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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

A 17 anni dalla sua uccisione, Forlì ricorda la figura di Annalena Tonelli

Ricorre lunedì il 17° anniversario della morte di Annalena Tonelli. Il 5 Ottobre 2003 Annalena veniva uccisa all’interno dell’ospedale che aveva creato a Borama nel Somaliland

Ricorre lunedì il 17° anniversario della morte di Annalena Tonelli. Il 5 Ottobre 2003 Annalena veniva uccisa all’interno dell’ospedale che aveva creato a Borama nel Somaliland dopo 35 anni di vita trascorsa fra i “brandelli di umanità ferita”, ma il seme della sua testimonianza continua a fiorire in Italia e in tante parti del mondo da cui continuano a giungere testimonianze di bellezza, impegno e gratitudine. Lunedì presso la sede del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo i ragazzi che stanno svolgendo servizio civile, seguiti da Assiprov, conosceranno la sua figura e i valori che hanno animato la sua vita

Venerdì 23 Ottobre ore 20.30, presso la sala Santa Caterina, il Comitato, in collaborazione con “Compagnia quelli della Via”, Comune di Forlì e Centro per la Pace Annalena Tonelli, ha organizzato un incontro-testimonianza, accompagnato dalla musica dal vivo della “Compagnia quelli della Via”, dal titolo: “Voi Avete l’amore. La nonviolenza nella vita di Annalena Tonelli”. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria per email: info.annalenatonelli@gmail.com oppure telefonando al Centro Pace 054320218 -  327862202  o al Comitato 0543704356.

La vita di Annalena Tonelli

Annalena Tonelli (Forlì 2 Aprile 1943 – Borama 5 Ottobre 2003). Annalena è una giovane che, pur impegnata con successo nello studio, si dedica a Forlì negli anni ‘60 ad assistere gli emarginati raccolti nella bidonville di una ex caserma (il Casermone) e a trovare loro una casa dignitosa; è una ragazza che coinvolge le sorelle e le amiche studentesse nel curare come vice madri i bambini del Brefotrofio promuovendone l'adozione. Annalena aiuta a far nascere la prima casa famiglia a Forlì per “ragazze svantaggiate e rifiutate dalle loro famiglie”; si interessa ai problemi della fame nel mondo, promuovendo, con giovani universitari e laureati conferenze e dibattiti, il primo campo di raccolta stracci per finanziare progetti di sviluppo. Ispirandosi ai suoi principi nascerà poi il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo  che rimase in costante contatto con lei per tutti i suoi 35 anni di Africa.

È anche una brillante intellettuale che rinuncia ad una sicura carriera forense e a 25 anni, nel 1969, parte per il Kenya come insegnante a Wajir nel desertico nord-est; in breve lascia l'insegnamento per dedicarsi al servizio dei malati e dei poveri, crea un centro di riabilitazione per malati di poliomielite, con danni cerebrali, ciechi e sordi; adotta come figli bimbi con gravi handicap, li fa studiare nelle scuole coraniche, fino a farli germogliare e diventare cittadini capaci e preparati. Annalena è la laureata in giurisprudenza che, di fronte al grave problema della TBC non si spaventa, crea la TB Manyatta (villaggio di capanne), studia, diventa esperta di malattie tropicali e mette a punto un protocollo (DOTS) che viene adottato come standard dalla OMS; ma è anche quella donna che umilmente inizia il suo servizio raccogliendo l'acqua dolce piovana dal tetto della sua casa per portarla nelle capanne delle persone malate e abbandonate. 

È la donna che il 10 febbraio 1984, a fronte del massacro con oltre 1000 morti, perpetrato dall'esercito del Kenya nei confronti di una tribù somala, non esita a denunciare la cosa alle ambasciate occidentali, riuscendo a fermare l'eccidio e, sola, cura i feriti e seppellisce i morti; il governo del Kenya la espelle il 5 agosto 1985 come persona non gradita. Nel 1986 riparte per la Somalia, martoriata dalla guerra civile a Mogadiscio riattiva l'ospedale Forlanini e un centro nutrizionale con cui sfama giornalmente migliaia di affamati, a Merka organizza l'ospedale antitubercolare, un centro nutrizionale e riattiva il porto in disuso dagli anni ‘70, per consentire l'arrivo degli aiuti umanitari internazionali.  Resta anche quando tutte le organizzazioni umanitarie hanno lasciato la Somalia.

Ma l'arrivo di fondamentalisti e giovani drogati creano ostacoli continui fino a quando, nel 1994, dopo l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la costringono a lasciare tutte le sue opere alla Caritas italiana e a rientrare in Italia.  Sono due anni di silenzio, di “deserto” in diversi eremi del Centro Italia  Ma nel 1996, ritorna in Africa a Borama in Somaliland, e vive lì gli ultimi sette anni di vita. Avvia una titanica impresa per educare le menti e i cuori dei malati, dei loro familiari, degli operatori sanitari. Dà vita ad un programma anti TBC e anti AIDS, apre scuole di alfabetizzazione di Corano per i malati, crea la prima vera scuola per bambini sordi che oggi è un esempio per tutto il Corno d'Africa, organizza diverse campagne di lotta alla cecità e di contrasto alle mutilazioni genitali femminili.

Il 26 giugno 2003 le viene consegnato a Ginevra il prestigioso premio Nansen da parte dell’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, per i suoi 35 anni di dedizione alle comunità somale. Il suo servizio d'amore agli ultimi la porta di nuovo ad affrontare senza paura minacce di morte, calunnie, persecuzioni, ma Annalena non demorde e non lascia. Il 5 ottobre 2003 al rientro a casa dopo la visita serale agli ammalati, viene uccisa da due sicari. La vita non le è stata rubata, l'aveva già donata sin dalla giovinezza. “Serena e piena di gioia” come amava ripetere.

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