Taglio dell'automedica, Carradori in consiglio va avanti: "Il medico è più utile in pronto soccorso"
“La priorità è quella di allocare le risorse dove c’è l’urgenza - ha proseguito Carradori - e il valore aggiunto di un medico di pronto soccorso è più importante di quello di un medico a bordo di un’auto medicalizzata"
“L’automedica è stata soppressa non per carenza di risorse ma per carenza di medici, perché non potevamo più permetterci di assicurare l’integrazione dei medici di emergenza territoriale da parte di quelli di pronto soccorso e degli anestesisti. I mezzi e le risorse professionali si spostano dove servono: siamo disposti a cambiare se c’è una soluzione migliore, ma per ora la decisione resta questa”: questo il cuore dell’intervento del direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, con il quale lunedì pomeriggio si è aperto il consiglio provinciale, presieduto e introdotto dal presidente Enzo Lattuca, incentrato sulla spinosa vicenda del taglio della Mike 42, l’auto medicalizzata di stanza a Meldola, soppressa a partire dal primo gennaio scorso, che ha provocato una levata di scudi bipartisan da parte degli amministratori del territorio e una forte preoccupazione nei cittadini delle vallate del comprensorio.
“La priorità è quella di allocare le risorse dove c’è l’urgenza - ha proseguito Carradori - e il valore aggiunto di un medico di pronto soccorso è più importante di quello di un medico a bordo di un’auto medicalizzata. Un medico di pronto soccorso in un turno di 12 ore visita in media dalle 25 alle 30 persone, più le urgenze, un medico di una medicalizzata in 12 ore fa in media 3 interventi”. Così il direttore generale rispondendo a due distinti ordini del giorno presentanti dal consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, Luca Moretti, e dalla vice presidente della Provincia, Valentina Ancarani (relatore il sindaco di Modigliana, Giancarlo dardi) che ha puntato l’attenzione, ampliando l’orizzonte, sulle necessità della sanità pubblica della Romagna.
Presenti nell’aula della Provincia, oltre ai consiglieri, anche i sindaci - compreso il primo cittadino di Meldola, Roberto Cavallucci che a seguito di questa vicenda si è dimesso dalla presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria - e i parlamentari del territorio seduti tra il pubblico. “In questo momento - ha detto Carradori - in 7 presidi di pronto soccorso operano 145 medici, ne mancano 45 e da qui ai prossimi mesi ne perderemo altri sei. Io sono il più anziano direttore generale d’Italia, ma non mi è mai capitato di voler assumere e di non riuscire a trovare le risorse. Sono stato accusato di sottrarmi al confronto, ma io rispondo alla Costituzione e ai cittadini secondo gli obiettivi di chi mi ha nominato”.
Prima della soppressione della Mike 42 erano 11,5 i mezzi attivi sul territorio della Romagna, compresa la medicalizzata di Meldola operativa nell’arco delle 12 ore, “tuttavia ha sottolineato Carradori - restiamo il territorio con il più basso numero di cittadini per mezzi medicalizzati”. “Siamo in una situazione di emergenza - ha poi aggiunto - ma non è tornando all’Ausl locale, cioè indietro nel tempo, che si possono risolvere i problemi. Solo con l’area vasta si può gestire una sanità complessa”. La Mike 42 assisteva i cittadini della vallata del Bidente: Meldola, ma anche Civitella Santa Sofia e Galeata. Ora ne resta solo una, la numero 3 di stanza a Forlì, alla quale verrà in aiuto la numero 4 del territorio di Cesena.
Infine l’aspetto riguardante la mancanza di risorse, pari a un milione di euro, per l’ampliamento del pronto soccorso di Forlì. “Con 200 milioni di disavanzo registrato all’inizio dell’anno - ha detto Carradori - non posso dedicare voci alla manutenzione straordinaria. Nel corso del mio mandato ho fatto 17 milioni di euro di investimenti in manutenzione - ha concluso - perché non ero in passivo, adesso non è possibile”.
Al termine della discussione è stato posto infine al voto un documento proposto dal presidente della Provincia Enzo Lattuca con cui si confermava l'adesione - "con convinzione" come recita il documento - al modello dell'Ausl unica. Il consiglieri provinciali di centro-destra hanno votato in modo contrario, mentre il testo è passato con i voti dei rappresentanti del centro-sinistra.
