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Cronaca

Dieci anni la morte di don Fabio Giacometti, il prete degli ultimi

Il sacerdote, stroncato da un male implacabile ad appena 44 anni, sarà ricordato lunedì 13 settembre a Forlì e a Meldola, con due sante messe celebrate alle 9 a San Benedetto Abate da don Emanuele Lorusso ed alle 20.30 a San Nicolò da don Mauro Petrini

Alle prime ore del 13 settembre 2011, all’ospedale Bufalini di Cesena, moriva don Fabio Giacometti. Il prete degli ultimi, stroncato da un male implacabile ad appena 44 anni, sarà ricordato lunedì a Forlì e a Meldola, con due sante messe celebrate alle 9 a San Benedetto Abate da don Emanuele Lorusso ed alle 20.30 a San Nicolò da don Mauro Petrini. Dopo dieci anni, sul volto di chi pronuncia il nome di don Fabio compare ancora un sorriso ed un’esclamazione: “Che tipo!”.

“La Comunità Cristiana Meldolese – scrive don Mauro nel libro dedicato allo sfortunato presbitero, pubblicato nel 2013 - lo ha accolto nella sua totalità, lo ha rimproverato per i suoi eccessi, ma lo ha perdonato per la grandezza della sua generosa carità e lui ha amato Meldola... Caro don Fabio, la morte non ha spezzato il tuo legame con Meldola: datti da fare presso il Signore, perché altri preti ti possano sostituire e, se potranno essere un po’ meno matti di te, cercheremo di voler loro bene ugualmente!”. Il 15 settembre 2011 rimarrà nella storia come il giorno delle esequie solenni del “prete degli ultimi”, celebrati a Meldola, sua città d’adozione, con la centralissima Piazza Orsini gremita da almeno tremila persone. “Caro Fabio – disse don Mauro nel discorso di commiato - i disegni del Signore sono imperscrutabili, ma tu ci hai fatto l’ultimo scherzo, il più pesante”. E’ difficile anche per un credente farsi una ragione della fine repentina di don Fabio.

Nel momento del trapasso, al suo capezzale, stravolte dal dolore c’erano la madre, che 12 anni prima aveva già perso il marito Giuseppe per un tumore, e la sorella Marina. Don Fabio Giacometti era stato ordinato presbitero l’11 ottobre 2008 nel Duomo di Forlì. Quel giorno, i primi banchi della chiesa madre ostentavano una folta rappresentanza di meldolesi, a testimoniare l’affetto di un’intera comunità per il giovane prete, che già da due anni prestava servizio come assistente del parroco don Mauro Petrini. “Il presbitero – si legge nel libretto che don Fabio diffuse ai fedeli subito prima del rito – è ben consapevole di agire in nome di Cristo: i suoi gesti incarnano un’azione personale del Risorto”. Poi esplose la sua gioia per un obiettivo fortemente voluto e inseguito: don Giacometti, classe 1967, era, infatti, giunto alla tanto agognata ordinazione al termine di un cammino avviato niente meno che nel 1990. L’antefatto è molto curioso: mentre sta disputando la sua partita domenicale nelle fila del “Ronco Scintilla” a Sant’Egidio di Cesena, Giacometti, che era un ottimo mediano, si fa male ed esce anzitempo dal campo.

Comincia a frequentare la Casa della Carità di Bertinoro fondata da un altro prete indimenticabile, don Gianluigi Pazzi, e lì si accorge di un’umanità a lui sconosciuta. L’anno dopo bussa alla porta del seminario, deciso a farsi prete. Poi si rivolge all’esperienza missionaria dei Padri Saveriani, interrotta nel 1994. Trova lavoro a Forlì come magazziniere alla Bartoletti. Il fuoco della consacrazione a Dio continua però a divampare nel suo cuore, al punto da rientrare in seminario nel Duemila. Nel 2006 giunge a Meldola da don Petrini, con l’incarico di seguire l’oratorio ed è lì che si accorse del suo talento più grande: curare i giovani ed accompagnarli nella loro crescita umana e di fede. Ed è quanto ha fatto sino alla fine, ministro di Cristo in mezzo ai poveri.

Piero Ghetti
 

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