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Venerdì, 29 Marzo 2024
Alluvione, l'approfondimento

Settemila chilometri quadrati di aree allagate: è la peggiore alluvione della storia della Romagna

L'APPROFONDIMENTO - Lo certifica Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti), che snocciola numeri significativi

Quella in atto "è di gran lunga la peggiore" alluvione della storia della Romagna. Lo certifica Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti), che snocciola numeri significativi: "7000 chilometri quadrati di aree allagate; 24 corsi d’acqua esondati o con rotture arginali (praticamente tutti) e 300 frane attive sul nostro Appennino. Un’ecatombe. L’evento del maggio 1939, pur gravissimo, non ebbe la stessa estensione, anche se il territorio era conformato diversamente".

Randi, ci può spiegare cosa è accaduto dal punto di vista meteorologico tra martedì e mercoledì?
"Questo evento ha incredibilmente interessato con modalità analoghe le stesse zone coinvolte dall’evento di inizio mese, anzi con un’estensione ancora superiore, determinando effetti catastrofici sul territorio. Le nuove piogge, molto intense, si sono sviluppate per il lento passaggio di una depressione mediterranea, ovvero un ciclone extratropicale insolito per intensità, localizzazione e traiettoria a fine primavera. Il suo centro, risalito dal Nord Africa alla Sicilia il 15 e poi il 16 maggio all'Italia centrale, sotto l'occlusione del fronte associato ha fatto nuovamente convergere un forte flusso di aria estremamente umida contro i rilievi della Romagna, dove nei due giorni, come atteso, sono caduti diffusamente 100-250 millimetri di pioggia tra la pedemontana e l'Appennino su un territorio ancora fragile e con suoli superficiali saturi dopo la precedente alluvione del 3 maggio".

E' piovuto secondo quanto previsto dai modelli matematici?
"I modelli si sono comportati molto bene, simulando quasi alla perfezione, già 48 ore prima, i quantitativi di pioggia riversatisi nelle nostre zone. Solo localmente qualche accumulo è stato ancora superiore, ma nel complesso le indicazioni che hanno fornito i suddetti modelli sono state ottime".

Quanta quantità di acqua è caduta?
"I pluviometri Arpae di Casola Valsenio (bacino del Senio, provincia di Ravenna) e Trebbio (bacino del Lamone, provincia di Forlì-Cesena) hanno registrato rispettivamente 242,8 e 254,8 millimetri di pioggia il 16-17 maggio, con cumulate mensili parziali (1-18 maggio) giunte ormai a 536,0 e 609,8 millimetri, vale a dire più della metà della normale pioggia annua. Molte altre stazioni hanno superato i 200 millimetri, mentre in pianura e costa si è andati su valori compresi tra 80 e 130 millimetri, altissimi anche in questo caso, considerando che sono caduti in circa 30 ore".

Ci sarà un miglioramento delle condizioni simili?
"Il tempo rimarrà ancora instabile per qualche giorno. Le alte pressioni, che normalmente in questo periodo tendono ad abbracciare con maggiore frequenza il Mediterraneo portando stabilità, si sono isolate in direzione del nord Europa, lasciando così scoperto il nostro comparto. Dunque, le perturbazioni atlantiche riescono ad entrare senza particolari difficoltà ed ecco spiegato il tempo instabile o a tratti perturbato. Non sembrano esserci all’orizzonte nuovi eventi severi, ma anche nella prossima settimana avremo qualche fase instabile intervallata a pause con tempo buono. Ma per una stabilità prolungata e duratura dovremo attendere ancora".

Due eventi estremi in poche settimane. Si dice che de indizi fanno una prova, è una conseguenza del cambiamento climatico?
"In attesa di analisi più approfondite, si possono riassumere alcuni aspetti. Il primo che le precipitazioni sono state fuori scala, ben oltre i massimi noti in oltre un secolo, sia sommando gli eventi che considerando gli accumuli nelle 24 ore. Il secondo è che la pianura romagnola è area ad elevata pericolosità idraulica a causa di una fitta rete di canalizzazioni, i lavori di bonifica eseguiti nei secoli hanno consentito di ricavare terre abitabili e coltivabili in luoghi precedentemente paludosi, tuttavia in occasione di piene straordinarie la rottura o il sormonto degli argini dei corsi d'acqua con alveo pensile (sopraelevato rispetto al piano campagna) può determinare inondazioni improvvise e rovinose. Inoltre la forte antropizzazione della zona ha aggravato i danni alluvionali. Tuttavia, eventi di precipitazione estrema di tale portata avrebbero probabilmente causato effetti rovinosi, anche in un territorio meno occupato.

Come dovremo difenderci da questi cataclismi?
"Il nostro territorio è stato modellato e strutturato in base a un clima che oggi non abbiamo più. Per cui dovremo adattarlo al nuovo clima e soprattutto a quello che verrà, il quale sarà ancora più “estremo” rispetto ad oggi. I modelli di clima ci indicano che a fronte di un calo della piovosità media sull’area mediterranea, in futuro avremo eventi di pioggia singolarmente più intensi, poiché le depressioni mediterranee, responsabili dei principali eventi di pioggia severa, diminuiranno come frequenza e numero medio annuo, ma saranno in grado di apportare precipitazioni più violente ed abbondanti".

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