Le reazioni
“Con Tiziano Carradori non si dialoga, le sue certezze sono granitiche anche di fronte a palesi errori di programmazione sanitaria. Una chiusura totale che presuppone grandi difficoltà nel sistema sanitario romagnolo di cui i vertici regionali si dovranno assumere la responsabilità. Ma noi non ci arrendiamo: prima vengono le persone poi le statistiche e le performance”. Così in una nota il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e il consigliere regionale Massimiliano Pompignoli, capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Forlì, hanno commentato l’intervento del direttore generale dell’Asl Unica della Romagna nella seduta del Consiglio provinciale.
“Siamo rimasti allibiti – afferma ancora Pompignoli – di fronte ai toni supponenti di Carradori che non recede di un passo rispetto alla decisione di eliminare l’automedica di stanza a Meldola nonostante le proteste e le richieste bipartisan di rivedere la riorganizzazione del sistema di soccorso pre-ospedaliero in Romagna. Una chiusura che non depone a favore delle capacità manageriali del direttore generale dell’Asl romagnola che, a questo punto, sarebbe opportuno facesse un passo indietro. In ogni caso la battaglia continuerà in Regione. Per altro c’è da notare che Carradori ha sbattuto la porta in faccia anche ai consiglieri della lista ‘Insieme per la Provincia di Forlì/Cesena’, in gran parte sindaci espressione della sinistra, che hanno presentato un ordine del giorno non condivisibile nei contenuti ma che, comunque, chiedeva ai vertici sanitari romagnoli di predisporre una proposta alternativa alla rimodulazione delle automediche che tenesse conto in particolare del territorio provinciale di Forlì-Cesena”.
Per i consiglieri provinciali della Lega Ombretta Farneti e Sauro Baruffi, si è trattato di un consiglio "gestito male, terminato ancora peggio. E la responsabilità porta il nome del presidente della Provincia Lattuca, che ha forzato la seduta del Consiglio provinciale presentando un ordine del giorno a sua firma, fuori sacco, totalmente decontestualizzato dal tema dei lavori d’Aula. Il testo di Lattuca, infatti, non riguardava la riorganizzazione delle automediche sul territorio, ma una generica adesione ‘convinta’ al modello dell’Asl Unica che nessuno ha mai messo in dubbio. Un documento politicamente inaccoglibile per le modalità e i tempi di presentazione e per i contenuti. Lattuca l’ha infatti lanciato contro le opposizioni come un guanto di sfida, per metterle all’angolo. Il nostro voto negativo, quindi, è stata una risposta al suo comportamento istituzionalmente inaccettabile”.
“All’ordine del giorno della seduta c’erano originariamente due documenti, l’uno presentato dall’opposizione per il ripristino dell’automedica a Meldola, l’altro della lista ‘Insieme per la Provincia di Forlì-Cesena’, composta da sindaci e esponenti della sinistra - proseguono Farneti e Baruffi -. Tema del Consiglio la ‘riorganizzazione del sistema di soccorso pre-ospedaliero in Romagna’ imposta dai vertici dell’Asl Unica romagnola che ha scatenato la protesta di sindaci, cittadini, forze politiche e sindacali. In Aula, a difendere il progetto è venuto il direttore generale dell’Asl Tiziano Carradori che non è riuscito a convincere sulla necessità del progetto".
"Carradori ha addirittura criticato la gestione della sanità degli ultimi dieci anni, ma c’è legittimamente da chiedersi dove fosse, negli stessi anni, il top manager della sanità romagnola. Noi siamo convinti che non si possano tagliare servizi essenziali in un territorio con ampie zone collinari e montane lontane dai grandi centri sanitari - chiosano -. E crediamo che sia indispensabile evitare un ulteriore progressivo smantellamento del sistema sanitario, mettendo in atto azioni che concretamente ottimizzino le risorse e evitino i troppi sprechi. Se c’è da stigmatizzare il ‘pensiero unico’ degli amministratori di area piddina in Aula, c’è invece da evidenziare la rara onestà intellettuale del sindaco di Meldola che non ha tradito le aspettative della sua comunità. E’ comunque certo che la ferita inferta ai nostri territori dal conformismo degli amministratori di sinistra non si chiuderà senza lasciare strascichi”.