Aumentano gli over 65, il 31% finisce nelle case a riposo

Le persone non completamente autosufficienti sono una realtà sempre più presente nel vivere quotidiano delle famiglie romagnole. Lo rivela la nuova puntata1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria: il 65% dei cittadini di Forlì e Rimini con più di 30 anni conosce amici o parenti che vivono o hanno vissuto questo tipo di situazione.

 Un dato che non stupisce se si considera che la percentuale di persone con più di 65 anni è del 22% nella provincia in esame. Un numero destinato inesorabilmente a crescere se, come rileva l’ultima indagine ISTAT del 2011, nel 2030 in Italia ci saranno molti più nonni che nipoti: a livello nazionale gli over 65 passeranno infatti dal 30% della popolazione nel 2005 al 62% nel 2030 mentre gli ultraottantenni dai 2,9 milioni del 2011 ai 7,7 milioni del 2030, con un’incidenza degli anziani non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali ai 3,5 milioni. Il nostro è il secondo paese in Europa con il più alto indice di invecchiamento dopo la Germania. A ciò si aggiunge il fatto che le famiglie hanno sempre maggiore difficoltà a sostenere il carico della cura di una persona non completamente autosufficiente, non solo dal punto di vista economico ma anche di energie e di tempo da dedicare.

La non autosufficienza è però, nell’esperienza comune di forlivesi e riminesi, legata principalmente a malattie congenite (55%). Per il 28% del campione i casi di non autosufficienza sono invece da ricondurre a malattie legate all’anzianità. Il 12% parla di specifiche sindromi che portano all’impossibilità di badare da soli a sé (basti pensare a malattie quali la distrofia muscolare o la Sla) mentre il 5% indica situazioni legate ad incidenti.

 Dalla ricerca UniSalute emerge anche che, in caso di necessità di cure per non autosufficienti, i romagnoli intervistati si affiderebbero principalmente agli ospedali pubblici (49%). Il 31% preferirebbe invece rivolgersi alle cosiddette “case di riposo” o alle altre strutture private. Il 20% pagherebbe professionisti per cure a domicilio. Come valutare le strutture a cui affidarsi per l’erogazione di cure legate alla non autosufficienza qualora ci si trovasse ad affrontare questa situazione? Il 49% degli intervistati terrebbe conto della qualità delle strutture e dell’offerta proposta, mentre il 35% sceglierebbe in base alla facilità nel raggiungere la struttura stessa, meglio se vicino casa. Il 10% si affiderebbe ai consigli del proprio medico e solo il 5% si lascerebbe influenzare dal prezzo scegliendo la soluzione più economica.

La voce “costi” assumerà invece una crescente rilevanza nella gestione delle risorse economiche del paese nei prossimi anni se, come ipotizzato dalla Ragioneria Generale dello Stato, la spesa attribuibile all’assistenza ai non autosufficienti raddoppierà entro il 2060, passando dall’1,9% del 2010 a circa il 3,3%. A fronte dello scenario che si prospetta sembra evidente che lo Stato farà sempre più fatica a rispondere a una domanda di assistenza in costante aumento. D’altra parte anche le stesse famiglie non sempre possono permettersi di sostenere interamente i costi per l’assistenza a una persona non autosufficiente.

Il problema della non autosufficienza è una delle sfide centrali della sanità italiana per il prossimo futuro. E’ indispensabile sviluppare il secondo pilastro della sanità (a fianco di quello pubblico) che prevede i Fondi Sanitari Integrativi, promossi dal mondo del lavoro e i Fondi sanitari solidaristici finalizzati all’erogazione di prestazioni socio-sanitarie, con il coinvolgimento delle autorità pubbliche locali e di operatori specializzati in grado di organizzare e gestire l’erogazione delle prestazioni assistenziali, garantendo la sostenibilità nel tempo.