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Cronaca

Coronavirus, la terza ondata: "Grazie alle chiusure Forlì avrà un picco di contagi più basso"

In evoluzione anche i numeri per quanto concerne i ricoveri in Romagna: "Sabato erano 668, un aumento di quasi 100 posti letto destinati a pazienti covid rispetto all'8 marzo ed è l'aspetto più preoccupante della diffusione dell'epidemia", spiega Angelini

Il picco della terza ondata da covid-19 è atteso intorno al 20 marzo a livello nazionale, mentre in Romagna qualche giorno prima. E' la previsione di Massimo Cicognani, docente universitario di Analisi Matematica e presidente del Consiglio del Campus di Cesena, intervenuto nel consueto approfondimento di pubblica utilità sulla pandemia organizzato dal parlamentare Marco Di Maio insieme al professor Claudio Vicini, e che ha visto come ospite anche Raffaella Angelini, responsabile del Servizio Igiene Pubblica dell'Ausl Romagna.

Cicognani ha sottolineato come l'andamento epidemiologico del covid replichi quello della Spagnola: "Non abbiamo la sfera di cristallo, ma possiamo capire come evolve e il modello matematico della diffusione è ormai affidabile". Il docente ha quindi definito "una facile previsione la situazione attuale", spiegando che "un gruppo di ingegneri biomedici, guidato dal professor Lorenzo Chiari, ha predetto con largo anticipo per il Bolognese che si sarebbe arrivati ad una situazione drammatica. E anche la situazione di Cesena era assolutamente prevedibile ed era previsto come il Bufalini si trovasse in una situazione d'emergenza. Così era previsto come il territorio Forlivese avesse solo un ritardo temporale".

Il ragionamento del professor Cicognani è stato chiaro: senza la "zona rossa" dall'8 marzo Forlì "si sarebbe trovata dopo una settimana nella stessa situazione in cui si trovava il resto del territorio romagnolo". Con l'ulteriore stretta, ha chiarito Cicognani, "viene capitalizzato il vantaggio temporale acquisito ed uscirà con un picco di contagi più basso e con una discesa più rapida. Dalla chiusura ne trarrà un guadagno". In merito alle previsioni, "a livello nazionale il picco è atteso intorno al 20 marzo, a livello locale forse con qualche giorno d'anticipo, perchè l'ascesa è stata più ripida".

La variante inglese

In scia alle considerazioni del professore Cicognani, Angelini ha evidenziato come il contagio sia più facile con la variante inglese: "Bisogna rispettare le famose regole delle tre emme (mascherina, mani igienizzate e distanziamento di un metro, ndr), ma se il metro diventa due possiamo essere più tranquilli, perchè la malattia attuale è diversa a quella che si è diffusa alcuni mesi fa. Il virus corre molto di più, serve attenzione, ma non dobbiamo essere ossessionati".

Con la nuova variante inglese la chiusura della quarantena è stata prolungata a 14 giorni con test molecolare; inoltre, non potrà essere interrotto l’isolamento del caso confermato dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi ma dovrà proseguire fino all’effettuazione di un test molecolare con risultato negativo. "C'è una cautela maggiore alla luce della diffusione della variante, che si sta comportando in modo diverso rispetto al primo virus. I numeri mostrano un perdurare più a lungo della contagiosità oltre che una maggiore infettività. Per questo le ordinanze della nostra regione, che sono state adottate, hanno previsto un rinforzo delle misure epidemiologiche di controllo".

Ricoveri in aumento

Solo sabato sono stati conteggiati 845 nuovi positivi in Romagna. "Si tratta di un numero elevatissimo e impegnativo per tutto il sistema". In evoluzione anche i numeri per quanto concerne i ricoveri in Romagna: "Sabato erano 668, un aumento di quasi 100 posti letto destinati a pazienti covid rispetto all'8 marzo ed è l'aspetto più preoccupante della diffusione dell'epidemia. Posti destinati ad altre tipologie di malattie vengono trasformati in posti covid e questo si traduce in ritardi nelle attività programmate rinviabili o di routine. La curva degli ospedali segue di circa 10-15 giorni quella dei casi. Non siamo quindi ancora al massimo dell'ospedalizzazione che possiamo prevedere".

Vaccini

Angelini ha fatto chiarezza anche sulla campagna vaccinale: "Seguiamo le indicazioni del Ministero e per chi ha già avuto il covid non ci sono controindicazioni dal punto di vista clinico, ma da quello dell'opportunità. Si sono accumulate evidenzie che dopo la malattia, per circa sei-otto mesi, c'è una copertura immunitaria; per tanto chi ha contratto il virus verrà vaccinato non prima di tre mesi e riceverà un'unica dose di vaccino, che funge da rinforzo rispetto alla copertura che ha avuto per la malattia naturale". I vaccini, ha aggiunto Angelini, "non sono tutti uguali, ma non è a libera scelta. Non ci sono controindicazioni per gli ipertesi o diabetici sull'uso di Astrazeneca. Nel nostro Paese si è scelto che le persone che hanno patologie e che sono particolarmente esposte a gravi conseguenze alla malattia, ricevono vaccino con Rna messaggero, ovvero Pfizer o Moderna, perchè si ritiene abbia una capacità protettiva superiore sulla base degli studi che sono stati fatti nella fase autorizzativa del vaccino".

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