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Cronaca

Atleta disabile insultato, l'Unione Italiana dei Ciechi: "I danni dell’ignoranza e del pregiudizio"

La Sezione di Forlì-Cesena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti esprime massima solidarietà a Loris e la propria ferma condanna per questo episodio d’inciviltà e discriminazione.

Sostenuto e incoraggiato da tutti, sindaci, istituzioni pubbliche e privati cittadini, dopo l’incredibile episodio discriminatorio di cui è stato vittima domenica scorsa a Lugo, al termine della gara “Sulle Ali di Baracca”, Loris Natale Cappanna, incassa anche la solidarietà dell’Unione Italiana ciechi e ipovedenti di Forlì-Cesena. Quello che più amareggia è l’offesa gratuita rivolta al pluricampione disabile. Al ritorno dalla corsa, dieci chilometri disputati fra pioggia, vento e gelo, Loris e il suo accompagnatore hanno trovato la loro auto (che era parcheggiata in uno degli spazi riservati alle persone con disabilità, contrassegnati dalle righe gialle) col tergicristallo posteriore rotto e un biglietto fissato a quello anteriore, che recitava così: “Un disabile purtroppo non può correre, tu invece corri. Buona disabilità sporco forlivese”.

“I disabili visivi ma anche gli altri disabili – si legge nel comunicato diffuso dall’Uici provinciale capitanata da Fabio Strada – non sono nuovi ad episodi e atteggiamenti di grettezza che umiliano e feriscono, ma questo in particolare spicca per la sua offensività”. Oltre ad esprimere la vicinanza al campione, Strada e C. colgono l’occasione per riflettere un poco sui pregiudizi che ci stanno dietro. “Pensiamo che sia importante farlo - continua la nota - perché questi atteggiamenti appartengono un po’ all’intera cultura della nostra società. Anche le persone che non farebbero mai gesti così gretti e arroganti, in realtà non ne sono esenti”. Sempre a detta dell’Uici Forlì-Cesena, il biglietto lasciato sul parabrezza dell’auto di Loris la dice lunga riguardo a certi pregiudizi: secondo il suo autore, un disabile non può correre, pertanto non gli è possibile praticare attività sportive e in generale integrarsi appieno nella vita sociale. “Perciò, secondo questo signore (sic!), se una persona partecipa a una maratona, vuol dire che è un finto disabile”.

“Vorremmo approfittare di questo episodio – interviene anche il consigliere provinciale Uici Daniele Mordenti - per informare tutte le persone che la pensano come questo sprovveduto autore del biglietto e del pregiudizio, che i disabili possono fare sport, così come molte altre attività ricreative, culturali e professionali. I non vedenti possono correre a livello agonistico insieme a un accompagnatore che corre accanto a loro, legati con una cordicella al polso. Questi pregiudizi errati purtroppo non sono solo appannaggio delle persone grette e arroganti, ma riguardano un po’ tutti, come è emerso anche nelle campagne degli anni scorsi contro i falsi invalidi. Questa convinzione diffusa secondo cui un disabile, e nella fattispecie un disabile visivo, sia impossibilitato a condurre una vita normale, è molto dannosa, perché perpetua la visione dei disabili come persone non autosufficienti, che non possono condurre una vita attiva e soddisfacente, in definitiva persone solo da assistere, condannate a una vita infelice. Questa visione mantiene ed amplifica il pietismo, così come la diffidenza per quei disabili che invece conducono una vita attiva e autonoma”.

L’Unione Italiana ciechi e ipovedenti di Forlì-Cesena conclude la nota, augurandosi che “questo brutto episodio si traduca in una opportunità di crescita verso una mentalità più aperta e una visione della disabilità e della cecità più rispettose della realtà, oltre che delle persone. Questo è anche l’obiettivo che noi, come Sezione Uici, perseguiamo nelle nostre attività”. Il finale del comunicato contiene anche un auspicio prettamente sportivo: “Vorremmo aggiungere che, nonostante i campanilismi facciano colore e siano un ingrediente quasi immancabile specialmente nelle competizioni sportive, sarebbe forse anche ora di mettere un po’ da parte le rivalità fra forlivesi, lughesi, ravennati, riminesi e quant’altro, per guardare al mondo con un po’ più di apertura e curiosità invece di attaccarsi al proprio orticello. Magari non c’entrerà niente con la disabilità, ma c’entra comunque con gli atteggiamenti di chiusura, di cui il pregiudizio verso la disabilità è un aspetto”.

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