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Agricoltura

L'annata agraria 2022: siccità e impennata dei costi penalizzano frutticoltura e zootecnia

Alla sua quinta edizione, l’Annata Agraria della Romagna fotografa l’andamento del comparto agricolo nelle province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini

“L’agricoltura di domani passa dalla ricerca di oggi”. Questo il tema del convegno in cui Cia-Agricoltori Italiani Romagna ha presentato ieri i dati dell’Annata Agraria 2022. Alla sua quinta edizione, l’Annata Agraria della Romagna fotografa l’andamento del comparto agricolo nelle province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini (volume e slide online su https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2022/). Sulla bilancia del 2022 hanno pesato diverse incognite: gli scenari geopolitici, la guerra russo-ucraina, la crescita dell’inflazione, i rincari delle materie prime, i costi dell’energia, i ritardi nelle consegne. Difficoltà che si sommano alla pandemia e al mutamento climatico, con un’estate calda e siccitosa che ha messo a dura prova anche la Romagna, e si aggiungono a problemi come i danni da fauna selvatica, i nuovi parassiti e fitopatologie, i limiti europei all’utilizzo degli agrofarmaci.

In provincia di Forlì-Cesena l’agricoltura conta 6.162 imprese attive (pari al 16,8% del totale provinciale); ridotte del 2,2% rispetto al terzo trimestre del 2021 . Il settore impiega il 7,2% degli occupati totali provinciali (contro il 3,8% a livello regionale e il 4,1%  nazionale). Le imprese femminili agricole sono 1.255 (-30 rispetto all’anno precedente), il 16,5% sul totale delle imprese femminili e circa un quinto (il 20,4%) delle imprese del settore. Le imprese giovanili agricole sono invece 218 (il 9,2% sul totale delle imprese giovanili), ridotte di 7 unità, e costituiscono il 3,5% delle imprese del settore.

Alcune colture ritenute strategiche per il made in Italy agroalimentare e tipiche del territorio, a partire dalle produzioni frutticole, sono quelle che hanno accusato maggiormente la fiammata dei prezzi e la sferzante siccità che hanno caratterizzato il 2022. Gli elevati costi sostenuti in tutti gli stadi della filiera, tra cui ancora una volta si evidenziano quelli dell’energia elettrica, degli imballaggi nonché dei trasporti, hanno eroso parte degli introiti delle aziende che hanno dovuto affrontare anche il gravoso problema della mancanza della manodopera.

Dopo tre annate di gelate, oltre a parassiti, fitopatologie e ad altre conseguenze dei cambiamenti climatici, per pesche e nettarine il 2022 ha indicato una ripresa della produzione, a fronte di un calo delle superfici, nel forlivese-cesenate, rispetto al basso 2021, vicina a livelli ordinari, anche se contenuti rispetto a qualche anno fa. La produzione di pesche e nettarine è stata di 446380 quintali su 2165 ettari. Per coltivare le varietà precoci di pesche e nettarine si è speso 1500 euro in più a ettaro rispetto all’anno scorso.

Altra coltura tipica del territorio è l’albicocco, che pur con una discreta incertezza dovuta alla forte differenza fra le zone collinari, più penalizzate, e quelle di pianura con una situazione migliore e la grande variabilità fra le diverse cultivar, secondo la maggiore o minore precocità, registra nel 2022 una crescita della produzione di circa il 50% rispetto ai minimi storici del 2020, a fronte di un calo delle superfici. Si resta però ancora sotto all’anno record 2019 di quasi un 30%. La produzione è di quintali 130.304 su 1.280 ettari.

Continua la crescita del ciliegio nei contesti storicamente vocati alla cerasicoltura, come le colline di Forlì-Cesena, culla della varietà Corniola, e zone emergenti di pianura, tra cui l'area del faentino-forlivese, dove i nuovi impianti intensivi, protetti da reti e dedicati a varietà nuove o di recente introduzione, hanno dato risultati interessanti nelle ultime campagne. Le superfici sono più che raddoppiate nel giro di poco più di un decennio. Nel 2022 la produzione è stata di 29.250 q su 375 ha.

La provincia di Forlì-Cesena è anche una delle zone maggiormente deputate alla coltura della fragola. L’annata agraria 2022 ha confermato la tendenza degli ultimi anni di un costante calo di superfici coltivate. Nel panorama della frutta, comunque, la fragola appare una delle poche colture che sta registrando un trend positivo, anche in sostituzione di altre produzioni con le quali si fatica a fare reddito. La produzione è stata di 44.150 q su 140 ha.

Per il comparto vitivinicolo, il 2022 non sarà ricordato come un’annata abbondante. Rispetto allo scorso anno la numerosità dei grappoli è superiore, anche se gli acini non sono particolarmente grossi. Complessivamente si stima un segno positivo rispetto all’annata 2021, il 4% in più in media. Per la qualità , è un’annata molto molto interessante: l’uva è sana, i grappoli nutriti. Il gran caldo ha favorito la maggior concentrazione delle polpe e si è avuta una minor resa in vino dalle uve collinari. Per effetto del clima la frazione liquida è meno del previsto , nell'ordine del 2–3% in meno dello scorso anno, che su grandi volumi ha una certa incidenza. La produzione di vino nel territorio di Forlì-Cesena ammonta a hl 481.000, quella di uva 641.840 q su 5680 ha (superfici in diminuzione).

Un altro comparto colpito dagli effetti della crisi energetica e dall'impennata dei costi di produzione, dovuti ad un notevole aumento dei rincari energetici e delle materie prime destinate all'alimentazione animale, è la zootecnia e in particolare il settore avicolo , che nel territorio di Forlì-Cesena rappresenta il 51% della Plv provinciale. La razione animale è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali (circa il 60% del totale dei costi che gravano sugli allevamenti di polli e galline ovaiole), e che ha registrato gli aumenti più significativi (40% ad aprile su base annua) a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo. A queste difficoltà si è aggiunta nel 2022 anche l’ombra dell’influenza aviaria.

Le carni avicole hanno comunque beneficiato negli ultimi 5 anni di un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica molto più favorevole rispetto al comparto delle carni nel loro complesso e un crescente orientamento verso prodotti a maggior valore aggiunto. Per il pollo da carne  il prezzo è in aumento  del 50,1% in media rispetto al 2021. Più delicata la situazione delle uova, i cui acquisti dopo i brillanti risultati ottenuti durante il lockdown della prima ondata pandemica, stanno vivendo una fase di stallo, in presenza di prezzi insufficienti a garantire un'adeguata marginalità.

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