra, subito dopo il ponte di Schiavonia, allagando prima via Pelacano e poi il quartiere oltre la ferrovia, a poca distanza dall'altra rottura, sull'argine opposto, della chiusa di via Martiri delle Foibe.

Poggi chiede conto dal punto di vista tecnico: “Nel 2017 il piano di protezione civile prevedeva San Benedetto come area allagabile, poi nel 2021 non più, che lavori di messa in sicurezza sono stati fatti nel frattempo?”. Contestata anche la Polizia Locale, impiegata per i posti di blocco invece che per dare assistenza e informazione ai cittadini. Tra le priorità poste da Poggi c'è poi la pulizia urgente del Canale Ravaldino, che ha causato, tra l'altro, l'allagamento e il riempimento di fango del “giardino di via Scaldarancio, dove delle persone sono state ricoverate e trattate al pronto soccorso a causa delle infestazioni”. Chiesto anche il ripristino del precedente percorso dei bus in via Pelacano e Isonzo. “Due soldi in meno alle prossime luminarie natalizie e piuù fondi agli alluvionati”, ha quindi concluso.

Villafranca - Roncadello – Barisano - Branzolino

Roberta Dradi, coordinatrice del quartiere San Tome - Roncadello - Barisano – Branzolino ha spiegato, invece, che queste frazioni si sono trovate l'acqua da più fronti: “E' arrivata la mattina da via Lunga per dirigersi verso Roncadello e Villafranca, sia dalla falla di via Isonzo, sia da diversi punti di esondazione lungo via Lughese. Nelle frazioni ha trovato due barriere, il Cer e l'autostrada. Ma nella zona di Barisano l'acqua è venuta dal Ronco, mentre l'esondazione dal Cer ha creato i maggiori problemi a Branzolino”.

Dradi ha chiesto “più manutenzione della vegetazione lungo gli alvei dei fiumi, che per scelta sono ricchi di vegetazione, ma che non deve essere ostacolo al contenimento e al defluire dell'acqua”. E rileva che “tanto materiale è ancora presente ancora a ridosso al ponte della Ferrovia, è una criticità che aumenta la percezione di pericolo”. Da non dimenticare, ha rimarcato, anche la rete di scolo secondaria dei canali di campagna.

E sul versante di San Martino in Villafranca e Villafranca, la coordinatrice Patrizia Carpi ha spiegato che “l'acqua è arrivata la mattina del 17 da Forlì e dal Cer, mentre l'argine ha tenuto nonostante i numerosi sormonti”.

Carpinello – Caserma - Casemurate

Ma non è stato solo il Montone a dare problemi. Dall'altra parte della città anche il Ronco ha creato vasti allagamenti, specialmente nella zona di Carpinello, mentre alla Caserma la minaccia è arrivata dal Cer. Ricorda Aureliano Ronchi, coordinatore del quartiere Carpinello: “Dal Ronco l'acqua è sormontata ed è arrivata fino in via Brasini. L'argine ora risulto eroso su entrambe le pareti a Borgo Sisa, mentre le botole saltate nel canale di via Sisa verranno sostituite a settembre”. Ronchi è tornato a ribadire che “il canale emiliano-romagnolo ha fatto da barriera”. Nel quartiere, permane il problema di cumuli di fango ancora da rimuovere, lasciati a bordo strada dopo la pulizia dei fossi.

Restando sulla Cervese, per Alessandro Righi (quartiere Caserma – Casemurate) “la problematica nel nostro caso è stata la piena di mercoledì del Cer, l'abitato di Caserma non è stato alluvionato  grazie a un cittadino che ha deviato l'acqua, all'altezza del sifone del Cer in attraversamento al Bevano, che con due escavatori ha creato piccoli argini per scaricare l'acqua nel Bevano che nel frattempo si stava svuotando. Mi sono sorpreso che non si sia fatto nulla in quel punto”.

Ronco

In zona Ronco, il fiume non ha minacciato il quartiere, salvo l'area di via della Grotta, che ha già visto numerose alluvioni in passato, anche per piogge di più modesta entità, e in via della Croce che si trova in area golenale. Nel quartiere, spiega la coordinatrice Samanta Servadei ci sono state “una trentina di famiglie colpite”. In via della Grotta, in particolare, “è crollata la strada, che è stata ripristinata ma non asfaltata”.

Vecchiazzano – San Lorenzo in Noceto

Il Rabbi, infine, che costeggia viale dell'Appennino e Vecchiazzano è il corso d'acqua della città che ha dato meno problemi, ma pure ci sono stati. In particolare la problematica ha colpito “in via Ponte Rabbi 5 case che hanno avuto tre metri d'acqua. Qui è necessario trovare sistemi per la difesa delle abitazioni”, dice la coordinatrice di Vecchiazzano Carla Cappelli. Che continua: “A Vecchiazzano ci sono stati allagamenti in via Veclezio e via Castel Latino, in questo caso derivanti da un fosso molto profondo che non è mai stato pulito dal Consorzio di Bonifica”.

A San Lorenzo in Noceto, dove la piena del Rabbi ha distrutto un capannone di allevamento avicolo, con danni stimati per milioni di euro, rileva la coordinatrice di quartiere Daniela Cortesi, “si è talmente sollevato il letto del fiume che non si sa cosa succederà in futuro”. In questo caso è proprio cambiata la morfologia del fiume.

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