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Cronaca

Appello del Wwf: "Servono misure di difesa contro degrado fluviale"

"A livello locale - e non solo - abbiamo spesso pubblicamente denunciato specifiche situazioni di degrado degli ecosistemi fluviali - esordisce il presidente del Wwf Alberto Conti

Appello del Wwf Forlì per efficaci misure di gestione delle acque e di protezione della vita acquatica. "A livello locale – e non solo – abbiamo spesso pubblicamente denunciato specifiche situazioni di degrado degli ecosistemi fluviali - esordisce il presidente del Wwf Alberto Conti -. Purtroppo ad oggi non c’è stata un’adeguata risposta da parte delle Istituzioni, nonostante le innovazioni legislative (nuova Legge Regionale sulla pesca e recente Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee) sottolineino l’importanza della tutela dei corsi d’acqua".

"La normativa nazionale e regionale, così come le politiche comunitarie, sono finalizzate a proteggere le acque ed a consentirne una gestione ottimale; purtroppo sono disapplicate e rimangono “lettera morta”. Il controllo sull’utilizzo delle risorse idriche fluviali, poi, risulta decisamente carente e inefficace - continua Conti -. Particolarmente insensibile appare il mondo dell’agricoltura. Innumerevoli studi confermano che l’attività agricola provoca la pressione più significativa sugli ecosistemi acquatici e purtroppo rappresentanti autorevoli ncontinuano ancora a negare il problema.

Conti riporta un'intervista rilasciata al TG Regionale il 13 agosto 2012 da Mauro Tonello, Presidente Coldiretti Emilia-Romagna: “Il fatto di prelevare qualche litro in più dai canali mettendo, qualcuno dice, a serio pericolo la vita dei pesci e della fauna di quel territorio, io credo che non abbia competizione con quanto si riesce a far vivere anche nelle campagne. Portare l’acqua nelle campagne così come l’agricoltura sta facendo io credo che andrebbe valutato in un altro senso, vivono i pesci, vivono le rane, vive un territorio, c’è meno subsidenza e meno abbassamento del terreno, io credo che andrebbe seriamente valutato che tutti i costi che il mondo dell’agricoltura sta mettendo a disposizione per portare l’acqua nelle proprie campagne andrebbe valutato proprio come un aspetto positivo anziché nel negativo come qualcuno vuol far credere”.

"Stando così le cose - sottolinea Conti - non stupisce che la Commissione Europea osservi che: “i Piani di gestione dei bacini idrografici non restituiscono provvedimenti sicuri per affrontare le pressioni agricole, né evidenziano una partecipazione soddisfacente degli agricoltori al processo previsto dalla Direttiva quadro sulle acque”. Provvedimenti che appaiono in tutta evidenza non più rinviabili. Le Determinazioni regionali di divieto di attingimento che si sono succedute negli anni sono state sempre emesse tardivamente. Non è ammissibile che le determinazioni siano state tutte successive al momento in cui le portate idriche erano inferiori al Deflusso Minimo Vitale quantificato dal Piano di Tutela delle Acque (PTA) e quindi approvato dalla Regione stessa".

"Gli attingimenti con i fiumi agonizzanti sono a tutt’oggi indiscriminati e incontrollati - continua il presidente dell'associazione ambientalistica di Forlì -.- Il WWF da tempo ha chiesto che per gli attingimenti ubicati sulle rive dei fiumi venga reso obbligatorio il
contatore. Abbiamo anche chiesto che, durante il periodo di divieto di attingimento, venga rimossa l’intera pompa e la tubazione di prelievo. Abbiamo rilevato molte volte che il solo sollevamento del tubo di presa dall’acqua è una misura insufficiente; infatti, chi attinge senza rispettare le regole ha un’assoluta convenienza a pagare le piccole sanzioni previste (prive perciò di effetto deterrente). Sarebbe interessante conoscere i dati relativi ai ritiri di concessione di attingimento in seguito alle recidive rilevate".

Il Wwf chiede "inoltre che ogni singolo attingimento sia chiaramente segnalato con cartello identificativo, che dovrà essere mantenuto sempre leggibile, con i dati dell’assegnatario. Alla presentazione del Piano Tutela Acque tenutasi a Forlì nel gennaio del 2004, sia l’Autorità di Bacino sia il Servizio Tecnico di Bacino evidenziarono la necessità di dotare gli attingimenti di contatori, di stabilire la chiusura dei pozzi nelle aree servite dal Canale Emiliano Romagnolo, di aumentare i canoni di concessione e di individuare zone in cui non potesse essere rilasciata alcuna autorizzazione. Siamo nel 2013, ed ancora nulla di tutto ciò è stato fatto".

"Per i fiumi Rabbi e Montone abbiamo condotto negli anni un costante monitoraggio, constatando che entrambi presentano un punto critico: le briglie da cui originano il canale di Ravaldino nel primo e il canale di Schiavonia nel secondo. Quando la portata idrica si abbassa non è possibile alimentare sia il canale che il fiume e perciò viene alimentato solo il canale ed il fiume rimane a secco. E’ indispensabile pertanto che gli enti gestori dei canali (Consorzio Bonifica per quello di Ravaldino, Idroromagna per quello di Schiavonia) vengano coinvolti in una gestione più responsabile. Una soluzione potrebbe essere l’alternanza giornaliera del rilascio delle acque, ora nel fiume ora nel canale", aggiunge Conti.

"L’Unione Europea chiede di aumentare la ritenzione naturale delle acque con misure quali il ripristino di zone umide e di pianure alluvionali. Nella nostra Provincia lo sforzo maggiore è dedicato alla realizzazione di invasi artificiali, con estensioni variabili, per i quali chiediamo che vengano adottate misure che diano a questi bacini caratteristiche di naturalità elevate e non di solo stoccaggio - prosegue Conti -. Inoltriamo il presente appello in un periodo di abbondanza d’acqua, nell’auspicio che si riesca a pianificare una gestione responsabile e attenta alla salvaguardia della vita acquatica, una gestione che non ci costringa, nell’estate del 2013, a denunciare per l’ennesima volta il collasso dei nostri fiumi".

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