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Cronaca

Omicron dilaga in Romagna, l'infettivologo Biagetti: "No vax e sanitari a rischio, decisiva la terza dose"

Queste le osservazioni di Carlo Biagetti, infettivologo e responsabile del rischio infettivo per l’Ausl Romagna, ospite mercoledì pomeriggio dell'approfondimento di pubblica utilità sull'evoluzione dell'epidemia da covid-19 curato dal deputato romagnolo Marco Di Maio e dal professor Claudio Vicini

"Nelle prossime settimane avremo due categorie di persone che saranno molto in sofferenza. Quelle più fragili, che rispondono meno alla vaccinazione o che non si sono volute vaccinare, e gli operatori sanitari, che stanno facendo un notevole sforzo, ricordando però che la resilienza ha un limite. Sono preoccupato per come arriveremo ad aprile, perchè ci aspettano davanti settimane nere". Queste le parole di Carlo Biagetti, infettivologo e responsabile del rischio infettivo per l’Ausl Romagna, ospite mercoledì pomeriggio dell'approfondimento di pubblica utilità sull'evoluzione dell'epidemia da covid-19 curato dal deputato romagnolo Marco Di Maio e dal professor Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa-Collo dell'Ausl Romagna e otorino di fama internazionale. Preoccupa la crescita dei contagi, preoccupa l'evoluzione della variante Omicron.

I numeri

E' Rimini la provincia più colpita dalla quarta ondata dell'epidemia, seguita da quella di Forlì-Cesena e Ravenna. L'incidenza ha subìto un aumento in tutti i distretti dell'Ausl Romagna, con Rimini e Riccione a segnare i numeri più alti. Al 26 dicembre i ricoverati in Romagna sono 253 a fronte dei 567 dello scorso anno, mentre i morti nella settimana dal 20 al 26 dicembre sono stati 33 contro 131 dello stesso periodo del 2020. "Il territorio di maggior sofferenza come ospedalizzazioni è quello di Rimini perchè ci sono meno vaccinati, l'80% con una dose contro la media romagnola dell'85%", tiene ad osservare Biagetti. "I vaccini sono stati studiati per ridurre i ricoveri - rimarca l'infettivologo -. La protezione nei confronti dell'infezione si perde invece nel tempo, ma resta significativamente superiore a quella dei non vaccinati".

Le cure

Cosa accadrà con la nuova variante Omicron? "Prevarrà nel giro di poche settimane anche nel nostro territorio - è la sentenza di Biagetti -. Diventa fondamentale quindi la dose booster, perchè ci farà recuperare la protezione verso l'infezione. E' l'arma più importante che abbiamo in questo momento. Ma ne abbiamo altre per curare la malattia: gli antivirali, il Remdesivir, poco efficace, il Molnupivarir, quest'ultimo efficace nel ridurre l'ospedalizzazione, e il Paxlovid, che probabilmente che ridurrà di molto l'ospedalizzazione ed i decessi. E poi ci sarà un altro monoclonale attivo contro la nuova variante, che sarà utilizzato a breve. La scienza, in breve tempo, ci metterà quindi a disposizione terapie che possono essere utilizzate per i pazienti a domicilio".

Le difficoltà del sistema

Infine un'ultima riflessione: "L'85% dei pazienti ricoverato in terapia intensiva è non vaccinato. Qui si legge la risposta sul cosa occorre fare per non saturare le terapie intensive. Il reparto di terapia intensiva, oltre che gestire malati gravi, è uno snodo fondamentale per tutta l'attività chirurgica di base. Più si intasano le terapie intensive col covid e meno possibilità ci sono per portare avanti le attività ordinarie di ogni grado. Perchè richiedono spazi e personale. Gli operatori sanitari, è bene ricordarlo, corrono da due anni, perchè durante l'estate si è cercato di recuperare in modo spasmodico le attività che erano rimaste indietro a causa del virus. La coperta è corta e servono più risorse e personale per affrontare queste criticità". "Le difficoltà crescono - conferma Vicini -. In ambito ambulatoriale cerchiamo di garantire visite in sicurezza, sul piano chirurgico operiamo dove ci sono spazi messi a disposizione. Ma è una corsa alla quale non riusciremo mai a stare dietro. Mano a mano che il personale sarà sempre più stornato sulla necessità covid, si andrà a ridurre l'attività chirurgica. Le priorità assoluta restano quelle oncologiche e l'emergenze-urgenze. Tutto l'ordinario tornerà ad accumularsi nuovamente, con numero di personale ridotto".

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