Già oltre 200 scosse, l'analisi del terremoto di magnitudo 4.9: accelerazioni del suolo significative vicino all'epicentro
Sono dodici quelli con magnitudo superiore a 2.5, l'ultimo registrato nella nottata tra lunedì e martedì alle 5.40 con magnitudo 3.0
Dopo il terremoto di magnitudo 4.9, fino alle 12:45 di martedì sono stati registrati dalla Rete Sismica Nazionale oltre 200 terremoti di magnitudo compresa tra 3.0 e 0.1 (terremoti così piccoli sono registrabili grazie alla densità e qualità della rete sismica nella regione). Sono dodici quelli con magnitudo superiore a 2.5, l'ultimo registrato nella nottata tra lunedì e martedì alle 5.40 con magnitudo 3.0. "Il meccanismo della sorgente sismica è stato analizzato attraverso il calcolo del momento tensore, in cui i segnali sismici registrati sono confrontati con quelli teoricamente attesi per le possibili sorgenti sismiche - spiega l'Ingv -. Il risultato preliminare mostra un meccanismo di tipo distensivo, come ragionevole per la zona coinvolta. Non è un risultato tuttavia scontato perché la regione è compresa tra una zona di tipo distensivo tipica della catena appenninica ed una compressiva dove sono presenti le faglie della pianura padana".
E’ ancora in corso anche l’analisi delle accelerazioni del suolo: "A causa della relativa superficialità dell’evento risultano essere significative in zona epicentrale (stazione di Marradi) e pari al 19% g di accelerazione orizzontale di picco - informa l'Ingv -. Significativo è anche il valore della stazione sismica a Modigliana, che ha raggiunto valori di accelerazione orizzontale di picco pari al 31% g". Dal 1985 a oggi, nel raggio di 30 chilometri dall’area interessata dalla sequenza in corso, sono state registrate migliaia di scosse tutte di magnitudo inferiore a quella dell’evento di lunedì mattina, eccezion fatta per l’evento del 14 settembre 2003 a Loiano (BO) di magnitudo 5.2.
Dal punto di vista della sismicità storica nel raggio di 30 chiilometri dal territorio epicentro della scossa di magnitudo 4.9 ricadono due aree caratterizzate da sismicità storica rilevante. A nord e a est l’Appennino faentino-forlivese, con i terremoti del 1661 (magnitudo 6.0), del 1725 (magnitudo 5.7) e la sequenza sismica dell’aprile-luglio 1781 (con due eventi di magnitudo 6.1.e 5.6). A sud-ovest il Mugello, con i terremoti del 1542 e del 1919, entrambi di magnitudo magnitudo superiore a 6.0. Se invece si restringe invece l’area di osservazione a un raggio di 20 chilometri, si nota che la storia sismica dell’area più prossima all'epicentro della scossa di magnitudo 4.9 comprende – nell’ultimo millennio – appena una trentina di terremoti quasi tutti ricadenti nella classe di energia compresa tra magnitudo 4 e 5. I terremoti “locali” in senso stretto – cioè localizzati in un raggio di 10 chilometri da quello delle 5.10 di luned' – sono quelli del 29 dicembre 1892 (Palazzolo sul Senio, magnitudo 3.9) e del 15 dicembre 1931 (Mugello, magnitudo 4.6).