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Cronaca

Covid, come sarà la scuola a Forlì, l'assessore: "Quasi tutti nei loro plessi, ma sarà una normalità diversa"

L'uso dei soliti ambienti non deve indurre nella tentazione di credere che sia tutto risolto o che tutto sarà come prima. Lo spiega nell'intervista l'assessore alla Scuola Paola Casara

A Forlì quasi nessuna scuola utilizzerà strutture e sale esterne ai plessi scolastici per garantire il distanziamento tra gli studenti. Ma a fronte di questa buona notizia, che permette di scongiurare partenze dell'anno scolastico in precarietà, l'uso dei soliti ambienti non deve indurre nella tentazione di credere che sia tutto risolto o che tutto sarà come prima. “Tutti ci dobbiamo mettere nell'ordine di idee che dobbiamo costruire una nuova normalità assieme, ma sarà nuova e diversa da quella precedente”, spiega l'assessore alla Scuola del Comune di Forlì Paola Casara. Il Comune gestisce direttamente numerosi asili nido e scuola materne, mentre per quanto riguarda gli edifici scolastici ha la competenza per le scuole elementari e quelle medie. Comporre un mosaico di tutti gli aspetti della sicurezza anti-Covid, spiega Casara, “è stato un lavoro immane e faticosissimo”. E ancora mancano dei pezzi al puzzle. 

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Assessore Casara, partiamo dagli spazi. A Forlì, quindi, nessuno studente in cinema, oratori e sale polivalenti?
“Nella grandissima parte dei casi siamo riusciti a tenere tutti nei loro usuali plessi scolastici, in alcuni casi non è così perché mancavano soluzioni alternative. Per questo 4 classi della scuola media Maroncelli andranno al Seminario dalla Dante Alighieri, è prevista anche una navetta per ridurre i disagi. Altri cambiamenti sono per il Centro di istruzione per adulti che viene portato in via Dandolo, dando più spazio alla scuola elementare De Amicis, dove prima si trovava. Alla Diego Fabbri vengono liberati gli spazi occupati dall'indirizzo musicale del Liceo Artistico, che va negli spazi vuoti all'ex-Gil”. 

Tutti o quasi nelle loro scuole, ma con alcuni cambiamenti, anche negli spazi fisici.
“Ci sono molti cantieri in ogni scuola per attrezzare gli spazi in modo diverso,  con cosiddetti interventi di edilizia leggera, si stanno creando muri divisori, aprendo porte specialmente per ripensare gli accessi. Sono circa una trentina di interventi in un mese e mezzo, dove c'è stata una progettazione e un affidamento in tempi velocissimi a muratori e artigiani. Oltre a questo ci sono in corso più progetti di messa a norma e ristrutturazioni in tutte le scuole, non legate al Covid”.

Gli ambienti sono a posto, ma il personale?
“E' una priorità. Spesso non si coglie che bisogna rivedere la didattica in tutti gli ordini di scuola (per esempio il gioco negli spazi comuni nelle scuole materne, ndr), la programmazione didattica andrà modificata, è un investimento in capitale umano che va fatto. Anche nelle scuole comunali serve personale in più, mentre per il personale aggiuntivo nelle scuole statali l'Ufficio scolastico provinciale sta provvedendo, anche se non saranno pronti per l'inizio dell'anno scolastico. Ci sono varie situazioni: per esempio alcune scuole hanno classi miste al pomeriggio, una situazione da evitare, ma servono più insegnanti”.

E poi c'è il tema degli arredi, i famosi banchi di cui tanto si è parlato...
“Le scuole hanno fatto le loro richieste. Alcune li hanno già avuti, ma il grosso deve ancora arrivare, il ministero dice la consegna è imminente.  Si tratta di banchi monoposto più adatti al distanziamento”.

Si fa presto a parlare di distanze seduti ai banchi, ma poi gli studenti vivono molti momenti comuni come l'intervallo, la mensa, la palestra, oltre che appunto entrate e uscite....
“E' da evitare l'interscambio di alunni, quindi per esempio mischiare gli studenti in gruppi di lavoro. Per la ricreazione, se questa è intesa come movimento incontrollato non va bene. Ma ogni istituto si darà delle regole per fare ricreazioni in sicurezza, per esempio in orari sfalsati o in zone diverse dell'istituto. Non sarà facile gestirla per evitare incroci di persone e assembramenti, ogni istituto dovrà avere  la propria organizzazione in base alla struttura della scuola. Per l'attività motoria si useranno di più le aree esterne, il problema sarà quando non si potrà farlo col freddo, in inverno”.

Sarà una scuola con gli orari precedenti all'emergenza?
“Si tornerà agli orari di prima, prima di andare a regime ci vorranno alcune settimane, ma l'intenzione è garantire gli orari di prima. Il momento è delicatissimo e cerchiamo di affrontarlo in modo graduale, ma il punto di arrivo deve essere erogare gli stessi servizi e negli stessi orari precedenti. Il tutto anche per dare uniformità, un'unica linea per tutte le scuole”.

Tra i vari servizi extra-scolastici ci sono anche mensa, pre e post-scuola...
“Cercheremo di avviarli il prima possibile tutti. Per le mense: in alcuni casi ci saranno doppi turni nei saloni delle mense, in altri si consumerà il pasto nelle aule. Verranno garantiti gli stessi servizi, ma anche in questo caso sarà un avviamento in itinere”.

In queste settimane avrà parlato con tanti genitori, che cosa le chiedono con maggiore urgenza?
“Mi chiedono certezze. Non le abbiamo avute, però, neanche noi dal Governo, che non ha dato linee chiare. Questo ci ha imposto a volte di riprogrammare gli interventi man mano che arrivavano le indicazioni. E' stato un lavoro immane e faticosissimo specialmente nella scuola, dove di solito si programma con largo anticipo. Oltre a tutto questo le famiglie  devono avere una nuova consapevolezza: 'convivere con il problema' significa anche convivere con l'incertezza. Sarà una ripartenza diversa dal solito, dobbiamo esserne consapevoli”.

Il 'Piano B' in caso di nuova emergenza è la didattica a distanza. E' stata migliorata rispetto allo scorso anno quando di fatto è stata affidata alla buona volontà dei singoli insegnanti e presidi?
“Con i dirigenti scolastici ci stiamo attrezzando per andare avanti tutti assieme anche sulla didattica a distanza. E' importante fare un lavoro di squadra e aiutarsi a vicenda, perché in passato è inutile nascondere che ci siamo trovati in momenti di buio totale. Ma molte delle incertezze dipendono ancora una volta dal livello dello Stato centrale”.

C'è poi tutta la questione della mascherina indossata o meno, del come trattare gli studenti con sintomi etc...
“Anche nelle scuole comunali si stanno applicando i protocolli, per esempio definendo in ogni istituto uno spazio di isolamento per bambini con sintomi, in attesa che i genitori li vengano a prendere”.

E poi la questione finale: se si verificano uno, due, dieci casi positivi in una scuola di centinaia di studenti, cosa succede? Chiusura per tutti?
“Serve prima di tutto un patto di corresponsabilità con le famiglie, deve esserci una collaborazione fortissima. Questi sono quesiti che saranno affrontati dagli organi preposti quando si verificheranno, in generale più i gruppi sono isolati tra di loro, più si possono fermare gruppi più piccoli in caso di positività, mandando avanti la scuola per gli altri.  Tutti ci dobbiamo mettere nell'ordine di idee che dobbiamo costruire una nuova normalità assieme, ma sarà nuova e diversa da quella precedente”.

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