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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

"Il ricordo di Annalena va fatto non perché siamo nostalgici, ma perché assetati di futuro"

Sabato 5 ottobre, alle 20.45, nell’abbazia di San Mercuriale, veglia missionaria nel nome di Annalena Tonelli a 16 anni dalla barbara uccisione in Somalia

Padre Luca Vitali, direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano, non ha dubbi: “Il ricordo di Annalena va fatto e mantenuto non perché siamo nostalgici, ma perché assetati di futuro”. Sarà il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza a presiedere, sabato, alle 20.45, nella chiesa di San Mercuriale, in piazza Saffi, la Veglia Missionaria nel ricordo di Annalena Tonelli a 16 anni dalla barbara uccisione a Borama, in Somaliland.

Durante la serata testimonieranno l’impegno missionario alcuni dei 35 giovani che quest’estate hanno vissuto un’esperienza di volontariato all’estero, per la precisione a Scutari in Albania, nella grande isola africana del Madagascar e a San Paolo del Brasile. Ad Annalena sarà dedicata anche la Marcia della Pace della Romagna Forlì-Forlimpopoli-Bertinoro, in programma domenica 6 ottobre. La martire della carità forlivese, co-fondatrice nel 1963 del Comitato per la Lotta contro la fame nel mondo, sarà ricordata anche in occasione della Pedalata del dialogo e della legalità. Organizzata dall’associazione Super Partes di Forlì, esordirà alle 9 di sabato dalla Casa della Legalità, in viale dell’Appennino, 282 e farà la terza delle cinque tappe previste proprio al Centro per la pace “Annalena Tonelli”, in via Andrelini 59. Sempre sabato, dalle 9 alle 11, presso il teatro Diego Fabbri si tiene la doppia rappresentazione dello spettacolo “Il fiore del deserto – Annalena Tonelli una via di Speranza e Amore”, aperto alla cittadinanza. Circa mille gli studenti delle scuole medie e superiori di Forlì che hanno già confermato la presenza.

"Ogni anno - continua padre Luca Vitali, religioso della Comunità di Villa Regia - nel cammino in preparazione alla partenza per la missione, la vicenda di Annalena ci stimola a lasciare gli ormeggi e a buttarci nell’incontro con le persone che incontreremo. Perché Annalena trasmette anche oggi uno stile di rapporto, di fraternità: quello della cura, del farsi piccoli, dell’essere poveri”. Nata a Forlì nel 1943 e acquisita la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, dopo sei anni di servizio ai poveri di uno dei bassifondi della sua città natale, l’ex convento di Santa Caterina polarmente conosciuto (ed evitato da tutti) come il Casermone, ai bambini del brefotrofio di viale Salinatore e alle bambine con disabilità mentale e vittime di grossi traumi di una casa-famiglia (Fondazione don Pippo), Annalena parte per il Corno d’Africa. Il suo impegno missionario è sostenuto dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì, ancora oggi attivissimo, che lei stessa aveva contribuito a fondare nel 1963.

Inizialmente lavora come insegnante in una scuola di Wajir, nell’estremo nord-est del paese africano: qui approfondisce le sue conoscenze mediche per curare la tubercolosi e la lebbra. Rimane in Kenya sino al 1985, l’anno in cui è espulsa dal paese. Nel 1987 approda in Somalia, prima a Merca e nel 1996 a Borama, nell’ex Somalia britannica: qui erige un ospedale con 250 posti letto e una scuola speciale per bambini sordi, ciechi e disabili. Sviluppa anche un progetto contro l’infibulazione, la cura e la prevenzione dell’Aids. Il 25 giugno 2003, a Ginevra, viene insignita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, del premio Nansen per l’assistenza ai profughi. Il 5 ottobre di quell’anno perde la vita a Borama, assassinata da un commando islamista. “Io – scrive nel 1971 – sto vivendo la vita più bella del mondo perché l’ho scelta io”. Nel 2003, poco prima di morire, lei stessa denunciò le pressioni cui era sottoposta “Da tempo i potenti della zona vogliono impossessarsi degli aiuti che gestisco per gli ammalati e sono infastiditi dalla cura che offro ai malati di Aids”. Dal 2003 i resti mortali della missionaria laica forlivese giacciono a Wajir, in Kenya, la località del Corno d’Africa da cui partì quella missione di pace e condivisione che sta affascinando il mondo. 

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