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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'appello della Diocesi forlivese: "I familiari tornino accanto ai malati ricoverati in ospedale"

La Diocesi di Forlì-Bertinoro diffonde l’appello della Consulta regionale della Pastorale della Salute, ufficio della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, a non lasciare più soli i nostri cari in ospedale

Ripristinare la presenza dei familiari accanto alle persone anziane ed ammalate ricoverate negli ospedali e nelle strutture sociosanitarie. La Diocesi di Forlì-Bertinoro, tramite il proprio sito web, diffonde l’appello della Consulta regionale della Pastorale della Salute, ufficio della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, a non lasciare più soli “i nostri cari” in ospedale.

La richiesta è contenuta in una lettera che nei giorni scorsi il vescovo di Cesena-Sarsina e Delegato regionale Ceer per la Pastorale della Salute, mons. Douglas Regattieri, ha inviato al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, all’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, e per conoscenza al Difensore Civico, Carlotta Marù: l’obiettivo è che vengano rapidamente consentita la presenza dei familiari accanto agli anziani e agli ammalati ricoverati negli ospedali e nelle strutture sociosanitarie, nel rispetto del contesto attuale e della normativa vigente.

“Riteniamo che attualmente sia necessario ripensare alla realtà dei ricoveri negli ospedali della regione Emilia-Romagna, aggravata dalla pandemia da Covid-19, in particolare per quanto riguarda la dimensione terapeutica dell’incontro umano, che comprende i legami naturali” - si legge nella lettera firmata dal vescovo Regattieri e dal direttore dell’Ufficio Regionale di Pastorale della Salute, Dante Zini. Il testo è stato elaborato durante la riunione della Consulta regionale della Pastorale della Salute svoltasi recentemente e alla quale hanno partecipato i Delegati delle Diocesi dell’Emilia-Romagna.

“La presenza del familiare - prosegue la lettera - deve essere considerata parte fondamentale della cura del malato, specie se fragile o non autosufficiente. Se poi la persona sofferente ha anche bisogno di supporto per le esigenze della vita quotidiana, è allettato, ha disturbi cognitivi e comunicativi, la presenza costante di un familiare, o di chi per esso, deve ritenersi indispensabile ed essere garantita, pena il decadimento globale e l’aggravamento delle condizioni generali del malato, specie se anziano”.

Nel testo, inoltre, la Consulta evidenzia che “il Servizio Sanitario Regionale pubblico della Regione Emilia-Romagna, pur con i suoi elevati indici di efficienza ed efficacia, rischia di venire percepito in maniera negativa” e che, vista la delicata situazione sanitaria, “il problema è più urgente in questo momento e si aggraverà, come è facilmente prevedibile, nei prossimi mesi in concomitanza con i turni di ferie estivi del personale”. Si chiede, pertanto, che venga riconosciuto come diritto inalienabile per tutte le persone non autosufficienti, quello di poter godere dell’assistenza non sanitaria da parte dei parenti”.

Nella lettera si interpella poi la Regione, affinché “favorisca una svolta culturale, che comprenda in maniera sostanziale la cura della dimensione relazionale e di quella spirituale come componenti costitutive dell’assistenza” e che, a tal fine, si adottino “opportune indicazioni ufficiali, da parte della Regione, sull’importanza di tali componenti della cura e dell’accesso dei parenti al letto dei malati”, anche per favorire comportamenti omogenei, sollevare da responsabilità le singole Direzioni sanitarie ospedaliere e dare fondamento giuridico alle decisioni organizzative. La Consulta, da ultimo comunica la disponibilità delle Diocesi emiliano-romagnole dei cappellani ospedalieri, a collaborare con le Aziende Sanitarie, gli operatori della Sanità e tutte le Associazioni, al fine di contribuire a migliorare questi aspetti negli ospedali e in tutte le strutture sociosanitarie di ricovero.

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