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Cronaca

La Diga di Ridracoli scende sotto i 10 milioni di metri cubi: "Situazione sotto controllo"

Il volume della diga di Ridracoli, principale serbatoio dell'”Acquedotto di Romagna”, è sceso sotto i 10 milioni di metri cubi

“La situazione è costantemente monitorata e sotto controllo. Possiamo rimanere tranquilli fino a fine anno se non oltre, in attesa di una mano dal cielo”. Il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè , rassicura i romagnoli sulla tenuta idrica del territorio. Il volume della diga di Ridracoli, principale serbatoio dell'”Acquedotto di Romagna”, è sceso sotto i 10 milioni di metri cubi, precisamente 9,93 milioni di metri cubi, con il livello dell'invaso a poco più di 525 metri sopra il livello del mare. Di questi gli ultimi 4-5 non sono sfruttabili per la presenza di microrganismi. 

I precedenti storici

“La media storica per il periodo è di 12,1 milioni di metri cubi - chiarisce Bernabè -. Nel 2011 e nel 2007, condizionati dalla siccità, il volume era ancora inferiore, con 8,77 e 6,55 milioni di metri cubi. Probabilmente senza il nuovo impianto di potabilizzazione realizzato a Ravenna (Nip 2) avremmo avuto una situazione di crisi. I consumi sono aumentati di 8 milioni di metri cubi: nel 2015 il piano di produzione era di 106 milioni di metri cubi, mentre quest'anno è di 114”. 

Gli investimenti

Fondamentali sono stati gli investimenti infrastrutturali fatti negli ultimi anni: “Avere una rete flessibile permette di modulare e garantire il servizio. Non bisogna dimenticare infatti anche l'apporto del Canale Emiliano Romagnolo, che assicura, mediante derivazione dal fiume Po, l’approvvigionamento idrico di un area estesa su oltre 3000 chilometri quadrati. Con il punto di prelievo di Bondeno (Ferrara) è aumentata la disponibilità di acqua di 20 milioni di metri cubi, passando da 110 a 130 milioni di metri cubi”. “Grazie agli investimenti effettuati non si sente il problema dell'acqua come in Emilia o in altre zone d'Italia - evidenzia Bernabè -. E dove ci sono fonti locali più vulnerabile, come ad esempio la Valle del Tramazzo, si riesce comunque a garantire il servizio con l'ausilio delle autobotti”. 

Le precipitazioni

Le ultime annate sono state caratterizzate da lunghi periodi senza precipitazioni. Dal primo gennaio sono caduti 694 millimetri di pioggia, circa 720 rispetto ad una media storica di 1414 millimetri. Giove Pluvio è stato generoso nel mese di settembre, con 149 millimetri di precipitazioni rispetto ad una media storica di 106. “Non essendoci stati nubifragi, i terreni hanno “bevuto” l'acqua caduta e per questo motivo non sono arrivati apporti alla diga. Fortunatamente le piogge non sono state sostenute e non ci sono stati dissesti. Queste precipitazioni sono così servite per inumidire il terreno. Negli ultimi anni è cambiato comunque il modo dell'invaso di riempirsi, con più disponibilità ad inizio dell'anno". 

Cambiamenti climatici e futuro

“Al di là dei numeri – evidenzia il presidente di Romagna Acque, bisogna continuare a pensare, visti i decisi cambiamenti climatici, a progettare nel futuro la captazione di nuove sorgenti per mettere in sicurezza il sistema. Occorre inoltre evitare perdite di rete. Salvo il fenomeno dell'evaporazione, stimato in circa l'1%, si contano perdite dell'ordine del 19%, molto inferiori rispetto ad una media nazionale di circa il 38-40%. In futuro inoltre si tenderà a diminuire i prelievi dalle falde, che saranno utilizzate come elemento di sicurezza. Servirà lavorare con i sindaci del territorio e fare pianificazione in modo da non subire i cambiamenti climatici in atto. I primi cittadini romagnoli sono “sul pezzo”. Ed è un aspetto che è stato trattato con il “Manifesto dei sindaci” redatto nel febbraio del 2016 grazie al forum organizzato dal sindaco di Bagno di Romagna, Marco Baccini".

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