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Cronaca

Alluvione di Villafranca, prima udienza in tribunale: si preannunciano richieste da centinaia di migliaia di euro

Si costituirà parte civile anche il Comune di Forlì, rappresentato dall'avvocato Enrico Canepa, mentre sono intenzionati a presentarsi come parti civili, in caso di rinvio a giudizio, per ora 5 cittadini della zona

Prima udienza tecnica per il processo relativo all'alluvione di Villafranca. L'udienza è stata aperta e subito rimandata per l'indisponibilità di un avvocato della difesa, ma ha dato l'avvio alla vicenda in tribunale relativa all'inondazione di Villafranca avvenuta dal 14 al 16 maggio del 2019, che secondo le accuse sarebbe stata causata da uno scavo nell'argine del fiume Montone realizzato senza autorizzazioni, per effettuare  dei lavori di ristrutturazione al ponte dell'autostrada A14 lì sovrastante. E quando le forti piogge di quei giorni gonfiarono il fiume, quel tratto mancante di argine divenne inesorabilmente una falla che comportò l'allegamento delle campagne circostanti e di buona parte dell'abitato di Villafranca, con almeno mille persone, case, edifici pubblici e aziende che si ritrovarono per circa due giorni con l'acqua fino al livello della coscia. E' la tesi accusatoria a cui è giunta la Procura della Repubblica di Forlì, al termine di una serrata indagine del pm Federica Messina e sotto il coordinamento del procuratore capo Maria Teresa Cameli. 

VIDEO - L'alluvione di Villafranca vista col drone

Parti offese del processo sono la Regione Emilia-Romagna che avrebbe identificato danni per almeno 300mila euro. Fu infatti la struttura della Protezione Civile regionale a dover far fronte all'emergenza. Si costituirà parte civile anche il Comune di Forlì, rappresentato dall'avvocato Enrico Canepa, mentre sono intenzionati a presentarsi come parti civili, in caso di rinvio a giudizio, per ora 5 cittadini della zona, che hanno stimato un danno di circa 100mila euro in totale, rappresentati dagli avvocati Franca Matarrozzi di Bologna e Lisa Maltoni di Forlì. Le accuse per il reato di “inondazione colposa” sono state messe nero su bianco dall'ufficio inquirente con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di tre persone: Tonino Maria Bartolotta, 57 anni, legale rappresentante  della ditta di Martirano Lombardo (Catanzaro), esecutrice dei lavori di ristrutturazione delle arcate del ponte dell'A14 sul fiume Montone; il responsabile del procedimento, Graziano Pastorelli, 41 anni, ingegnere di Autostrade per l'Italia, e Michele Renzi,  direttore del Terzo Tronco di Autostrade per l'Italia al momento dei fatti. Il processo è stato quindi aggiornato al 25 febbraio 2022.

VIDEO - A Villafranca quasi un metro d'acqua

La Procura si è affidata ad una perizia di un ingegnere e all'approfondimento della complessa normativa riguardante i fiumi, racchiusa nel Regio Decreto 523 del 1904, dove oltre un secolo fa veniva vergato con chiarezza che “nessuno può fare opere nell'alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici e canali di proprietà demaniale, senza il permesso dell'autorità amministrativa”. Autorizzazioni che, a dire della Procura, sarebbero state omesse pur trattandosi di un intervento invasivo sull'argine del principale fiume di Forlì. In particolare la sommità dell'argine sarebbe stato demolito per permettere la manovra dei mezzi incaricati della ristrutturazione delle arcate in cemento del ponte, che passa per poco più di un metro sopra lo stesso argine. Sempre secondo quanto ricostruito dalla Procura, sebbene l'ondata di maltempo fosse stata correttamente indicata con un'allerta meteo della Regione, il cantiere in quei giorni venne lasciato inattivo con quello scavo recente e tamponature di materiale del tutto inadatte a fronteggiare un'eventuale ondata di piena, né con strumentazione idonea a fronteggiare un'eventuale emergenza.

Il dramma dell'alluvione a Villafranca, 14-05-2019

VIDEO - La rabbia dei residenti

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