Anche nella Diocesi di Forlì-Bertinoro si celebra il culto dei santi Pietro e Paolo
Anche nella Diocesi di Forlì-Bertinoro si celebra il culto dei santi Pietro e Paolo, i primi seguaci di Gesù a diffondere il vangelo nel mondo. La devozione per Pietro primo pontefice romano, è presente a Forlì dalla notte dei tempi
La solennità religiosa del 29 giugno dedicata ai santi Pietro e Paolo, è una delle più importanti della cristianità. I due seguaci di Cristo hanno storie molto diverse, ma ad accumunarli è il martirio, avvenuto a Roma tra il 64 e il 67 d.C., durante le persecuzioni di Nerone. San Pietro fu uno dei 12 apostoli della prima ora di Gesù e a lui fu affidata la missione di costruire la Chiesa di Dio. Primo papa della storia, morì crocifisso come il Messia, ma chiese di essere posizionato a testa in giù perché non riteneva di essere degno di perire come Cristo. San Paolo, che non è menzionato nei Vangeli e non fece parte del seguito di Cristo, è comunque annoverato fra gli apostoli, in quanto, come scrive nella Lettera ai Galati, dichiara di avere ricevuto la rivelazione del Vangelo da Cristo stesso, e di essere quindi a pieno titolo un apostolo, con gli stessi compiti degli altri dodici che Gesù aveva nominato durante la sua vita terrena, malgrado si senta indegno per aver perseguitato la Chiesa.
Nella Diocesi di Forlì-Bertinoro, le principali chiese dedicate ad entrambi i santi sono quelle di Roncadello e Pieve Salutare, rette rispettivamente da don Andrea Carubia e don Urbano Tedaldi. A Forlì, limitatamente a Paolo abbiamo la parrocchiale di via Pistocchi, epicentro forlivese dell’attenzione agli ultimi, secondo lo schema caro ai due fondatori don Mino Flamigni e don Amedeo Pasini, recentemente scomparsi. All’apostolo investito della dignità di primo papa da Gesù Cristo in persona, è intitolato il centro di culto omonimo posto a Forlimpopoli, in via Massi 15. Sempre sul territorio diocesano abbiamo anche San Pietro in Trento e San Pietro in Vincoli, sebbene poste amministrativamente sotto Ravenna. E’ invece parte del Comune di Forlì, anche se Diocesi di Ravenna-Cervia, il tempio dei Santi Pietro e Paolo di Pievequinta. La devozione per Pietro “pescatore d’anime” e primo pontefice romano, su cui Cristo ha letteralmente fondato la sua chiesa, è presente a Forlì dalla notte dei tempi. Sull’attuale corso Mazzini, all’imbocco di quest’ultimo con la via Cantoni, durante i lavori di costruzione del condomino sorto nel 1959 sulle cosiddette case Cimatti, sono riemersi i resti della scomparsa chiesa di San Pietro in Scottis, che ha dato il nome all’intero Borgo San Pietro.
“L’origine dell’appellativo ‘in Scotto’ – scrive monsignor Antonio Calandrini nel primo volume degli ‘Atti dei convegni di Cesena e Ravenna’ – va ricercato nel fatto che il luogo di culto risale agli Irlandesi o Scotti che, essendo infaticabili pellegrini a Roma e in Terra Santa, fondarono ovunque in Europa e in Italia chiese e ospedali. Una simile San Pietro in Scottis era pure a Ravenna”. La chiesetta forlivese figura, con altri templi cristiani, nella donazione fatta all’abbazia benedettina di San Mercuriale dal vescovo diocesano Alessandro nel 1170. Soppressa come parrocchia nel 1464 dal vescovo Paladini, San Pietro in Scotto rimase cappellania, ossia un luogo di culto secondario. Ma non cadde certo nel dimenticatoio, essendo divenuta “spedale” della Congregazione di San Pietro, che radunava giovani di ogni ceto per scopi di pietà e beneficenza. Della chiesa di San Pietro in Scottis si perde ogni traccia nel XVI secolo. Viste le sue ridotte dimensioni, non è escluso che sia stata sacrificata alle esigenze espansive di alcune nobili famiglie cittadine.