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Cronaca

Riaprono le porte delle grandi mostre al S. Domenico: tocca al liberty

"La nascente rassegna dedicata al Liberty - dichiara Roberto Pinza - chiude il trittico dedicato al 900, ma non esaurisce certo la volontà della Fondazione d'investire in cultura"

All’insegna dell’ottimismo la vernice di “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna”, la nuova grande rassegna internazionale in onda al San Domenico di Forlì. Tutti i relatori che si sono alternati al microfono della sala refettorio del contenitore museale di piazza Guido da Montefeltro, dal coordinatore Gianfranco Brunelli al presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Roberto Pinza, dal curatore Fernando Mazzocca all’assessore comunale alla cultura John Patrick Leech, fino al nume tutelare Antonio Paolucci, presidente del comitato scientifico, hanno manifestato piena fiducia nella nuova iniziativa culturale varata dalla Fondazione Carisp in accordo con il Comune di Forlì.

“La nascente rassegna dedicata al Liberty – dichiara Roberto Pinza – chiude il trittico dedicato al 900, ma non esaurisce certo la volontà della Fondazione d’investire in cultura. Trovo assolutamente doveroso – continua l’ex sottosegretario al Tesoro del primo governo Prodi - condividere gli sforzi del Paese per uscire dalla crisi partendo dai nostri punti di forza, primo fra tutti la cultura”. I 750.000 visitatori intervenuti sinora al San Domenico sono una ricchezza per l’intero territorio. Forlì è sempre più identificata con le grandi rassegne internazionali allestite in piazza Guido da Montefeltro. Il 92% dei visitatori provenienti da fuori, ha dichiarato di essere venuto in città appositamente per la mostra. Pinza ha confermato che l’ex dimora domenicana ospiterà anche la rassegna del decennale, senza però rivelare su cosa verterà.

Apre la mostra sul Liberty a Forlì (Foto A. Salieri)

“Organizzare eventi di qualità – aggiunge l’assessore Patrick Leech – premia sempre ed è un grande volano per la nostra economia”. E’ bastata una prima occhiata alle sale della mostra, per condividere le aspettative dei promotori: le circa 300 opere “liberty” ammirabili al San Domenico, offerte da 160 prestatori, danno veramente l’idea del bello. Gianfranco Brunelli mette, invece, in luce il “fil rouge” che lega “Liberty” agli otto eventi espositivi pregressi: trattasi del cosiddetto “modello forlivese”, esportato anche all’estero (nel 2015 la Mostra su Wildt sarà riproposta al Musee d’Orsay di Parigi). Anche in questo caso, l’equipe di curatori è, infatti, partita da “eccellenze” già in possesso della città”. “Quest’anno – continua il coordinatore – abbiamo allargato il raggio, andando ben oltre i confini provinciali”. Facile andare col pensiero al Museo internazionale delle Ceramiche della vicina Faenza, il ‘non plus ultra’ in fatto di “Liberty”.

Vittorio Sgarbi visita la mostra

 Denominato Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e “Modern Style” nel mondo anglosassone, il “Liberty” è l’esuberante movimento cultural-artistico sorto in tutt’Europa fra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento, come risposta concreta e tangibile all’esigenza di superare lo storicismo e il naturalismo che avevano dominato gran parte del XIX secolo. “Lo stile Liberty – spiega Fernando Mazzocca – è stato un movimento seducente che ha prodotto risultati sorprendenti in tutti i filoni dell’espressione artistica: pittura, scultura, arredamento e decorazione d’interni, gioielleria, mobili, tessuti, utensili e oggettistica, illuminazione, manifesti, periodici, moda e persino arte funeraria”.

L'inaugurazione della mostra Liberty (foto di Alessandra Salieri)

Nel nuovo stato italiano post-unitario, l’Arte Floreale (altro sinonimo) si prefigge di raggiungere un linguaggio artistico comune a tutti gli abitanti dello Stivale. “Il Liberty – insiste lo studioso – è il sogno di raggiungere la modernità al pari delle altre nazioni europee, attraverso una bellezza che sappia interpretare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico”. Il nuovo ordine viene celebrato dalle grandi Esposizioni di Palermo del 1891-1892, di Torino nel 1902 e di Milano nel 1906, che inneggiava al traforo ferroviario del Sempione, una delle prime grandi opere dell’ingegneria italiana. “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna” consente di ammirare l’estro inusitato di ben 160 artisti italiani e stranieri.

Anche Nancy Brilli visita il Liberty

La rassegna parte da modelli lontani, come Botticelli e il Rinascimento e s’insinua nelle case e nei gusti della borghesia dell’epoca. Tanto vale fare un po’ di nomi dei tanti “fenomeni” che hanno impersonato la cosiddetta “arte decorativa o floreale”. Si va dai dipinti di Previati, Nomellini, Baccarini, Kienerk, Grubicy de Dragon, Segantini, Pellizza da Volpedo, Longoni, Sartorio, De Carolis, Laurenti, Marussig, Zecchin, Chini, Casorati, Balla, Bucci, Boccioni, Dudreville, Innocenti, Bocchi e Viani, alle sculture di Bistolfi, Ximenes, Trentacoste, Canonica, Rubino, Andreotti, Wildt e Martini. Senza dimenticare le vetrate istoriate e i ferri lavorati di Bellotto, le ceramiche di Chini e i manifesti di Dudovich e Hohenstein. S

ono tutti artisti che si sono espressi, mettendo a frutto lo stretto legame con i grandi della letteratura e della musica del tempo: D’Annunzio, Pascoli, Puccini e Mascagni. L’ultimo relatore, Antonio Paolucci, ha avuto buon gioco nel ribadire che a Forlì sta per andare in scena la più completa rassegna sul “Liberty” mai realizzata in Italia. “Questo evento è veramente l’esaltazione del bello, della luce, dei colori e del buon gusto. E’ una mostra – conclude il direttore dei Musei Vaticani – assolutamente esaustiva dell’espressione culturale insorta in Italia e in Europa fino allo scoppio della Grande Guerra”. Quell’evento rappresenta lo spartiacque, la fine di un sogno. Intanto godiamoci la promettente “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna”, in onda dal 1° febbraio al 15 giugno 2014 al San Domenico di Forlì.

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